APPUNTI DI NUMEROLOGIA

di Tommaso Iorco
(autore tutelato SIAE)

ti tò sophòtaton; arithmòs
[Qual è la cosa più saggia? Il numero!]
Giamblico - Vita pitagorica, 82.

Da sempre ai numeri viene attribuito un significato che va ben al di là del calcolo matematico. E la numerologia si occupa proprio dello studio del significato esoterico dei numeri e delle loro implicazioni simboliche.

Uno studio che affascina l’uomo fin dalla più remota antichità, come si cennava. Se ne sono occupati i ricercatori più disparati; celebre la frase di Pitagora, secondo cui «tutto può essere spiegato attraverso i numeri»; sappiamo che egli acquisì le sue conoscenze numerologiche dai sacerdoti egizi e dai filosofi indiani — conoscenze che poi trasmise ai propri discepoli; la differenza fra numeri pari e numeri dispari attirò in particolare l’attenzione dei pitagorici: i numeri dispari erano collegati al lato destro, all’elemento maschile; i numeri pari, eternamente divisibili, erano invece collegati al lato sinistro, all’elemento femminile. Platone sosteneva che i numeri pari fossero di cattivo auspicio e Virgilio scrisse: Numero deus impare gaudet («Dio si rallegra nel numero dispari»). Similmente, un proverbio tradizionale islamico dice: «in verità, Allah è un numero dispari, Uno, e ama i numeri dispari». Anche Shakespeare afferma There is luck in odd numbers («i numeri dispari portano fortuna»). Ma, al di là di quelli che potrebbero essere semplici pregiudizi, è un fatto che, nel corso dei millenni, cabalisti, tantrici, taoisti, studiosi di pratiche divinatorie d’Oriente e d’Occidente si sono attardati nello studio della numerologia (bisogna anche dire che, come nei riguardi di ogni seria disciplina esoterica, anche qui sono avvenute più o meno grossolane banalizzazioni). Sant’Agostino era convinto che «la mancata comprensione dei numeri impedisce di capire molti dei passaggi figurati e mistici delle Scritture», mentre Filone di Alessandria gettò le basi di un’interpretazione biblica basata su studi numerologici. Su una linea non molto diversa, i più autorevoli studiosi danteschi sostengono che la numerologia abbia una forte rilevanza nella struttura della Divina Commedia.

I numerologi tendono a concepire l’universo come una sorta di immenso strumento musicale che vibra secondo ritmi precisi. Ai pitagorici dobbiamo l’introduzione nella cultura occidentale del cosiddetto “numero perfetto”, ovverosia un numero i cui dividendi sommati danno come risultato il numero stesso. Il primo numero perfetto è considerato il 6, in quanto 1+2+3=6. Il secondo numero perfetto sarebbe invece il 28 (1+2+4+7+14=28). Ma il numero più perfetto in assoluto era, per i pitagorici, il 10, poiché rappresenta la somma dei primi quattro numeri interi: 1+2+3+4=10. Per dovere di cronaca, occorre anche dire che nel primo libro della Metafisica, Aristotele parla in termini piuttosto critici della mistica numerica dei pitagorici; ma, al di là delle sue critiche sul metodo specifico utilizzato, egli stesso era un convinto studioso di numerologia. Discordanze di metodo esistono certamente, ma queste non incrinano le verità di fondo. A proposito dei ‘numeri perfetti’, per esempio, la tradizione islamica dice che il primo numero perfetto è 7, in quanto può essere composto da 3+4, da 2+5 e da 1+6 (che è la somma dei numeri che si trovano sulle facce di un dado). Mentre sono d’accordo sul 28 come secondo numero perfetto. Ma questi sono dettagli tutto sommato poco significativi.

