L’INCIAMPO NEL GROTTESCO
di Gaia Ambrosini

Viviamo in tempi difficili e contraddittori, in cui sono state seminate nella coscienza terrestre delle potentissime “idee-forza” e delle ancor più potenti energie di cambiamento e di trasformazione.
Il vecchio mondo (e, dietro, i poteri della menzogna che lo sostengono) resiste e si oppone in tutti i modi possibili. E uno dei mezzi più subdoli e tristemente efficaci per opporsi al Nuovo, si celebra proprio quando il Vecchio si traveste da nuovo e ne scimmiotta le parvenze.
Il mondo intero è coinvolto in un simile tentativo di perpetrare la confusione. Allo stato attuale delle cose, non si vede una sola nazione che, nel suo insieme, abbia mostrato la chiara volontà di reagire e di aprirsi al vero Avvenire segretamente in costruzione. Per il momento tutto è ancora affidato a quei pochi rari individui che agiscono da pionieri, «precursori di una divina moltitudine».
Chi, per fare un esempio, in India cerca di vivificare il ricchissimo retaggio del Rgveda, delle Upanishad, della Gita, del Tantra con la propria esperienza viva, utilizzando questo materiale come un trampolino di lancio per cogliere qualche autentica leva del Futuro, è da prendere come esempio di un tentativo di sintesi vivo e della genuina ricerca di un nuovo connubio fra Cielo e Terra, non l’esercente commerciale che intesta (furbescamente o per ingenuità, a seconda dei casi) la sua attività commerciale a Shiva o a Vishnu!
È evidente, infatti, che il divario tra sacro e profano non lo si risolve profanando il sacro, ma sacralizzando ogni cosa, ogni minimo aspetto della vita; la scissione tra Materia e Spirito non la si guarisce banalizzando lo spirituale e riducendolo al livello pedestre e terra-terra dell’uomo ordinario che vive nell’ignoranza-di-sé, ma calando lo Spirito nella Materia (o, se si preferisce — il che è la stessa cosa —, risvegliando lo Spirito celato nella Materia); l’abisso importunamente scavato dalle religioni rigidamente monoteiste fra il Divino e il mondo non lo si colma utilizzando Nomi e Mantra per intestare bar, tabaccherie, officine, aziende, associazioni, centri di meditazione e comunità, ma permettendo al Divino di manifestarsi in modo sempre più completo attraverso le nostre menti, le nostre vite, i nostri corpi; la dicotomia fra l’Essere immutabile e il Divenire in continuo e perpetuo sviluppo non la si scioglie facendo di ogni cosa un circo pacchiano e grottesco, ma illuminando con la piena Luce dell’Immortale il gioco cosmico al punto da farlo apparire per quello che è nella sua realtà più vera: la divina Lila dell’Artista supremo.
In una parola, la superficialità umana — non di rado in buona fede — tende a sottovalutare quei potenti semi di progresso e di risveglio e, così facendo, si presta sia pur involontariamente a quel processo di distorsione e deformazione voluto dagli Ostili per esercitare il loro dominio per qualche tempo ancora, narcotizzando le coscienze e inoculando l’ordinario e fin troppo noto marciume.
Ciò che possiede una vibrazione davvero pura non potrà mai essere infangato da nulla, intendiamoci: è la coscienza umana che cade in queste trappole la sola a patirne le conseguenze, perdendo un’occasione preziosa di crescita e gettando un po’ di polvere sugli occhi di qualche sprovveduto che, cinicamente o per ignoranza, trarrà conclusioni affrettate e generaliste, liquidando l’intero dominio della ricerca interiore come un losco affare per pasticcioni (o pasticceri!) e imbroglioni.
Gringo, la fiaba di Satprem finalmente pubblicata anche in Italia, mette molto bene in luce questi fenomeni da baraccone, stanandone tutta l’assurdità, mettendoli a nudo con impagabile umorismo e spietata sagacia. Eppure c’è perfino qualcuno che, di tanto in tanto, ha la spudorata sventatezza di intestare a Satprem locali di mescita o di ristorazione…
Davvero, l’umana insensatezza non ha fine!