TRANSUMANESIMO


- a cura del CENTRO STUDI arya -


 

«L’umanità mi sembra uno splendido inizio,
ma non sarà certo la conclusione»
Freeman Dyson

Il termine “transumanare” è stato coniato da Dante per indicare il superamento dei limiti umani, il raggiungimento di uno stato semidivino.
Nel Nuovo Dizionario Universale Webster, transumano è sinonimo di sovrumano, mentre “transumanizzare” viene definito come «elevare o trasformare in qualcosa oltre l’umano».
Oggi, il termine “transumano” indica uno stadio ‘umano transizionale’ o ‘umano in transizione’. Si tratta di un essere umano che inizia a modificarsi.
In genere si intende il termine nel senso di una transizione evolutiva dalla biologia umana tradizionale verso una nuova forma di biologia fusa con la tecnologia.
Il caso più tipico è il cyborg, il tipo biomeccanico. O, meglio, il fyborg (‘functional cyborg’ — cyborg funzionale), un androide praticamente immortale, in grado di rimpiazzare la vecchia struttura mortale del corpo umano. In senso più ampio, il transumano costituisce uno stadio di transizione intermedio fra l’uomo attuale e una nuova specie oltre l’uomo. E il transumanista è chi sostiene la ricerca in questa direzione appoggiandosi principalmente alle scoperte scientifiche e alla tecnologia. Mentre il transumanesimo cerca la liberazione della specie umana dai propri vincoli biologici.

Secondo Robin Hanson, «il transumanesimo è l’idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti ‘umani’».
Oggi, qualcuno inizia a ritenere possibile bloccare o invertire il processo di invecchiamento mediante iniezioni di cellule staminali. Si tratterebbe pertanto di un transumano ancora biologico, ma che permetterebbe comunque di superare i limiti angusti che attualmente ci limitano, aprendo davanti a noi un doppio orizzonte: quello dello spazio e quello del ciberspazio. Questo genere di sperimentazione, prettamente medica, è al centro delle ricerche del biochimico AUBREY DE GREY.

Biotecnologia, ingegneria genetica, scienze cognitive, nanotecnologia, bionica, crionica, clonazione, robotica, informatica presentano all’uomo un interrogativo: quelli che oggi sono strumenti di cura per alcune malattie, non potrebbero un domani servire a potenziale i corpi sani? Scienziati, esperti di bioetica, filosofi e tecnovisionari sono già all’opera in varie parti del mondo (in particolare in Giappone, in Cina, in India, negli U.S.A.). E, in questa ricerca, vengono messe in discussione definizioni di identità, uguaglianza, etica, sicurezza e, soprattutto, il concetto stesso di umanità.

Seguendo una tradizione filosofica influenzata dall’illuminismo e dal positivismo, il transumanesimo si pone come obiettivo l’utilizzazione della scienza come mezzo per migliorare tutta l’umanità, ponendo l’essere umano al centro dell’universo.
Il ‘perfezionismo’ è il primo imperativo etico dei transumanisti, volto ad approdare a uno stadio post-darwiniano in cui gli esseri umani potranno controllare l’evoluzione sostituendo alle mutazioni causali la propria facoltà ultra-razionale.
L’obiettivo dichiarato è la costruzione di un “transumano” tecnologico, in grado di superare le limitazioni biologiche.
Alcuni transumanisti sono perfino convinti che la futura comprensione della “neuroteologia” (la riduzione del sacro a neurofisiologia) darà la possibilità agli uomini di ottenere il controllo sugli stati di coscienza alterati, mentre i più materialisti fra di loro si limitano a cercare la possibilità di trasferire il contenuto da un cervello a un altro tramite interfacce neuro-informatiche. Fino all’ipotesi della realizzazione di un computer che acquista coscienza in seguito al “mind uploading” di un essere umano (o, per lo meno, di un computer talmente evoluto che acquista coscienza): riuscire a convertire le personalità umane in programmi per computer che possano essere poi scaricati nelle macchine. Attraverso questo processo, in un certo senso, noi saremmo i computer e i computer sarebbero noi. Più precisamente, noi e loro saremmo un organismo cibernetico, un qualcosa di nuovo, molto più potente, longevo e resistente di quanto si è visto finora sul pianeta terra. E, se non altro, il “mind uploading” permette di fare copie del programma e quindi, se qualcosa va male, si può ‘resettare’ tutto e tentare un nuovo esperimento. Un ingegnere robotico molto noto, Hans Moravec, ha formulato ipotesi interessanti nel suo libro I FIGLI DELLA MENTE (Mind Children), pubblicato nel 1988.