Lo studio della numerologia nasce, in estrema sintesi, nel cercare di individuare la chiave per svelare il mistero della natura e per cogliere la sublime Harmonia Mundi celata in ogni cosa. Spesso il numero viene considerato dagli studiosi come la chiave per comprendere l’immensa complessità delle interrelazioni esistenti fra l’essere e il divenire, l’eterna ricorrenza che sottostà all’eterna varietà della manifestazione cosmica, nella sua ciclica progressione che procede all’infinito (il quale viene indicato, come è noto, con un 8 rovesciato).Tolle numerum omnibus rebus et omnia pereunt, disse Isidoro da Siviglia nel VII secolo: «togli il numero a ogni cosa e tutte periranno». Più recentemente, Henz Meyer sostenne che i numeri rappresentano «la forma della saggezza divina presente nel mondo stesso, che lo spirito umano può riconoscere». Notevoli sono anche gli studi di mistica numerica effettuati da Agrippa di Nettesheim che, in area germanica, influenzarono una folta schiera di filosofi e ricercatori, fino a Novalis, convinto che «nella natura, così come nella storia, agisce una meravigliosa mistica dei numeri».

Ma, al di là di queste brevi riflessioni che, se non fossero state compiute per costituire una sorta di introduzione all’argomento, potrebbero apparire come oziose disquisizioni fine a se stesse, ci interessa dare qui un breve compendio del significato attribuito a specifici numeri, considerati particolarmente importanti in numerologia. Per forza di cose, questo succinto esame non pretende affatto di essere esaustivo. Informiamo inoltre che il significato dei vari numeri qui indicato si ispira principalmente alle suggestive indicazioni che si possono ricavare dagli scritti di Mère e Sri Aurobindo, che nella loro Opera mostrano di possedere una conoscenza che permette di utilizzare appieno il valore simbolico dei numeri.


ZERO
Lo zero non è un numero, ma assume valenze di grande importanza sia in matematica che in numerologia. In India, dove il concetto dello zero è stato scoperto, è detto shunya, termine che assume importanti connotazioni anche filosofiche, e che possiamo tradurre con “vuoto”. Lo zero rappresenta quel vuoto che in realtà è incommensurabile pienezza: quel ‘vuoto-pieno’, o ‘méta-vuoto’, in cui tutto è potenzialmente contenuto.

UNO
L’uno rappresenta l’Essere unico, l’Origine mistica, l’Uno primordiale. Ma, come precisò Agrippa di Nettesheim, esso «riunisce in sé tutti i numeri, ma esclude in sé ogni molteplicità. L’uno è sempre identico a se stesso e immutabile». È l’Essere puro, “l’Uno senza secondo” (come lo definisce sia la tradizione indiana sia quella ebrea). Nell’Uno non esiste dualità e quindi non può esserci molteplicità. È il Purusha immutabile (akshara purusha) della filosofia samkhya, puro, inattivo, raccolto in se stesso, privo di modificazione. Mentre l’Assoluto — è bene precisarlo — è qualcosa che sta eternamente oltre: oltre lo zero, oltre l’uno, oltre qualunque possibilità di rappresentazione. L’Assoluto contiene in sé tutti i numeri (compreso l’uno, evidentemente!) ma non sarà mai la somma di tutti i numeri che, pur essendo infiniti, non potranno mai esprimerlo totalmente. Ogni numero rappresenta perciò un solo parziale aspetto dell’Assoluto. E, in questo senso, il numero uno esprime dominio, potenza, determinazione, virilità (peraltro il suo segno grafico — sia esso romano, sanscrito o arabo — è facilmente assimilabile a un fallo), ma anche dispotismo, rifiuto di collaborare con altri e di tollerare rivali (similmente al Geova semitico!). Se l’Assoluto fosse solo l’uno, non esisterebbe manifestazione di Sé.

