La Piovra cattolica

di Tommaso Iorco
(autore tutelato SIAE)

«Quando in Occidente prevarrà l’opinione
che il cristianesimo è essenziale alla virtù e alla stabilità sociale,
esso riacquisterà i difetti che aveva nel Medioevo».
Bertrand Russell

Assistiamo oggi, in Occidente, a un fenomeno preoccupante, che purtroppo sanziona l’esattezza di quanto Bertrand Russel aveva preconizzato nel 1954.
Di fronte al crescente svilimento dei valori morali e sociali, di fronte all’incontro-scontro sempre più massiccio con etnie diverse, gli europei più retrivi si aggrappano proprio a quella istituzione che maggiormente ha ostacolato il progresso umano negli ultimi mille anni, vale a dire la chiesa cattolica, nel tentativo di ricupero di una facciata di perbenismo ipocrita e di un moralismo intollerante e settario.
L’Italia, per ovvie ragioni geografiche, rischia di subire in modo particolare questa importuna e pericolosa ingerenza della chiesa nella res pubblica.
Quando i valori correnti crollano, bisognerebbe in primo luogo cercare di capirne le motivazioni profonde, anziché rinchiudersi nel guscio della paura e rintanarsi in un passato agonizzante. Capire anzitutto che i valori morali non sono valori assoluti, giacché — nella migliore delle ipotesi — rappresentano delle stampelle utili ma pur sempre provvisorie, e quindi è giusto che vengano messi continuamente in discussione allo scopo di elevarsi a una coscienza sempre più alta, affinché l’individuo impari poco alla volta a camminare con le proprie gambe. Altrimenti rischiamo di deificare le grucce e di rendere sempre più atrofici i nostri organi naturali! Quello che ci interessa — o che dovrebbe interessarci — è camminare alla scoperta della Verità, non di fermarci a mezza strada innalzando altarini nel vano tentativo di rinchiudere una presunta verità (peraltro non ancora raggiunta!) fra le quattro mura di una chiesa.
Quanto al confronto massivo con etnie diverse da quelle alle quali in Europa da secoli si era abituati a convivere, si tratta di un fenomeno che va sempre visto come un stimolo alla crescita e al confronto con una diversità che può essere integrata — nei suoi aspetti più stimolanti e interessanti — alla cultura europea. O che, comunque, serve a mettersi continuamente in discussione allo scopo di verificare il terreno culturale sul quale stiamo procedendo. Vedere invece il ‘diverso’ come un potenziale nemico è un atteggiamento che, fra le altre cose, mette in rilievo l’assurda presunzione di ritenere perfetti i propri costumi sociali, le proprie tradizioni culturali, le proprie convinzioni o credenze.
La chiesa cattolica, dietro la sua insincera e generica predicazione di un amore universale, cova in realtà il desiderio di imporsi sempre più nel mondo come somma autorità decretata da Dio; dietro le sue ostentate carità pubbliche, nutre chiari propositi di proselitismo ridicolo e solo apparentemente pacifico; dietro la sua sbandierata ‘tolleranza’ (orribile vocabolo, ma proprio per questo assai preciso e opportuno in tale contesto, avendo in sé sfumature che lasciano trapelare quel senso di arrogante superiorità di chi guarda il diverso-da-sé dall’alto verso il basso — ed è perciò significativo che tale vocabolo venga ampiamente utilizzato proprio dai diretti interessati), c’è la presunzione di essere i depositari della sola e unica Verità. Tutto ciò che non è cristianesimo, è condannato a un relativismo senza scampo — ipse dixit Herr Ratzinger, che ha lasciato la direzione dell’ex Sant’Uffizio (per intenderci, quell’ufficio che nel Medioevo si è macchiato di alcuni fra i peggiori delitti nei confronti dell’umanità) per assumere con una terribile coerenza l’investitura papale e, con essa, l’assurda pretesa di infallibilità. Non solo quindi il marxismo e il materialismo, ma anche il buddhismo e l’islamismo sono relativi. Extra ecclesia non est salus — «fuori della chiesa non esiste salvezza».
Il postulato, in realtà, è assai facile da smascherare nella sua partigiana e ristretta interpretazione, dato che tutti quanti gli ‘ISMI’ sono per forza di cose relativi — ivi compreso quindi il cristianismo. Non esiste una Verità assoluta codificata o codificabile una volta per tutte (per conseguenza non può nemmeno esistere un qualche ‘libro sacro’ che rappresenti la ‘Parola’ definitiva di Dio). Ma oggi noi viviamo tempi in cui non è la sia pur tanto osannata ragione a governare il mondo, ma un gretto e febbrile spirito barbarico.
La speranza è, come sempre, che Madre Natura sappia utilizzare al meglio le incongruenze e le limitazioni umane, accentuandole solo allo scopo di metterle in luce in tutta la loro imperfezione, per poterle così superare definitivamente, senza il pericolo di doverci ritornare sopra. Visto in questo ottica, l’integralismo cattolico può essere il mezzo migliore per decretare la fine definitiva della chiesa. Sul medesimo percorso che ha visto il crollo della dittatura nazista, della dittatura comunista in Russia e — speriamo presto — in Cina, attendiamo il crollo dell’imperialismo cristiano, insieme alla teocrazia islamica e a qualunque tipo di ingerenza religiosa nel governare gli aggregati sociali.

Giugno 2005