Le filosofie transumanistiche esaltano il ruolo della tecnologia ma, al tempo stesso, ponendo la questione della nascita di un’intelligenza postumana, queste filosofie portano a un rilancio della scienza pura. Esiste una norma etica della scienza: è la “norma dell’aggiornamento”, secondo cui ogni scienziato ha l’obbligo morale di aggiornarsi e migliorarsi costantemente, al fine di produrre la migliore scienza possibile (il fisico che si fossilizza su una teoria e si rifiuta di prenderne in considerazione di nuove non sta facendo il proprio dovere). L’aggiornamento, o “update”, è una forma tradizionale di miglioramento. Ma la prospettiva del transumanesimo si spinge molto più in avanti: ci pone la prospettiva di un miglioramento che non è solo “update” del software, ma un vero e proprio “upgrade”, coinvolge cioè una modifica dell’hardware. Se diventasse possibile, per esempio, potenziare le proprie capacità di calcolo, la propria memoria, la creatività, la lucidità, la consapevolezza, i propri sensi, attraverso una modifica dei geni o l’installazione di un microchip o altri dispositivi cibernetici, nell’ottica transumanista sarebbe un dovere morale.

Una scoperta interessante, che i transumanisti interpretano come uno dei primi segnali in questa direzione, è senz’altro il “brain-gate”, un microchip impiantato direttamente nel cervello di persone paralizzate che permette loro di pilotare con la mente macchine esterne, di leggere la posta, di spostare oggetti. È la prova palese che è possibile trasferire informazione, in forma di segnali elettrici, dal cervello al computer e viceversa.

E le cosiddette “pillole della memoria” costituiscono un ulteriore segnale. La ricerca prova che i farmaci neurotrofici possono governare la crescita delle cellule staminali neurali del cervello. La prospettiva è quella di sviluppare medicinali che favoriscano l’auto-riparazione del cervello. E Hughes aggiunge: «Ancora meglio di una pillola neurotrofica sarebbe una terapia genica neurotrofica che aiutasse il cervello ad auto-ripararsi, o che aumentasse l’intelligenza in altri modi».

Medicinali che potenziano la cognizione e terapie geniche possono essere sorpassate probabilmente soltanto dalla ciborghizzazione.

Oltre lo stadio del transumano, alcuni ipotizzano uno stadio ancora ulteriore, definito come “postumano”, relativo a un essere senziente che non ha più nulla (o quasi) di umano. Secondo la World Transhumanist Association, un postumano è «un individuo le cui caratteristiche di base sono così superiori a quelle di noi umani, da non essere più considerato umano secondo gli standard attuali». Si tratterebbe, pertanto, di un individuo «con capacità intellettive superiori, resistente alle malattie e all’età, che ha il controllo del proprio stato psico-emotivo, superiormente predisposto al piacere, all’amore, all’apprezzamento artistico, in grado di sperimentare stati di consapevolezza a noi sconosciuti».

Collegare direttamente il cervello al computer è il sogno dei transumanisti.
Il potenziamento degli strumenti di indagine gioca un ruolo fondamentale nella storia della scienza. Ma gli strumenti che la scienza ha creato nel passato (il telescopio, il microscopio, gli acceleratori di particelle) sono protesi artificiali dei sensi e della mente dell’uomo. Il fatto straordinario è che tali protesi potrebbero entrare nel corpo umano, modificandolo permanentemente, mutando quindi l’essenza stessa dell’uomo.

Secondo il filosofo Nick Bostrom, la natura umana «è un lavoro in corso, un progetto iniziato ma non concluso che possiamo imparare a rimodellare in direzioni desiderabili […] Diverremo, infine, postumani, esseri dalle capacità enormemente superiori di quelle degli esseri umani di oggi».