DUE
Il due rappresenta la rottura dell’unità, la scissione, e quindi l’impulso a creare, o meglio l’apparizione della Coscienza creatrice. Molte tradizioni mistiche di stampo ascetico tendono a vedere questo numero in modo negativo, come la rappresentazione della dualità separatrice e del male (e della donna vista come causa del peccato!), poiché per esse la creazione è deviazione dall’unità, frammentazione, divisione, discordia. Mentre in realtà il due è un numero molto importante perché rappresenta il passaggio dall’unità alla molteplicità (e quindi indica polarità e dualismo). Fondamentalmente, la creazione non è una ‘caduta’, ma la manifestazione dell’Essere eterno nell’eterno Divenire. È l’Uno che ha deciso, per il gioco della manifestazione, di proiettare se stesso in innumerevoli nomi e forme, in virtù della propria Forza creatrice e formatrice (la Shakti), ovvero mediante la potenza del due. Attraverso l’uno il Divino è mysterium tremendum; attraverso il due è mysterium fascinans. Il due è il numero della Prakriti, la natura fenomenica del samkhya; esprime il femminile, e quindi la dolcezza, la morbidezza, la pazienza, la modestia. Anche nel simbolo mistico della “mandorla sacra” (risultante dall’intersezione fra i due cerchi di cielo e terra e rassomigliante a una vagina) è il numero associato alla Magna Mater.

TRE
Il tre è considerato praticamente all’unanimità come il numero perfetto, proprio perché è il risultato della somma di 1+2 e rappresenta quindi una nuova integrazione che non nega i principi dell’uno e del due, ma li supera, trascendendo la contrapposizione in una nuova sintetica armonia (talvolta rappresentata nella sua figura geometrica, il triangolo). Il tre rappresenta l’inizio della creazione, come disse l’antico saggio cinese Lao-Tzu: «il tao genera l’uno; l’uno genera il due; il due genera il tre; il tre genera tutte le cose». Il problema dell’unità che si scompone nella dualità, torna a ricomporsi in una terza natura. Triadi divine si trovano pressoché in tutte le tradizioni del mondo (qualche esempio fra i più noti: la trinità hindu Brahma, Vishnu, Shiva; la trinità sumera An, Ki, Enlil; la trinità cristiana Padre, Figlio, Spirito Santo; la trinità tebana Amon, Khonsu, Nut; la trinità azteca Ho, Huitzilopochtli, Tlaloc). Il mondo stesso della nostra percezione è tridimensionale. Dai tre colori fondamentali (rosso, giallo, blu) derivano tutti gli altri. Tempo, spazio e causalità sono le tre coordinate della materia. E tre sono i ‘guna’ del samkhya: sattva, rajas, tamas. Ma, soprattutto, l’esistenza fenomenica è composta da tre piani di coscienza: il livello materiale, il livello vitale, il livello mentale. E tre sono i piani dell’emisfero divino: Esistenza, Coscienza, Gioia (Sat-Cit-Ananda).

QUATTRO
Il quattro è il numero della manifestazione cosmica e, di conseguenza, dell’ordine materiale: 4 sono gli stati materiali, gli elementi, i punti cardinali. Quattro gli stati di coscienza: veglia, sogno, sonno e ‘quarto stato’. Anche le stagioni dell’anno sono perlopiù quattro. E quattro le cicliche età dell’umanità: l’età dell’oro (o della verità), l’età dell’equilibrio, l’età del potere e l’età del ferro. Le quattro statue della Vittoria ai piedi di Zeus nel tempio di Fidia intendevano rappresentare la vittoria sul mondo materiale. Il quattro esprime solidità, ordine, stabilità materiale. Quattro sono i principali aspetti della Shakti divina: Saggezza, Forza, Armonia, Perfezione. Sri Aurobindo inoltre indica il quadrato come rappresentazione grafica della coscienza sopramentale, ovvero di quella coscienza mediatrice fra il triplice emisfero inferiore e il triplice emisfero superiore dell’esistenza (quindi nei confronti di ambedue gli emisferi la sopramente è il quarto elemento). Il simbolo stesso di Sri Aurobindo è costituito da un quadrato posto al punto di intersezione di due triangoli sovrapposti, uno con la punta rivolta verso l’alto (il triplice emisfero inferiore), l’altro con la punta verso il basso (il triplice emisfero superiore); all’interno del quadrato c’è un fiore di loto (simbolo della coscienza divina) che galleggia su sette acque. Quattro sono le ‘nascite’ dell’essere umano: la nascita nel mondo materiale (assumendo un corpo umano), la nascita nel vitale (prendendo coscienza della propria sfera emotiva), la nascita nella mente (padroneggiando gli strumenti intellettuali e intuitivi), la nascita “in un certo Quarto” (la divina coscienza-forza sopramentale).

