BENEDETTA DIVERSITÀ!

di Tommaso Iorco
(autore tutelato SIAE)


Molti mi scrivono comunicandomi il loro sincero dispiacere, o il loro vivo disappunto, per l’estrema frammentazione esistente fra quanti — toccati dal Lavoro di Trasformazione di Mère e Sri Aurobindo — cercano di dare una qualche consistenza alla loro aspirazione.
Non mancano nemmeno, in questa straordinaria proliferazione di canoe, di sottomarini, di aeroplani, di missili e veicoli d’ogni sorta, anche dissensi e contrasti, più o meno accesi.
Lasciatemi perciò esprimere la mia più fervida e sincera ammirazione per questa provvidenziale diversità che contraddistingue l’universo di ricercatori di un Ignoto che — per una qualche meravigliosa Grazia — non accetta di farsi intrappolare da alcun ‘movimento’ (contraddizione del linguaggio umano: c’è mai stato nulla di più statico di un simile ‘movimento’?).
C’è un pernicioso istinto gregario in questa vecchia umanità in disfacimento, che spinge i singoli individui a coalizzarsi in branco per sentirsi più forti e più protetti. E maggiormente sicuri della loro ‘verità’.
Poco importa che questo ‘branco’ assuma l’aspetto di una setta religiosa, di un partito politico, di una istituzione laica, di una società segreta o di qualunque altro “dannatissimo nonsenso”; la cosa fondamentale è questo aggressivo sentimento di fratellanza, che omologa i singoli membri all’interno di una cornice più o meno ristretta in una posizione rigida e statica, o per lo meno univoca che, per forza di cose, sarà in grado di riflettere un solo colore dell’immenso Prisma, un solo raggio (più o meno deformato) del grande Sole. Anche se poi, di fatto (ed è questo il maggiore paradosso), ognuno crede in cuor suo (qualcuno ha anche il coraggio, o l’ingenuità, di ammetterlo) di possedere la sola vera visione, l’integrità della luce, la completezza prospettica della Verità — sono gli altri che si sbagliano, che vedono in modo distorto o parziale, mentre noi, ebbene sì, noi abbiamo la chiara visione delle cose, perdio! …È la solita vecchia storia, variamente ripetuta (in modo più o meno famelico) nel corso dei secoli e nelle varie aree geografiche di questo pianeta che va facendosi ogni giorno più fragile.
Allora, consapevoli dell’eterna stupidità umana, noi diciamo: viva le diversità! E piuttosto che un buonismo falsamente conciliatore, meglio le discordie (verbali e concettuali, beninteso)! La guerra — diceva Eraclito — è il padre di tutte le cose. Solo da un sano confronto può nascere, in questo mondo di opposti in conflitto, uno stimolo genuino e costruttivo a trascendere ogni umana contraddizione e qualsivoglia bandiera.

Tutte le istituzioni umane — tutte quante, nessuna esclusa — cercano di ritagliarsi la propria fetta di potere, affannandosi poi a ingrandirla con una voracità proporzionata all’assolutismo del dogma propugnato.
Forse che lo ‘Sri Aurobindo Ashram’, o l’‘Istituto di Ricerche Evolutive’, costituiscono una eccezione? Non ci pare proprio, anzi! Li vediamo, questi moderni chierichetti del potere, tutti intenti a pontificare e a scomunicare, armati dell’ipse dixit e dei loro discorsetti pieni di buon senso — sono così razionali e convincenti che quasi verrebbe voglia di prenderli sul serio, se non fosse per quella ridicola maschera da clown bianchi che portano sul volto con una solennità da circo!

Ma ci sono anche singoli ricercatori, liberi (per quanto si possa essere liberi nelle circostanze attuali!) esploratori della coscienza, non interessati a sordide manovre di potere, non interessati a imporre il loro precario e progressivo equilibrio, unicamente motivati da una aspirazione a ricevere il più possibile in se stessi il nuovo e l’ignoto e a manifestarlo nella vita, senza farsi prendere dalla fretta di appiccicare una bella etichetta su un barattolo da chiudere sottovuoto, senza nulla pretendere e senza alcuna smania di rinchiudersi fra le quattro mura di un ‘insegnamento’ preconfezionato; individui coscienti almeno al punto da riconoscere l’atavico, animalesco istinto del branco e armati del coraggio di non accettare la risibile comodità del gruppo rinchiuso a tripla mandata in una ‘fede’ precostituita. Esseri vivi assetati di esperienze concrete, di compimenti genuini, non interessati a fermarsi ad alcun punto d’arrivo e lontani da ogni logica di prevaricazione e folle presunzione di superiorità.
Sono questi il vero sale della terra.

Bisogna infine giungere a riconoscere, per usare le parole di Mère, che

The truth is neither in separation nor in uniformity.
The truth is in unity manifesting through diversity.

«La verità non risiede né nella separazione né nell’uniformità.
La verità risiede nell’unità che si manifesta mediante la diversità».