Entrando un po’ più nel merito, una distinzione fondamentale a questo punto si rivela necessaria, fra ‘estropici’ e ‘transumanisti’.
In realtà, come vedremo, non esiste un reale contrapposizione, ma la loro analisi separata può aiutarci a inquadrarli con maggiore chiarezza e precisione.
Da un punto di vista terminologico, estropia rappresenta l’opposto di entropia (che è quel principio in natura tendente verso il caos e il progressivo deterioramento di ogni elemento). Tuttavia, sotto il profilo contenutistico, estropia esprime una metafora, e quindi non significa semplicemente l’opposto di entropia. È l’insieme dell’intelligenza, dell’ordine funzionale, dell’energia vitale, della capacità e della spinta al miglioramento e alla crescita di un sistema vivente o organizzativo.
Nel 1988 alcuni studiosi si raccolsero attorno a una rivista (“Extropy: The Journal of Transhumanist Thought”) per ragionare su questioni quali intelligenza artificiale, nanotecnologia, ingegneria generica, life-extension, mind uploading, robotica, esplorazione spaziale, e le eventuali connessioni con politica ed economia. Poco più tardi venne fondato l’Extropy Institute, una organizzazione culturale no-profit, come centro di informazione per l’utilizzo delle conoscenze scientifiche disponibili insieme al pensiero critico e a quello creativo per definire un piccolo insieme di principi e di valori che potessero aiutare a dare un senso alle nuove possibilità che si aprivano all’umanità. Oggi altre organizzazioni si sono unite all’Extropy Institute per far progredire le idee parallele.
Molti estropici credono nella eventuale realizzazione di una vita illimitata e nella resurrezione (per gli individui preservati per mezzo della crionica) attraverso mezzi tecnologici.
Esistono perfino piccole comunità di estropici (dette ‘nexus’) che rifiutano i valori tradizionali della società e ogni autorità politica. Sognano di poter trasformare il loro cervello in software, in modo da poterlo trasferire nei corpi incorruttibili forgiati dalla tecnoscienza. Nell’attesa, aspirano a prolungare indefinitamente la loro vita terrestre trasformandosi in cyborg.
L’intellettuale anarchico Hakim Bey accusa il movimento estropico (o per lo meno alcune frange estreme del movimento) di ‘fondamentalismo’ nei confronti della tecnoscienza. Qualcuno li ha perfino definiti “i talebani della scienza”.
C’è pure chi considera gli estropici (fautori di un progresso senza limiti) di sinistra, mentre i transumanisti (interessati all’incrocio fra scienza ed etica e a un liberalismo economico) di destra, ma occorre dire che in realtà c’è una sostanziale estraneità alla contrapposizione destra/sinistra, che si ritiene invece superata.
In definitiva, in una prospettiva globale, gli estropici possono essere visti come una componente del movimento transumanista.

Per quel che ne sappiamo, l’unico movimento politicamente orientato, in questo ambito, è quello dei neofuturisti, chiaramente provenienti dall’area di destra etno-identitaria o nazionalista. È il gruppo più piccolo rispetto alle altre aree citate, ma essendo molto combattivo è quello che si fa notare maggiormente.

In ogni caso, il termine-concetto semanticamente più ampio è il “transumanista” che, di conseguenza, comprende tutte queste visioni del futuro.

I primi transumanisti si incontrarono formalmente all’inizio degli anni Ottanta alla University of California di Los Angeles.
James Hughes, docente di Politica sanitaria al Trinity College di Hartford e direttore esecutivo della World Transhumanist Association, ha dichiarato che «i progressi maggiori arrivano laddove c’è convergenza di specialità diverse. Per esempio, il traguardo più vicino pare quello del potenziamento genetico, una variante della terapia genica in cui il pezzetto di DNA da inserire sarà veicolato da vettori microscopici, presi in prestito dalla nanotecnologia. Inizialmente si tratterà di uno strumento terapeutico, ma poi la linea fra terapia e potenziamento sfumerà. Il primo impiego non clinico andrà a rallentare l’invecchiamento».

Robert Freitar Jr. dell’Institute for molecular manufacturing di Los Altos, California, spiega che «le nanoparticelle vengono già impiegate in diagnostica e sono molto vicine all’applicazione in terapia, sotto forma di farmaci o di “vernici” biologiche» (vale a dire fluidi ‘spalmabili’ con proprietà di biocompatibilità e bioattività). Prosegue il dott. Freitar: «Io, per esempio, sto studiando respirociti, clotticiti e microbivori, versioni artificiali e assai più efficienti di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi. Mi interessano anche i microchirurghi, che potranno intervenire a livello della cellula; e con il collega Chris Phoenix stiamo progettando un “vasculoide”, pellicola di nanoparticelle da ‘spalmare’ sull’interno dei vasi: sostituirà il sangue».
La cura per l’invecchiamento biologico, Freitas la data al 2030.
Per migliorare le facoltà intellettive e sintonizzare meglio l’emotività, invece, ci sarà meno da aspettare. Spiega Hughes: «Per il trattamento della depressione, la Food and Drug Administration ha appena approvato un pacemaker del nervo vago, originariamente usato per l’epilessia. È c’è l’impianto cocleare per i difetti dell’udito: Giappone e Svezia in particolare sono le culle della prostetica [progettazione e realizzazione di protesi] e della cibernetica».

