Moderni apprendisti stregoni
(qualche riflessione su satanismo e dintorni)

- a cura del CENTRO STUDI arya -

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Mai come in questi tempi si sente parlare, con crescente e giustificata preoccupazione, di fenomeni quali satanismo e magia nera. Spesso si tende a banalizzare il fenomeno, circoscrivendolo a persone socialmente disadattate, o mentalmente squilibrate, che covano un crescente senso di paranoico vittimismo e cercano una qualche vendetta, o magari addirittura una personale rivincita. In realtà, purtroppo, la portata del fenomeno è da osservare su una scala ben più vasta.
Tutte le tradizioni dell’umanità riconoscono l’esistenza di vere e proprie potenze dell’Oscurità che cercano di ostacolare o interrompere il percorso ascendente dell’uomo. La tradizione indiana dà a questi esseri il nome di Asura, corrispondenti per certi versi ai Titani della mitologia greca. Nella tradizione occidentale (ma anche in quella mediorientale di stampo musulmano), Satana rappresenta il capo di queste orde demoniache. E, al di là delle differenti concezioni presenti nelle varie culture, è opinione comune di tutte quante che mettersi sotto l’influenza di simili entità equivale ad abbracciare il disastro e la propria personale rovina interiore.
Gli adepti di magia nera, il più delle volte, si avvicinano per morbosa curiosità e, presto, ne rimangono invischiati al punto di arrivare a uccidere altri esseri umani (o animali) o, quando ci si riesce ad accorgere del nefasto sentiero intrapreso e si possiede ancora un briciolo di coscienza, se si tenta di uscirne fuori, tali poteri cercheranno di spingere l’individuo al suicidio, o alla pazzia.
L’uomo comune non crede nella reale esistenza degli Ostili, e tale scetticismo è al tempo stesso un aiuto e un pericolo; un aiuto, in quanto funge per così dire da corazza di protezione, tenendo relativamente lontane tali entità; un pericolo, poiché il non crederci può spingere gli esseri umani ad avvicinarsi con troppa leggerezza verso pratiche di magia nera, spinti magari da amicizie poco raccomandabili o da ambizioni di potere. Gli asura, in realtà, tengono ancora bene in pugno l’umanità, altrimenti non sarebbero possibili nel mondo così tante discordie, guerre, incomprensioni, odii, violenze, tragedie.
Talvolta accade addirittura che un asura decida di prendere un corpo umano. Gli ingenui immaginano che tali potenze avverse siano entità apertamente e dichiaratamente cattive, violente, rozze, bestiali. In realtà, gli asura si mostrano spesso come esseri grandiosi, di grande potenza e brillantezza, che tendono a illudere il malcapitato con ogni sorta di lusinghe. Se poi si incarnano in un corpo umano (anche questo è possibile, come si diceva), possiedono generalmente un carattere gentile, talvolta addirittura estremamente raffinato, mostrano una eccezionale sensibilità; sono sì energici, ma il più delle volte molto misurati e ammalianti, sempre pronti a dirci quello che segretamente più ci lusinga. Però, se si riesce a guardare sotto la crosta di superficie, si può arrivare a scorgere la loro vera natura, spietata e perversa all’inverosimile.
Generalmente, gli asura non si incarnano in un corpo fisico, poiché ciò li sminuisce troppo; preferiscono di gran lunga utilizzare alcuni esseri umani come loro strumenti, più o meno efficaci, più o meno coscienti e consenzienti. Tuttavia, quando hanno un compito davvero particolare da svolgere sulla terra e non vogliono accettare le inevitabili deformazioni che lo strumento umano causerebbe alla loro azione, allora possono decidere di incarnarsi essi stessi in forma umana.
Un esempio lampante in tal senso è Stalin (1879-1953). La rivoluzione di Lenin fu per certi versi straordinaria, e le potenze ostili erano perciò interessate a vanificarla, perciò un asura si incarnò nella persona di Stalin con questo preciso scopo, distruggendo l’élite rivoluzionaria del partito comunista russo, creando campi di deportazione e di sterminio, intraprendendo in tutta la Russia un’industrializzazione accelerata e la collettivizzazione forzata, firmando un’alleanza con la Germania nazista, scoraggiando la rivoluzione socialista presso altre nazioni. Perciò, nel caso di Stalin, è piuttosto facile riconoscere l’asura: basta giudicare dai frutti.
La situazione è decisamente più difficile quando si tratta di asura che utilizzano la religione (come è avvenuto nel caso di alcuni papi), l’occultismo (spacciandolo il più delle volte per spiritualità) e la filantropia (perché no?) per giungere ai loro scopi di potere e di asservimento delle masse.
Rudolf Steiner (1861-1925) è un esempio assai istruttivo in tal senso, e molti sono caduti nella sua rete — e inorridiranno di fronte a una simile affermazione.
Sappiamo bene che estrapolare una frase e toglierla dal contesto in cui è stata espressa può distorcere il senso stesso di quanto l’autore intende esprimere, ma le citazioni dalle opere di Rudolf Steiner che intendiamo proporvi non ci pare possano avere scusante alcuna — esse sono chiarissime e per nulla ambigue; e perfino analizzandole nel contesto da cui sono state prese non mitiga minimamente la gravità delle affermazioni contenute.
Cominciamo da una citazione tratta da una sua conferenza del 30 dicembre 1922:
«Di recente, sono entrato in una libreria di Basilea per dare un’occhiata agli ultimi libri pubblicati. Ho trovato un romanzo sui negri — sapete che ai giorni nostri i negri stanno facendo lentamente il loro ingresso nella civiltà europea! C’è tutto un gran fervore di manifestazioni nelle quali si possono vedere le danze dei negri, i negri che saltellano. Adesso abbiamo il “romanzo negro” — che è di una noia infinita, tedioso oltre ogni dire, eppure la gente lo divora. Io, personalmente, sono convinto che se continueranno a pubblicare romanzi del genere e li daremo a leggere alle donne incinte, specie quando si trovano nella prima fase della gravidanza, periodo in cui può darsi il caso — oggi è possibile — che vengano loro certe voglie, ebbene, se daremo loro da leggere questi “romanzi negri” non ci sarà nemmeno più bisogno che i negri vengano in Europa perché nascano dei mulatti. Basterà la sola lettura interiore dei “romanzi negri” a far nascere in Europa tanti bambini dalla pelle grigia, dai capelli tipici dei mulatti e che presenteranno anche l’aspetto esteriore dei mulatti» (dall’Opera Omnia di Rudolf Steiner, volume 348).
Qualche mese prima, in una conferenza del 21 agosto 1922, egli aveva detto:
«Se per affermare dei princìpi si muove dalla vita, si sa bene come sia grande la sua molteplicità, come ogni elemento trovi una somma varietà di esplicazioni. Ecco perché dobbiamo considerare esseri umani anche i negri, pur se in essi la figura umana è realizzata in modo del tutto diverso dal nostro, per esempio» (Opera Omnia di Rudolf Steiner, volume 305)
E parecchi anni prima (conferenza del 10 giugno 1910), discutendo a proposito del genocidio perpetrato dagli europei contro i nativi d’America, disse:
«Non certo perché così hanno voluto gli europei si è estinta la popolazione indiana, ma perché le era necessario acquisire le forze che dovevano condurla all’estinzione» (Opera Omnia di Rudolf Steiner, volume 121).
E concludiamo con una citazione che, di tutte, è la più chiara:
«Come potrebbe un negro, o un barbaro completamente selvaggio, diventare un uomo civilizzato?» (da "Il significato occulto del sangue regale", 1912).

