IL LINGUAGGIO DEL CORPO

di Tommaso Iorco
(autore tutelato SIAE)

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Il linguaggio del corpo (gesti, mimica, atteggiamenti, posture) è più esplicito di quello delle parole, anche perché non sa mentire come invece può accadere con il linguaggio verbale.

Raramente noi esprimiamo i nostri sentimenti per mezzo delle parole, ma essi sono riconoscibili nel comportamento del nostro corpo attraverso determinati segnali, perlopiù inconsci. Se impariamo a leggere correttamente tali segnali involontari di comunicazione, riusciamo a individuare i reali sentimenti dell’individuo, al di là di quanto con le parole si cerchi di dire o di dissimulare.

L’antropologo Albert Mehrabian scoprì che solo il 7% di tutte le informazioni che ci arrivano da un discorso viene ottenuto attraverso le parole. Il 38% ci perviene dal tono della voce e addirittura il 55% dal linguaggio del corpo.

Sostanzialmente, noi abbiamo due tipi principali di reazione muscolare ai diversi stimoli della vita: contrazione e rilassamento. A seconda delle circostanze, i nostri muscoli si contraggono o si distendono, e questi sono i due elementi primari del nostro linguaggio corporeo, quelli che determinano ogni nostra espressione, ogni nostro gesto, ogni postura.

Quando siamo rilassati, ci sentiamo ‘aperti’, ovvero capaci di osservare con serenità e piacere le circostanze e gli accadimenti; viceversa, quando siamo tesi, ci sentiamo ‘chiusi’, perché la nostra tensione, il nostro stress, la pressione psicologica che percepiamo innalzano tutt’intorno a noi dei meccanismi di protezione che finiscono per diventare delle corazze impenetrabili, dei muri che erigiamo nel tentativo disperato (e vano) di separarci dal mondo esterno. Se iniziamo a osservarci e a osservare, diventa facile individuare i punti contratti (in noi o in chi ci sta attorno) e studiarne le motivazioni reali: paura, ansia, stanchezza, esaurimento, desiderio di fuga, noia, disagio, ma anche felicità, amicizia, coinvolgimento, rilassamento, agio.

Nell’abbecedario della scienza della comunicazione ci viene detto che la libera trasmissione di un qualunque messaggio da una fonte a un destinatario, presuppone che non ci siano interferenze né da parte della fonte, né da quella del destinatario. Da un punto di vista del linguaggio del corpo, se nella fonte o nel destinatario (o in entrambi) c’è la presenza di tensioni, sarà difficile che avvenga una reale comunicazione. Saper leggere il linguaggio del corpo può quindi servire anche a non sprecare le nostre energie nel rivolgerci a persone che involontariamente ci comunicano con le loro posture che quello non è il momento giusto per affrontare determinati discorsi.

Le posture, dunque, sono assai rivelatorie — in piedi o seduti, fermi o camminando, inviamo in continuazione messaggi a chi ci sta accanto, o di fronte: il nostro respiro, la posizione delle nostre gambe (incrociate o parallele, accavallate o diritte, retratte o distese) e dei nostri piedi (poggiati entrambi a terra o meno), delle nostre braccia (conserte o rilassate) e della nostre mani (uno degli organi del nostro corpo che comunica di più), della nostra schiena (incassata o diritta, protesa in avanti o gettata all’indietro), e così via.

Ci sono poi tutti i segnali che inviamo attraverso gli occhi (non solo l’intensità dello sguardo, ma anche l’abbassamento delle palpebre, la dilatazione delle pupille, la furtività o la fissità del nostro sguardo — fissare negli occhi una persona può essere segno di grande disponibilità e affetto, ma anche, in certe occasioni, di sfida e di aggressione, come quando ci troviamo in un ascensore con uno sconosciuto e lo fissiamo dritto negli occhi, invadendo così il suo spazio di intimità — e qui si aprirebbe il discorso sulla delimitazione e la difesa del proprio territorio), la bocca (aperta o chiusa, serrata o distesa, mostrando i denti o la lingua, eccetera), il naso (arricciato o disteso, con le narici rilassate o allargate), le mani (gli strumenti più sensibili dell’essere umano, quelli che usiamo di più per accompagnare il linguaggio verbale, ma anche, inavvertitamente quando ascoltiamo) e le dita. Ma anche l’abbigliamento ha un suo codice, così come il mettere in bella mostra i vari status symbols: l’automobile, il telefonino cellulare, il computer portatile e così via.

Più in generale, si può dire che i nostri movimenti, i nostri gesti, la nostra mimica rispecchiano l’armonia o la disarmonia interiore. Una persona convulsa, che gesticola in modo scomposto, che ha una fisicità sincopata, è visibilmente alterata, nervosa, irrequieta. Mentre chi compie gesti pacati e ampi, consapevoli, è sereno. Chi invece tende ha restare bloccato in una posizione rigida, compiendo il minor numero possibile di gesti, in quel momento è represso e non può, o non vuole, esprimere i suoi veri sentimenti. È ovvio che l’educazione influisce molto su questi atteggiamenti. Ma, al contempo, c’è qualcosa che sfugge totalmente dal nostro controllo e tradisce i nostri veri sentimenti.

Il nostro corpo, in realtà, non mente mai. O quasi mai.