I transumanisti dichiarano esplicitamente di essere interessati a modificare la sede del pensiero, delle emozioni, delle sensazioni.
Il rischio è uno spostamento della percezione e l’alterazione delle relazioni sociali, con tutte le conseguenze che potrebbero nascerne. Taluni intravedono l’avvento di nuove malattie nervose, la “neuroguerriglia” (non a caso alcune tecniche di neuro-potenziamento sono già in fase di sperimentazione nell’esercito statunitense) e la castrazione delle libertà civili. E, soprattutto, i vantaggi intellettuali degli individui neuro-potenziati potrebbero essere confinati ai ceti economicamente più abbienti, causando discriminazioni e scontri sociali.

James Hughes non condivide queste paure. I prodotti della tecnologia, oggi, paiono sempre più a vantaggio delle masse. Chiama perfino in causa il celebre Francis Fukuyama, docente di Politica economica internazionale alla John Hopkins University, autore del libro “Our Posthuman Future” (edito in Italia con il titolo “L’uomo Oltre l’Uomo”), il quale afferma che «siamo alla vigilia di nuove scoperte scientifiche che per la loro stessa essenza aboliranno l’umanità in quanto tale».
Hughes nota inoltre che da secoli l’uomo si ‘potenzia’: la scrittura stessa ne è l’esempio, visto che rappresenta un’estensione del nostro cervello. Adesso appare per lo più innocua, ma anch’essa ha avuto i suoi effetti collaterali, per esempio la scomparsa della tradizione orale.
«Va valutato il rapporto rischi-benefici. Non mi preoccupa che le nuove tecnologie diventino un lusso dei facoltosi: come nel caso della televisione o del telefono, aumentando la diffusione crolleranno i prezzi. Mi preoccupa piuttosto che non siano sicure». Ma Hughes dimentica che la televisione e il telefono, nel mondo, sono a disposizione di una minoranza, rispetto alla popolazione globale del pianeta.

Fra i pionieri del transumanesimo figura Joseph Fletcher, considerato uno dei padri fondatori della bioetica, il quale ha sostenuto l’idea di utilizzare la genetica e altre scienze in via di sviluppo per migliorare (e non solo per curare) la condizione umana. Egli fu uno dei primi a suggerire la possibilità di creare esseri paraumani, geneticamente modificati e costituiti di genoma umano e di animali, a cui potessero essere affidati lavori pericolosi o ‘progettati’ per produrre secondo le specifiche necessità di una data impresa. Prospettiva assai inquietante, in verità, sulle cui implicazioni tentiamo di riflettere in un articolo a parte, dedicato ai cosiddetti ESPERIMENTI CHIMERICI, in aumento nel mondo.

Per l’evoluzione personale e l’autocreazione, i transumanisti tendono a utilizzare tecnologie e tecniche che migliorino le proprie condizioni fisiche e cognitive, e si impegnano in esercizi e stili di vita atti a migliorare le proprie condizioni fisiche e cognitive, orientati ad aumentare la salute e a estendere la durata della vita.
Alcuni usano il neologismo “fyborg” che sta per ‘functional cyborg’ (cyborg funzionale), per indicare l’individuo che incrementa le proprie capacità tramite mezzi tecnologici non innestati sul proprio organismo. In pratica, in un modo o nell’altro, siamo tutti fyborg: chi porta gli occhiali, chi usa un telefono, un computer o qualunque utensile tecnologico come prolungamento dei propri organi naturali. E, se finora si è parlato di possibili tecnologie ancora in fase di studio o di sviluppo, che potrebbero essere a disposizione fra una ventina o una trentina d’anni, nel frattempo Romana Machado, una estropica statunitense della prima ora, in un articolo del 1994 fornisce alcuni suggerimenti che si possono praticare subito. Chi fosse interessato può consultare I CINQUE CONSIGLI.

Occorre ancora soffermarsi sul fatto che i transumanisti abbracciano una particolare convinzione, cui dedichiamo un articolo a parte, detta “singolaritarianismo”, credenza basata sul raggiungimento, mediante il progresso tecnologico, di quella soglia di mutamento evolutivo definita con il termine “singolarità”: una soglia al di là della quale la velocità dell’evoluzione tecnologica diviene tale da sfuggire a qualsiasi comprensione o controllo umani.

I transumanisti, in sintesi, prevedono la possibilità di ri-programmare la condizione umana in modo da evitare l’inevitabilità del processo di invecchiamento, le limitazioni del cervello umano, un profilo psicologico dettato dalle circostanze piuttosto che dalla volontà individuale, la prigionia sul pianeta terra e la sofferenza in generale. L’aspirazione è verso una crescita individuale ben al di là delle limitazioni biologiche a cui siamo oggi legati.