CINQUE
Il cinque è il numero del potere in una sua particolare accezione: apporta un apparente disordine nel mondo, allo scopo di instaurare un ordine più completo e più grande. Il simbolo del pentacolo (la stella a cinque punte, che Paracelso indica come simbolo del microcosmo) fu molto utilizzato nell’antichità da occultisti semiti (ma anche cinesi, per il quali il cinque è un numero fortunato) come simbolo di dominio sugli spiriti e sugli elementi. In questo senso anche la mano, con le sue cinque dita, è spesso utilizzata come amuleto (presso i musulmani, per esempio, si ritiene difenda dal malocchio, con una opportuna invocazione stampata sul palmo). Agrippa di Nettesheim ha dimostrato come l’intera figura umana con le gambe divaricate e le braccia leggermente abbassate corrisponda al pentacolo. Per gli alchimisti la quinta essentia rappresentava la vera portatrice di vita: essendo l’uomo naturalmente dotato di quattro elementi, per raggiungere la vera vita occorre trovare un quinto elemento in grado di superare la morte. Ma il cinque è anche il simbolo numerico della divina ierogamia (e quindi, per estensione, del matrimonio umano), in quanto unione del virile 3 e del femminile 2. Non a caso gli antichi greci lo consideravano il numero della dea Venere, così come per molte popolazioni mediorientali era il numero della dea Ishtar. In India il dio dell’amore porta con sé cinque frecce.

SEI
Il sei è il numero che rappresenta una nuova creazione. Come il tre, di cui è il doppio, il sei è sempre stato considerato un numero perfettamente equilibrato, in quanto è al tempo stesso somma e prodotto delle sue parti: 1+2+3=6, ma anche 1x2x3=6. Il cubo (essendo formato da sei quadrati) costituisce la rappresentazione ideale della sua armonica perfezione. Nella Genesi ebraica si dice che Geova creò il mondo in sei giorni, così come l’antica religione persiana di Zoroastro distribuiva i periodi della creazione in sei periodi. Anche i musulmani collegano il numero sei alla creazione. Abbiamo già accennato (vedi il numero quattro) alla stella a sei punte (due triangoli soprapposti, uno con la punta verso l’alto e uno con la punta verso il basso, indicanti rispettivamente l’ascesa della coscienza umana verso l’alto e la discesa della Coscienza divina verso il basso) utilizzata sia dalla tradizione ebraica (il “sigillo di Salomone” o la “stella di Davide”), sia da quella indiana (per identificare il cakra del cuore). Da un punto di vista ermetico la stella a sei punte rappresenta l’unione dei quattro elementi (fuoco, terra, aria, acqua), in quanto riunisce in sé le loro rappresentazioni grafiche. Secondo alcune scuole di occultismo, infine, l’universo è ciclico e noi ci troviamo nella sesta creazione, le prime cinque essendosi ovviamente concluse con la dissoluzione.

SETTE
Il sette è un altro numero che riveste fondamentale importanza. Dal punto di vista simbolico rappresenta il compimento di una realizzazione (ed essendo il risultato della somma fra tre e quattro, il numero 34 — come si può vedere più avanti — ha una simile connotazione). E poi, si tratti dei sette giorni di cui è composta una settimana, o delle sette età dell’uomo (di cui parla anche Shakespeare), questo numero regola gran parte dei cicli vitali umani (il corpo umano rinnova tutte le sue cellule ogni sette anni), — ma anche i cicli vitali terrestri, mediante il ciclo lunare (la luna modifica le sue quattro fasi ogni sette giorni). Sette sono anche i colori dall’arcobaleno e le note musicali (sette toni dell’ottava che tornano nuovamente al primo). Sette sono i principali ‘centri di coscienza’ (cakra) secondo la mistica tantra, in un certo qual modo delle porte che permettono all’essere umano di entrare in contatto con i mondi soprafisici: muladhara (il fisico sottile giù fino al subconscio), svadisthana (il vitale inferiore con appetiti e passioni), manipura (il vitale medio, dinamico e sensoriale), anahata (il vitale superiore e l’essere emotivo con dietro, in profondità, lo psichico), vishuddha (la mente fisica, espressione della coscienza esteriorizzante), ajna (la mente dinamica e volitiva), sahasradala (il sopracosciente con i suoi diversi livelli). E, soprattutto, sette sono i principali piani di coscienza che dalla materia si elevano fino alla pura Esistenza: Materia, Vita, Mente, Sopramente, Gioia, Coscienza, Esistenza.

