Non vi credo!

M. G. Di Rienzo


Non vi credo. Sto parlando a voi, “probi viri” del bergamasco che esibite cartelli inneggianti alla vendetta (“Occhio per occhio dente per dente”, “Non perdoneremo”), che non riuscite a rispettare neppure la famiglia della vittima e sfrecciate in auto davanti alla sua casa urlando “Fuori gli immigrati” (un grande conforto per chi sta soffrendo, vero?), che lasciate commenti sui siti dei quotidiani pontificando sulle culture “altre” che “vedono le donne come oggetti”: pensate per caso di vivere in Norvegia? Avete mai guardato un telegiornale italiano, sfogliato un giornale italiano, preso un caffè in un bar italiano? Avete mai ascoltato il vostro “premier” disquisire di donne? Lui è un esperto di oggettificazione, ma probabilmente lo scusate perché “è la sua cultura”, per quanto violenta e degradante sia.

Una ragazzina di 13 anni è molto probabilmente morta. È anche probabile che il suo sequestro e il suo omicidio avessero moventi di violenza sessuale. Il principale sospettato, immigrato in Italia, è stato rilasciato perché gli indizi a suo carico sono insufficienti. I cartelli cominciano a vacillare, o ne innalzerete altri contro la magistratura, i principi del diritto, l’assurda presunzione di innocenza per chiunque sino a che se ne provi la colpevolezza? Mannaggia, avevano preso l’uomo giusto, uno dei quei disgustosi Mohamed, e lo lasciano andare. Non credo al vostro sdegno, non credo alla vostra compassione. Nella vostra regione, Milano vanta l’infamante primato di uno stupro al giorno (84° Congresso della Società italiana di ginecologia e ostetricia, novembre 2010). La metà delle vittime sono donne straniere: stuprate, nel 23% dei casi, da italiani. Che proteste avete inscenato, il mese scorso? Avete fatto caroselli automobilistici gridando “Via gli stupratori dall’Italia”? 115 donne, nei primi undici mesi di quest’anno, sono state uccise in Italia dalla gelosia, dalla rabbia inconsulta, dall’idea di possesso dei loro amici, fidanzati, mariti, compagni. Dov’erano i vostri striscioni? Avete raccolto firme, organizzato convegni, sfilato in manifestazione? Sempre in novembre, ha raggiunto i media la notizia che molti Centri antiviolenza italiani, strangolati da una manovra economica che impedisce agli enti locali di mantenerli in funzione, alle prese con leggi regionali dalle splendide intenzioni ma disattese e non finanziate, stanno chiudendo. Circa 13.500 donne, nel 67% dei casi italiane, si sono rivolte ad essi nel 2009, con un incremento di oltre il 14% rispetto all’anno precedente: dove andranno l’anno prossimo? La “piacente donna vittima del maschilismo” (sono queste le parole con cui l’onorevolissima e competente Ministra per le Pari Opportunità si presenta) aveva promesso 20 milioni di euro per sostenere i Centri: dove sono? Ma di sicuro voi vendicatori avete già preparato il mail-bombing per chiedere conto a Miss Gradevole Aspetto delle politiche governative per contrastare la violenza di genere, e ricordarle che quelle attuali sono in aperto contrasto con le raccomandazioni delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea. E probabilmente siete corsi a Bareggio tre giorni fa (4 dicembre 2010) — dopotutto non è così distante da voi — per significare il vostro rigetto al fatto che un marito italiano ha ridotto in poltiglia la moglie italiana a colpi di rastrello. No, certo che no. In mancanza di un marocchino, di un rom, di un albanese, la vostra indignazione non lievita. Se non siete ridotti a macchinette da propaganda, e ancora alberga in voi un qualche sentimento umano, alla piccola Yara e ai suoi familiari dovreste chiedere scusa per l’abuso del loro dolore. Ma se non volete farlo, c’è qualcos’altro alla vostra portata, qualcosa che potrebbe aiutare le ragazze, le bambine, le donne che sono ancora vive: cominciate a vederle come gli interi esseri umani che sono, cominciate a rispettarle.

Ci sono momenti, signori miei, in cui il silenzio dell’ascolto è davvero impagabile: non perdete quest’occasione.

7 dicembre 2010