Secondo Ray Kurzweil e Terry Grossman, chi arriverà alla soglia dell’anno 2020 potrà usufruire del più efficace elisir tecnologico di lunga vita: i nanorobot intelligenti, un misto di nanotecnologia e intelligenza artificiale. Robot microscopici (attualmente in via di sperimentazione) in grado di viaggiare nei flussi sanguigni e intervenire per distruggere agenti patogeni, rimuovere scorie nocive, correggere gli errori del DNA, invertire il processo di invecchiamento. Entro il 2029 Kurzweil ipotizza la presenza nel corpo umano di milioni di nanorobot in comunicazione fra loro e connessi a internet.

Di un certo interesse, per capire gli obiettivi e i limiti di questo approccio, è il progetto denominato “Russia 2045”, voluto da Dmitry Itskov e condotto da un team composto da oltre 50 scienziati di livello mondiale (tra cui fisici, biologi, antropologi, sociologi, psicologi e filosofi), tesi a delineare una strategia per lo sviluppo del genere umano attraverso la tecnologia cibernetica.

Il programma è strutturato in cinque fasi progressive:

1) entro il 2015, la realizzazione di un robot umanoide;

2) entro il 2020, la copia robotica di un essere umano controllato a distanza via BCI (Brain Computer Interface);

3) entro il 2025, dopo la morte, dovrà essere possibile trasferire un cervello in uno di questi androidi;

4) entro il 2035 gli androidi dovranno essere così avanzati da supportare la personalità di un essere umano;

5)  infine, nel 2045, l’umanità avrà creato androidi olografici in grado di essere praticamente immortali.

Il progetto è assai ambizioso e ha ricevuto l’avallo autorevole del Dalai Lama, ma pecca tremendamente di ingenuità. I primi due punti del programma rientrano nel novero delle possibilità realizzabili, anche se non siamo sicuri che possano essere attuati nei tempi indicati (ma questo è un dettaglio tutto sommato ininfluente: l’obiettivo è possibile e sarà sicuramente ottenuto in un arco temporale ragionevole e abbastanza prossimo); il terzo punto dimentica che la scienza ha ormai riconosciuto (l’ufficializzazione della notizia risale a pochissimi anni fa, ed è avvenuta — come di consueto — sulla prestigiosa rivista Nature) che la coscienza non ha sede nel cervello, ma che quest’ultimo è solo una sorta di stazione ricevente della coscienza — e su questa linea di confine la scienza empirica si ferma: nessuno scienziato può dirci che cosa sia effettivamente la coscienza e quale sia la sua origine; il quarto punto allude a una non meglio precisata ‘personalità’, ignorando la differenza tra la personalità-di-facciata (la formazione egoica di superficie, giocoforza transitoria e impermanente, dato che ospita idiosincrasie, reattività, pulsioni e effimere che costituiscono un inciampo e un ostacolo o, al meglio, uno sprone, piuttosto che un segno distintivo e affermativamente rilevante del libero sviluppo individuale) e il vero individuo cosciente che dimora in noi nelle profondità subliminali e nelle altezze sopracoscienti del nostro essere (e che, di per sé, è immortale). Ne consegue, per concludere, che il quinto obiettivo del progetto non può essere realizzato su premesse tanto fragili e inconsistenti.

Segnaliamo, in chiusura, che in Italia il movimento dei transumanisti è capeggiato dal brillante filosofo Riccardo Campa, il quale — per scongiurare le ipotesi più pessimiste — afferma che «serve un progetto e noi abbiamo un progetto. Non si tratta di vivere squallidamente una vita un po’ più lunga. Si tratta di dare alla specie umana una scossa, uno scopo eroico, titanico, prometeico», avendo ben cura a precisare che tali acquisizioni dovranno essere messe a disposizione di tutti quegli individui che vorranno farne uso. Infatti, nessuno nasconde eventuali pericoli che possono celarsi dietro tali intenti. Bruce Sterling, per esempio, fa notare che «è possibile che ci si trovi sulla soglia di una sconvolgente svolta, oppure è possibile che ci si trovi all’inizio di un nuovo medioevo caratterizzato da epidemie, fame e catastrofi climatiche. Ma è più verosimile che si stia vivendo una sorta di noioso, squallido vortice storico di autocompiacimento, in cui ci aggiriamo avendo perso qualsiasi senso del progresso e di direzione temporale. Non abbiamo alcuna idea di cosa vogliamo dalle nostre vite e dalla società. E nessuna legge di Moore riuscirà a elevarci spiritualmente finché mancherà qualsiasi volontà, visione e bisogno per la spiritualità».

Infine, occorre aggiungere che ad accrescere la popolarità del movimento nel mondo hanno influito le ARTI TRANSUMANISTE.