OTTO
L’otto rappresenta la continuità eterna, e quindi l’infinito. È anche, in italiano, l’unico numero palindromo. Questa sua valenza simbolica ha fatto sì che anche in matematica (ponendo il segno coricato) abbia assunto tale connotazione (da un punto di vista strettamente aritmetico si sa che l’otto è particolarmente interessante per il fatto che ogni numero dispari — eccetto l’1 — elevato al quadrato dà come risultato un multiplo di otto e un resto di uno, mentre la differenza fra tutti i quadrati dei numeri dispari — sempre eccetto l’1 — è pari a un multiplo di otto; e sotto il profilo architettonico, l’ottagono consente la trasformazione del quadrato in cerchio). Come risultato di 4+4, l’8 rafforza il valore simbolico del numero quattro e quindi indica successo nelle vicende materiali, oppure è segno di una doppia protezione (da nemici interni e esterni), o ancora è il numero utilizzato per le formazioni occulte. L’otto in alcuni casi viene raffigurato come un serpente che si avvolge intorno al sole e alla luna, rappresentando l’unione degli opposti. Talvolta, infine, i sette piani di coscienza elencati al corrispondente numero sono considerati otto, aggiungendo il principio della Forza accanto a quello della Coscienza, spesso considerati un tutt’uno: Coscienza-Forza (cit e tapas, formanti cittapas).

NOVE
Il nove ha diverse interpretazioni simboliche. Come risultato di 3x3, il 9 rappresenta ovviamente l’elevazione a potenza del numero tre, e quindi la sua apoteosi. Non a caso le Muse sono nove (e, originariamente, erano tre, non solo per i Greci, ma anche presso i Celti e gli Hindu). Essendo l’ultimo dei numeri primi, il nove è la più alta delle cifre elementari, perciò denota le qualità superiori; in questa accezione il nove viene considerato il numero dell’iniziazione, perché rappresenta l’apice di una fase di sviluppo e l’inizio di una nuova fase superiore. È quindi il simbolo di nuova nascita (è un caso che la gestazione nel ventre materno duri nove mesi?). In relazione ai piani di coscienza già citati (vedi numeri sette e otto), anche il nove viene talvolta utilizzato nella sua forma 3x3: una triplicità superiore (Esistenza-Coscienza-Gioia) una inferiore (materia-vita-mente) e una intermedia che funge da anello di congiunzione (la sopramente considerata nelle sue tre gradazioni fondamentali). Infine questo numero può rappresentare un potere di realizzazione statica. Una curiosità: considerando i segni con cui vengono trascritti i numeri in sanscrito, in arabo e moderni, l’1 e il 9 sono gli unici due pressoché identici nei tre casi.

DIECI
Il dieci rappresenta la perfezione. È un numero pieno e completo in sé. Per i pitagorici il dieci era «la grande madre che abbraccia tutto e tutto delimita». Il dieci è dato dalla somma dei primi quattro numeri (1+2+3+4=10). Dalla causa prima dell’essere (1) e dalla polarità della manifestazione (2), dalla triplice azione dello spirito (3) e dalla molteplicità della materia (4) nasce il 10, nel quale a un livello superiore la molteplicità ritorna unità: il dieci è il primo gradino verso una nuova molteplicità, che avrà nel cento il gradino successivo — in una progressione infinita in cui dietro al numero 1 vengono posti quanti zero si desidera. Considerando il dieci come prodotto del 2x5, il dieci è il numero della procreazione. Come risultato della somma 5+5, invece, il dieci è simbolo di forza espressiva, del potere di espressione. Queste le connotazioni più significative, anche se si potrebbe continuare il gioco con le altre possibilità di avere somma 10: 6+4, 7+3, 8+2, 9+1. Quest’ultimo, in particolare, per motivi che abbiamo esaminato nei rispettivi numeri, porta a interessanti conclusioni. In ogni caso, il dieci segna un importante punto d’arrivo. Senza dimenticare che dieci sono pure le dita delle nostre mani.

