NO AL NUCLEARE!

(a cura della redazione del sito arianuova.org)

Una delle principali accuse che i sostenitori dell’energia nucleare muovono a chi si oppone, è che si tratta dell’opinione di persone incompetenti sotto il profilo scientifico.
È vero che chi alimenta questa polemica il più delle volte non è egli stesso uno scienziato ma, per evitare di avvitarci in questioni di lana caprina, lasciamo la parola al premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, che ha passato anni a studiare il nucleare. Scienziato di fama mondiale, Rubbia è un’autorità nel campo dell’energia, sia nelle sue forme tradizionali che in quelle alternative.
Rubbia anni fa sovraintendeva l’ENEA, l’istituto italiano per le nuove tecnologie e l’ambiente. E probabilmente non esisteva persona più competente di lui in materia. Proprio in quegli anni stava diventando una realtà concreta la tecnologia del solare termodinamico a concentrazione, ovvero il solare ad alta resa, la possibilità di avere energia pulita senza interruzioni e in grande quantità. Ma lo scienziato, scarsamente supportato dalle autorità italiane, non vede decollare il suo progetto e in breve tempo, lascia la guida dell’ENEA e prosegue la sua attività e presta la sua consulenza a paesi che nel termodinamico hanno creduto, come la Spagna. E oggi lo sviluppo esponenziale di questa nuova fonte sembra dargli ragione.
Dunque, secondo Rubbia, in Italia è percorribile la via del nucleare?

«Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c’è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano.
Dobbiamo tener conto che il nucleare è un’attività che si può fare soltanto in termini di tempo molto lunghi. Noi sappiamo che per costruire una centrale nucleare sono necessari da cinque o sei anni. E il banchiere che mette 4/5 miliardi di euro per crearla riesce, se tutto va bene, a ripagare il proprio investimento in circa 40/50 anni.
C’è un secondo problema: un errore che spesso la gente compie. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia. Questo non è vero: un recente studio ha dimostrato, per esempio, che i costi per il nucleare in Svizzera continuano ad aumentare.
I costi per il nucleare variano notevolmente da paese a paese: in Germania ha un prezzo di circa due volte e mezzo in più rispetto a quello francese. Ciò è dovuto al fatto che il nucleare in Francia è stato finanziato per anni dallo Stato, quindi dai cittadini. Ancora oggi, le trentamila persone che lavorano per il nucleare francese sono pagate grazie agli investimenti massivi dello Stato.
L’aumento del numero di centrali atomiche nel mondo in questi ultimi anni ha causato, inoltre, un considerevole aumento del costo dell’uranio, che difficilmente tornerà a scendere. Il nucleare è dunque molto costoso, anche nel lungo periodo.
Tornando a noi, la quantità di energia richiesta dall’Italia è paragonabile a quella francese. Se volessimo produrre il 30% dell’energia elettrica con il nucleare, come succede anche in Spagna, Germania e Inghilterra, ci servirebbero 15/20 centrali nucleari. In pratica una per regione.
E ciascuna di queste centrali produrrà una certa quantità di scorie, un problema estremamente serio. In America la questione è di stretta attualità. Sia Obama che Clinton hanno affermato chiaramente che Yukka Mountain – il più grande deposito di scorie in USA – andrebbe eliminato per trovare un sito più adatto per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. La soluzione di isolarli e sotterrarli non è infatti efficace come si vorrebbe.»

— Ma esiste una reale alternativa alle energie fossili e nucleari?

«Sì: è il solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l’hanno capito.
Parliamo innanzi tutto di una forma di energia totalmente pulita.
Il solare sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell’Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India, Germania, Stati Uniti.
La Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell’arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori.
Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l’amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi.
L’unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi.»

— E quando non ci sono giornate di sole?

«Il solare termodinamico è capace di accumulare l’energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell’idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l’energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici — a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici — sono in grado di risolvere il problema dell’accumulo.
Parliamo quindi di una tecnologia che sfrutta l’energia tratta dal sole anche nelle ore notturne, superando il limite posto dal fotovoltaico tradizionale.
I tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec [centrali solari nel deserto]. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l’estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo.»

Insomma, ci troviamo di fronte a un parere autorevole che smonta la possibilità dell’atomo di essere l’energia del futuro.
Quali altre prove occorrono per prenderne finalmente consapevolezza?

Aggiungiamo solo che il deserto del Sahara occupa uno spazio di circa 4 milioni di chilometri quadrati e un team di ricercatori ha valutato che basterebbe utilizzare l’uno per cento di questa area, installandovi una mega centrale solare (uno spazio pari alla grandezza dell’Austria, per intenderci) per fornire energia elettrica all’intero pianeta!