IL RAGAZZO DI CHARLEVILLE

di Rosa Cassino


Rosa Cassino è una pittrice contemporanea — la nostra preferita.
Lucana di nascita, vive e lavora a Napoli.
Iniziati gli studi a Fano (Pesaro-Urbino),
dove ha trascorso infanzia e prima adolescenza,
ha conseguito il diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Sorrento,
città nella quale si era trasferita e dove, a ventuno anni,
ha tenuto la prima esposizione personale (Weather Reaport Art Gallery).
Negli anni Ottanta ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Napoli,
presto abbandonata. In quel periodo, con esposizioni personali e collettive, ha partecipato all’attività della galleria G.59.
Attualmente è con la Mediterranea Arte di Napoli
— galleria fondata nel 1954 — che l’artista collabora più attivamente.

Tra i suoi molti dipinti, vibranti e ispirati,
sempre pervasi da una sottile magia concreta
capace di mostrare l’essenza vera che palpita nella realtà sensoriale,
la nostra scelta è caduta su quello riprodotto qui in basso, dal titolo:
Certi Cieli
(«Enfant, certains ciels ont affiné mon optique:
tous les caractères nuancèrent ma physionomie. […]
C’est aussi simple qu’une phrase musicale»
Rimbaud, da Illuminations).

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Sotterrai il ragazzo di Charleville in un luogo sicuro.
Con lui, in attesa del volo, milioni di uccelli d’oro.
Andai via con la certezza di ritrovare la strada, se solo avessi voluto.
Senza indicazioni per NESSUNO
.
Non conoscevo, da sempre, i segnali dell’anima?

Sotto il cappello a forma di cortile,
ero quella che aveva giocato a nascondino con la scintilla del fuoco sacro,
mentre, ogni notte, sfuggivo al Gigante in cerca di noi bambine.
Erano passati più di cento anni da quei tempi ispirati,
da quando lui aveva scritto:

«Il Poeta si fa veggente...
Cerca se stesso,
si fa alambicco, per esaurire in sé tutti i veleni,
per non conservarne che la quintessenza.
Egli giunge all’ignoto, e quand’anche, sbigottito,
finisse col perdere l’intelligenza delle proprie visioni,
le avrebbe pur viste.»

Lasciando il cuore legato a un edificio pericolante,
a sanguinare e abbaiare alla luna, mi allontanai.
L’eco dei passi risuonava ancora, ma non seppi più dove!
Rischiavo, come si addice alla gioventù ardita,
finché non giunse più alcun richiamo.
Di notte, il Gigante di sempre tornava,
ma quando presi tra le braccia l’amato e lo sostenni,
quando il peso del suo corpo limitò il volo antico,
lui riuscì a sfiorarmi i piedi. Fu l’unica volta.
Col tempo, allo stremo di ogni resistenza, dimenticai:
il ragazzo di Charleville era solo il vento ormai, un sussurro.

Calda sera di maggio, dove approdai?
Senza ancora potermi orientare, sentivo il fragore dell’oceano.
Le strade avevano nomi francesi, ma era l’India.
Lei mi condusse...
Con la luce del giorno nuovo, salii le scale di legno grigio-azzurro
ed entrai nelle stanze di Sri Aurobindo.
Lì, nel Suo sguardo di Eterno Kavi, ritrovai la strada e il luogo.
Il sorriso di Rimbaud giaceva tra le ali spiegate del Possibile:
il Futuro Vigore della sua Visione!
Dal silenzio di profondità abissali, risalì.
Ricordai...

«La Poesia non ritmerà più l’azione; sarà avanti
Dunque il poeta è veramente un ladro di fuoco.
A suo carico sono l’umanità, gli stessi animali.
Definirà la quantità d’ignoto
che nel suo tempo si ridesta nell’anima universale».

«Trovare una lingua.
Questa lingua sarà dell’anima per l’anima...
Verrà un tempo del linguaggio universale!
Questi Poeti saranno!»

Rosa Cassino

Nota
Accadde il 27 ottobre del 1975, quando avevo 19 anni. Insieme al mio ragazzo, ero entrata in una libreria sconosciuta. Aggirandoci senza intenzioni particolari, un libro, stretto fra gli altri, aveva catturato la mia attenzione. Prendendolo e guardandolo meglio, ci eravamo accorti che si trattava di un’edizione critica delle “Poésies” di Arthur Rimbaud, stampata dal Mercure de France, anno 1947, in 99 copie numerate (più cinque esemplari). Prezzo: lire 650. Libro con molte pagine intonse. Ebbi la fortuna di portare a casa quel piccolo tesoro, perché la proprietaria della libreria, sebbene stupita dal ritrovamento, lasciò che lo acquistassi per quei pochi spiccioli.
Fu la sola volta che entrai in quella libreria: un giorno, passando da quelle parti, non la trovai più!
Il libro mi ha seguito in peripezie e cambiamenti di case, rimanendo nell’ombra. Qualche tempo fa, a distanza di 28 anni, mi sono accorta di un dettaglio straordinario, considerate le vecchie circostanze. Sulla pagina seguente la copertina, in basso, ho visto far capolino il numero 1. Quel libro è il primo volume delle 99 copie.