COME AFFRONTARE LA LETTURA/STUDIO DELLE

LETTERE SULLO YOGA

di SRI AUROBINDO

- a cura del CENTRO STUDI arya -

Vi sono alcune pubblicazioni di stralci epistolari di Sri Aurobindo, basate su passaggi scelti dalla propria corrispondenza privata con alcuni ricercatori spirituali (altrimenti detti “sadhak”) che si rivolgevano a Lui per ricevere lumi e aiuti. Sono lettere ricche di preziosissimi consigli e ben altro ancora.

I nomi di queste pubblicazioni variano... In italiano, i due titoli più usuali sono “Guida allo Yoga” e “Lettere sullo Yoga” (sotto quest’ultimo titolo si possono trovare varie edizioni, più o meno consistenti) e, decisamente, preferiamo soprassedere sulla qualità delle traduzioni.

Con il passare degli anni (e dei decenni) abbiamo notato la tendenza di alcuni (troppi, a nostro modesto avviso) a prendere questi frammenti epistolari in modo tremendamente acritico o, peggio ancora, assurdamente rigido, mentre invece richiederebbero (per lo meno) apertura mentale, duttilità interiore, assenza di preconcetti e di ogni tendenza massimalista.

Pertanto, ci sembra doveroso offrire qui un paio di citazioni di Sri Aurobindo che, magari, sarebbe opportuno inserire sempre in apertura di simili pubblicazioni (una sorta di ex-ergo che si rivelerebbe particolarmente in-ergo!), come monito e insieme come stimolo a non vanificare la forza viva che quelle lettere ancora sprigionano (soprattutto nella lingua originale), in modo da evitare di fraintenderne il SENSO o riducendolo in semplici formulette mentali o, peggio, in ricette valide per tutti da applicare con intransigente ristrettezza di spirito. Mère stessa amava dire che quando sentiva pronunciare da qualcuno frasi del tipo: «Sri Aurobindo ha detto così e così», a Lei veniva istantaneamente la malizia di mostrare alla persona in questione una citazione di Sri Aurobindo che esprimesse il contrario di quanto riportato con spirito così tristemente dogmatico!

Ma veniamo ora alle citazioni promesse. Ecco infatti cosa lo stesso Sri Aurobindo tiene a precisare in due distinte occasioni —

«Vorrei aggiungere, sia pur di passaggio, che non è sempre raccomandabile utilizzare personalmente a fini pratici quanto è stato scritto per qualcun altro. Ogni sadhak è un caso a sé e non si può tendere sempre, né troppo sovente, ad assumere una regola mentale per applicarla in modo rigido a tutti coloro che praticano lo Yoga.
Quanto ho scritto a X era destinato a lui e a lui soltanto; a un altro sadhak con una differente (più grossolana) natura vitale, avrei raccomandato qualcosa che potrebbe apparire come l’esatto opposto».

SRI AUROBINDO (18.5.1932)
- vol. XXXV Opera Omnia, pag. 473 -

«Non è affatto vero che quanto scrivo debba rivelarsi valido per tutti indistintamente. Ciò starebbe a significare che tutti sono identici e che non vi è alcuna differenza tra sadhak e sadhak. Se così fosse, tutti quanti avanzerebbero insieme e avrebbero le stesse esperienze e impiegherebbero il medesimo tempo per progredire, compiendo gli stessi identici passi e percorsi. Ma non è per niente così».

SRI AUROBINDO (26.7.1934)
- vol. XXXV Opera Omnia, pag. 475 -

E, per completare il quadro nel modo più perfetto, concludiamo con alcune raccomandazioni che Mère fece proprio per contrastare questa perniciosa tendenza alla rigidità. 

Partiamo da una sua riflessione su come leggere adeguatamente Sri Aurobindo:

«Se vuoi conoscere quanto Sri Aurobindo ha affermato su un determinato argomento, devi, per lo meno, leggere tutto quello che ha scritto in proposito. Ti accorgerai in tal modo che ha detto le cose apparentemente più contraddittorie. Tuttavia, una volta compulsati gli scritti per intero, e una volta compresi almeno in parte, ci si accorge che tutte le contraddizioni costituiscono dei complementari e che si organizzano e si unificano in una sintesi integrale».

«Si tu veux savoir ce que Sri Aurobindo a dit sur un sujet donné, il faut, au moins, lire tout ce qu’il a écrit sur ce sujet. Tu verras alors qu’en apparence il a dit les choses les plus contradictoires. Mais lorsqu’on a tout lu, et un peu compris, on s’aperçoit que toutes les contradictions sont des complémentaires qui s’organisent et s’unifient dans une synthèse intégrale».

MÈRE (16.12.1964)
- vol. II “Lettres”, pag. 338 -

Quanto alle parole stesse di Mère, il discorso evidentemente non cambia... Ecco un paio di stralci da Sue conversazioni:

«Vi ho detto tali cose perché avevate bisogno di sentirle. Ma non trasformatele in dogmi assoluti, poiché così facendo le privereste della loro verità».

«Je vous ai dit ces choses parce que vous avez besoin de les entendre. Mais n’en faites pas des dogmes absolus parce que cela enlèverait leur vérité».

«I have told you these things, because you needed to hear them, but do not make of them absolute dogmas, for that would take away their truth».

MÈRE (senza data)
- vol. II “Answers to some questions”, pag. 527 -

 

«Ciascuno ha un proprio programma da seguire, che è buono soltanto per lui. Non esiste una regola generale. Non si tratta di cose che si possano distribuire come fossero confetti».

 

«Pour chacun, il y a un programme à suivre, que n'est bon que pour lui. Il n'y a pas de règle générale. Ces choses ne peuvent pas être distribuées comme on distribue des bonbons».

 

MÈRE (2.4.1951)
- vol. VI “Entretiens 1950-51”, pag. 302 -

 

«Non prendete le mie parole per un insegnamento. Esse costituiscono invariabilmente una forza in azione, espresse con un proposito preciso, e perderebbero il loro autentico potere se separate da tale contesto».

MÈRE (senza data)
- vol. XIII “Words of the Mother”, esergo -

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