GUERRA PREVENTIVA


a cura della redazione del sito arianuova.org


La peculiarità della cosiddetta “guerra preventiva” consiste nel suo non essere una guerra di mondi (del mondo islamico contro il mondo cristiano, per fare un esempio), quanto piuttosto la manifestazione del fatto che il liberalismo selvaggio attualmente in atto determina giocoforza un mondo in guerra.

Tutto è iniziato con i bombardamenti su Baghdad nel gennaio del 1991, all’indomani del crollo del muro di Berlino.

Una guerra che assume un carattere permanente, non come prosecuzione della politica con altri mezzi, ma forma stessa della politica orientata verso il dominio e il controllo planetario.

Come scriveva un giurista qualche anno fa, «più che il governo mondiale va oggi costruita l’opposizione mondiale, l’opposizione alle scelte operate dai vertici delle multinazionali e degli stati dominanti».

Multinazionali e stati dominanti che si sono affrettati a disegnare una “mappa dei conflitti” e degli interventi militari occidentali (volta per volta definiti ipocritamente “di pacificazione”, “umanitari”, “di esportazione della democrazia”, “anti-terroristici”).
Gli stessi gruppi terroristici crescono proprio a causa di questa guerra preventiva, che spinge migliaia di disperati a intraprendere una qualche “guerra santa”. Con questo non vogliamo dire che la guerra in Iraq sia la causa del terrorismo, ma sicuramente lo riproduce e lo rende più pericoloso.

In un contesto altamente delicato come l’attuale, sarebbe necessaria una significativa presa di posizione, risoluta e concreta, da parte dell’ONU, che invece appare sempre più indebolita, delegittimata, marginalizzata. I suoi poteri e le sue funzioni sono stati drammaticamente ridotti. La sua voce, ormai, non conta praticamente nulla — quando addirittura non si presta da controcanto alle scelte criminali delle cosiddette superpotenze.