UNDICI
L’undici, essendo la prima cifra che segue il dieci, simboleggia l’inizio di un progresso ulteriore, di un rinnovamento o anche di un capovolgimento. Alcuni gli conferiscono un senso negativo, rappresentando sempre un rischio, per quanto necessario, abbandonare una perfezione per cercarne una superiore (un simile atteggiamento richiede sempre un mettere in discussione quanto è stato raggiunto). L’undici è insomma un invito e insieme una sfida: raggiunta una perfezione, ci si avvia verso nuovi traguardi e nuove realizzazioni. Visto come l’inizio di una più alta serie di numeri, l’undici simboleggia un piano di conoscenza e di realizzazione superiori e più elevate. Interpretato come l’unione di 1 e 10, è il segno dell’inizio della vera conoscenza, cioè dell’ingresso nella verità spirituale.

DODICI
Il dodici è uno dei numeri più ricchi di suggestioni e di implicazioni simboliche. Come risultato di 3x4 è il simbolo della doppia perfezione, spirituale e materiale; come prodotto di 5+7 esprime il potere della realizzazione. Mentre come 6+6 rappresenta il raggiungimento di una perfetta manifestazione. Il simbolo di Mère è una sorta di fiore stilizzato con dodici petali (ognuno con un suo preciso attributo), poi altri quattro petali più interni (i quattro aspetti della Grande Madre) e un cerchio posto al centro (che rappresenta la Coscienza divina). Dodici sono i mesi dell’anno e i segni dello zodiaco. La dodicesima ora del giorno (mezzogiorno o mezzanotte) è sempre stata considerata dotata di una forza particolare. Dodici erano le tribù d’Israele, così come dodici si dice fossero i principali discepoli di Gesù e i compagni di Ulisse nel suo lungo viaggio. Giacobbe ebbe dodici figli. La gallina dalle uova d’oro ha dodici pulcini. E dodici sono pure le fatiche cui Eracle dovette sottoporsi. In India è considerato il numero di Mahalakshmi, uno dei quattro principali aspetti della Shakti, ed è legato alla perfezione della creazione. Anche la dozzina assume un’importanza particolare, spesso più usuale della decina (peraltro, l’unità di misura inglese, il ‘pound’, è costituito di dodici once).

TREDICI
Il tredici, come l’undici, è un numero che spezza un sistema chiuso e perfetto in sé. Il tredici ‘osa’ superare il dodici, ragion per cui spesso lo si tende a considerare un numero sfortunato (come e più dell’undici). In realtà, rappresenta un nuovo inizio. Occorre perciò vederlo come 12+1, ovvero il desiderio di un ulteriore progresso. Presso gli etruschi le sei coppie divine potevano ritornare all’unità solo rivolgendosi alla tredicesima. E nella qabala tredici è il valore numerico della parola ahad (uno), dunque è ritenuto di buon auspicio.

QUATTORDICI
Il quattordici è il numero che simboleggia una trasformazione. Non a caso 14 sono i giorni che consentono alla luna nuova di completare il proprio dominio e trasformarsi in luna piena. Anche il fatto che il 14 sia il risultato della somma 7+7 rafforza questa valenza.

QUINDICI
Il quindici deriva dalla somma dei primi cinque numeri (1+2+3+4+5) o anche dalla moltiplicazione di 5x3. È un numero collegato alla Shakti, la Potenza del Divino.

