CESTINARE I PENSIERI NEGATIVI?

(SCIENZA FISICA E SCIENZA OCCULTA A CONFRONTO)

— le frontiere della psicologia moderna —

a cura del CENTRO STUDI arya

Può succedere che la scienza moderna porga timidamente la mano ad alcune scoperte che la conoscenza occulta già padroneggia e utilizza da parecchi secoli.

Richard Petty, professore di psicologia presso la statunitense Ohio State University, ha condotto una ricerca in collaborazione con alcuni suoi colleghi della spagnola Universidad Autónoma de Madrid: Pablo Briñol, Margarita Gascó e Javier Horcajo. Lo studio è stato patrocinato dalla National Science Foundation americana e spagnola. I risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista scientifica Psychological Science.

Il principio che sta alla base di questa scoperta è piuttosto semplice: se vogliamo liberarci di un pensiero negativo, l’operazione risulta estremamente più efficace gettando questo pensiero nel cestino!

È stato infatti riscontrato che quando scriviamo un determinato pensiero su un pezzo di carta, il pensiero può essere indebolito o rafforzato a seconda di cosa decidiamo di fare con quel foglietto: se lo buttiamo via, si innesta nel cervello un processo mentale che tende a scartare quel pensiero e ad allontanarlo da sé; mentre, al contrario, se decidiamo di conservare il foglietto (anche solo nel nostro portafogli), automaticamente il cervello protegge con maggiore cura il pensiero che vi è espresso.

Questo è un principio ben conosciuto dagli occultisti fin dall’antichità. Essi, infatti, quando vogliono liberarsi di un qualunque processo del pensiero giudicato inopportuno, lo mettono per iscritto e poi danno fuoco al foglietto (talvolta tracciando una croce con la punta di un coltello prima di bruciarlo), esprimendo durante l’atto una precisa volontà di distruggere il pensiero che vi è contenuto.

«A seconda di come trattiamo i nostri pensieri — se li cestiniamo oppure li custodiamo — pare prodursi una sostanziale differenza nel nostro rapporto con essi», afferma il prof. Richard Petty.

Da decenni gli psicologi utilizzano diversi metodi nel corso di quelle terapie in cui si cerca di aiutare il paziente a liberarsi di determinati pensieri negativi, fissazioni o tendenze ossessive. Ma questo, ci assicura l’articolo ora pubblicato, è il primo studio che identifica e riconosce un simile processo mentale. E Petty aggiunge: «Può apparire ridicolo, lo so. Ma abbiamo constatato che funziona realmente: gettando via o proteggendo i nostri pensieri mediante un atto fisico, influenziamo il destino di tali pensieri in noi. Limitarsi a immaginare di compiere queste azioni, per contro, non produce alcun effetto significativo.»

La ricerca è stata condotta su tre successivi esperimenti. Non ci interessa entrare nel dettaglio (chi volesse farlo, può leggersi il resoconto dell’articolo pubblicato sul portale della rivista citata); ci limitiamo a segnalare che nel primo esperimento sono stati coinvolti 83 studenti di scuole superiori. «Abbiamo riscontrato che quando i ragazzi cestinavano i foglietti, i pensieri (buoni o cattivi che fossero) tendevano a non ripresentarsi più nel loro cervello». Nel secondo esperimento sono stati coinvolti 284 studenti, con risultati ancora più probanti: «È emerso che è possibile rafforzare i propri pensieri, rendendoli più determinanti, semplicemente riponendoli nel proprio portafogli». Il terzo esperimento ha coinvolto 78 studenti ma, questa volta, si è deciso di fare ricorso all’ausilio del computer: i pensieri venivano inseriti su un file personale e, successivamente, alcuni decidevano di gettare il file nel cestino, altri di salvarlo su un dischetto. Come negli esperimenti precedenti, anche in questo caso gli studenti che hanno cestinato il file hanno mostrato una netta tendenza a non occuparsi più di quei pensieri, mentre quelli che lo hanno salvato su dischetto tendevano a ritornarvi mentalmente. Infine, per completare lo studio, è stata creata una ulteriore condizione, in cui ai partecipanti dell’esperimento è stato chiesto di limitarsi a immaginare di gettare via un determinato pensiero negativo o di conservarlo in un posto sicuro, ma questa operazione — affidata alla sola visualizzazione — non ha prodotto alcun risultato significativo. E Petty deduce: «Più una persona si convince che il pensiero è realmente stato distrutto, più il risultato si mostra efficace. Limitarsi a immaginare di liberarsene pare non essere sufficiente.» Questo, ci permettiamo di aggiungere, dipende in buona parte anche dal potere individuale di visualizzazione; ma, ovviamente, ci rendiamo conto che un esperimento di questo tipo deve essere condotto selezionando una categoria di persone il più possibile rappresentative dell’umanità media e non di alcuni soggetti particolarmente o eccezionalmente dotati.

Gli psicologi stanno cercando di capire come si possa utilizzare questa scoperta per aiutare i pazienti a liberarsi da cattivi pensieri compulsivi, come nel caso di tendenze suicide. Petty conclude: «Spesso può risultare oltremodo difficile liberarsi di alcuni pensieri. Stiamo cercando di verificare se esiste un modo per espellere definitivamente un pensiero o, per lo meno, riuscire ad allontanarlo da sé per un periodo di tempo sufficientemente lungo.» ...Oh somma ingenuità degli scienziati moderni! Parafrasando Amleto: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Petty, di quante ne immagini la vostra scienza moderna”.

Dicembre 2012