SEDICI
Il sedici rappresenta interezza, rafforzata dal fatto che è il risultato di 4x4.

DICIASSETTE
Il diciassette è il numero della resurrezione.

DICIOTTO
Il diciotto indica la coscienza che aspira a una realizzazione (o a una espressione) materiale. Come risultato della somma 10+8 rappresenta un infinito statico o uno stato di immobilità. Considerato invece come somma di 9+9 rappresenta, al contrario, una creazione duale che procede in modo incessante. Infine, come 12+6 indica qualcosa degno di nota, rilevante o, più precisamente, una perfezione nella concezione di una nuova creazione.

DICIANNOVE
Il diciannove rappresenta ciclicità, anche perché ogni diciannove anni le fasi lunari ricadono nello stesso giorno dell’anno solare.

VENTI
Il venti rappresenta una unità perfetta (10+10, come le dita delle mani e dei piedi dell’uomo).

VENTUNO
Il ventuno è un numero che simboleggia una perfezione dinamica.

VENTIDUE
Il ventidue rappresenta il potere sul denaro. La qabala inoltre conferisce una importanza particolare a questo numero perché corrisponde al numero di lettere che compongono l’alfabeto ebraico, ma anche al numero dei libri dell’Antico Testamento; inoltre, e soprattutto, secondo la Genesi ebraica Dio nei sei giorni della creazione generò 22 cose — perciò, per gli ebrei nel 22 è racchiuso il segreto della creazione dell’universo. Ventidue sono anche le carte dei tarocchi e dei loro arcani. Così come ventidue sono le rune.

VENTIQUATTRO
Il ventiquattro indica ordine e armonia. È legato alle 24 ore di cui è composta la giornata. È anche il numero delle lettere dell’alfabeto greco.

VENTICINQUE
Il venticinque è il quadrato del numero cinque ed è pertanto considerato un numero magico. Molte società esoteriche del passato si riunivano intorno a 25 candele accese.

TRENTA
Il trenta rappresenta la manifestazione del triplice principio di Esistenza-Coscienza-Gioia divini.

TRENTAQUATTRO
Numero magico per eccellenza, rappresenta la ‘compresenza’ di vari elementi (l’unione di tutti i colori dell’iride, per esempio) allusiva al processo di trasformazione oggetto dell’opus alchemico. Il principio del tre (il numero perfetto) si unisce al quattro (il numero della materia) creando la cifra del perfetto mutamento.

TRENTASEI
Il trentasei è collegato all’unione del triplice principio di Esistenza-Coscienza-Gioia con la creazione.

QUARANTA
Il quaranta è il numero dell’attesa, della preparazione, della purificazione.

QUARANTADUE
Il quarantadue simboleggia la manifestazione duale del principio Spirito-Natura.

QUARANTOTTO
Il quarantotto rappresenta la manifestazione dell’Infinito.

CINQUANTA
Il cinquanta è il numero legato alla rivelazione.

SESSANTA
Il sessanta veicola il concetto di totalità circolare, e rappresenta anche la sicurezza e la protezione.

SETTANTA
Il settanta rappresenta universalità. Ma anche abbondanza.

SETTANTADUE
Il settantadue è il numero legato alla molteplicità.

OTTANTA
L’ottanta suggerisce l’idea di una forza che trascende l’animalità.

NOVANTA
Il novanta simboleggia la consapevolezza integrale.

NOVANTANOVE
Il novantanove indica una creazione duale.

CENTO
Il cento è il grande numero tondo, il compimento (in quanto quadrato di dieci). È, insomma, un tutto nel tutto.

DUECENTO
Il duecento rappresenta la differenziazione ricchezza-povertà.

TRECENTO
Il trecento viene interpretato come potere di porre ordine nel caos; pertanto per alcuni è il numero dello Spirito divino.

QUATTROCENTO
Il quattrocento indica la totalità della conoscenza.

MILLE
Il mille è il grande numero comprensivo, e simboleggia l’immortalità, la pienezza, la felicità.

DIECIMILA
Il diecimila è sinonimo di abbondanza e di fertilità.