Peraltro, il compito di Steiner era proprio quello di convincere gli europei (e più in particolare gli slavi) circa la loro supremazia culturale e “spirituale” sul resto dell’umanità, che conferiva loro il diritto di imporsi nel mondo intero per ‘civilizzarlo’ ed europeizzarlo (tentativo in parte riuscito — solo in parte, grazie a Dio). Peraltro, chiunque abbia letto gli scritti di Rudolf Steiner con una certa profondità e competenza in materia, non può non essersi accorto come i riferimenti mistici siano in realtà mistificazioni e congetture inventate di sana pianta. Gli asura, infatti, non conoscono autentiche esperienze spirituali — e con questo termine intendiamo il contatto diretto e consapevole con lo Spirito, con l’Assoluto, con l’Eterno —; le loro esperienze ‘esoteriche’ sono talvolta d’impressionante forza e concretezza, ma riguardano esclusivamente il dominio delle energie vitali e mentali, che è quanto essi unicamente conoscono e che prendono per lo spirituale.
La fotografia più viva e precisa di Rudolf Steiner riteniamo sia stata realizzata dalla penna magistrale di un filosofo russo che lo ha conosciuto personalmente nel 1913. Si tratta di Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev (1874-1948), docente presso l'università di Mosca, poi esule in Francia per essersi dichiarato contrario all'autoritarismo bolscevico (come già era contrario all'autoritarismo zarista). Nella sua Autobiografia spirituale, scritta nel 1940, Berdjaev racconta il suo incontro con Steiner: «Quest’uomo persuadeva e ipnotizzava non solamente gli altri, ma anche se stesso. Aveva nel medesimo tempo la figura del buon sacerdote (non a caso indossava l’abito di pastore) e quella di un mago, comandante delle anime. Ho raramente visto un uomo così privo di grazie carismatiche spirituali. Nessun raggio dall’alto. Prendeva tutto dal basso e tentava, con uno sforzo appassionato, di aprirsi il cammino verso il mondo dello spirito.» Ritratto perfetto dell'asura smanioso di annettere il regno dello spirito nella propria coscienza, senza tuttavia voler abdicare il proprio senso dell'ego su queste premesse, l'operazione è destinata a fallire. Pure gli asura fanno parte del Divino e, quindi, anch'essi possono riprendere coscienza della Realtà divina, a patto che accettino di smantellare il proprio ego che, diversamente da quello dei comuni mortali, è magnificato all'estremo.

Il caso di Hitler (1889-1945), poi, è ancora diverso. L’oscuro imbianchino di Braunau, infatti, non era un’asura, ma era lo strumento ubbidiente ed efficace (ancor più efficace per il fatto di possedere una scarsa intelligenza e una capacità critica quasi nulla) che un asura disincarnato aveva scelto per compiere la sua terrificante opera di distruzione nel mondo. Sono stati compiuti diversi studi da parte di storici seri e per nulla simpatizzanti di discipline esoteriche, tendenti a mostrare come il movimento nazionalsocialista fosse una setta occulta più che un partito politico. Limitiamoci a citare le stesse parole di Adolf Hitler, tratte da una conversazione con Hermann Rauschning: «Le voglio confidare un segreto. Ho visto l’uomo nuovo. È intrepido e crudele. Ho avuto paura dinanzi a lui. La creazione non è conclusa, almeno per quanto riguarda l’uomo. Dal punto di vista biologico, l’uomo giunge precisamente a una fase di metamorfosi. Una nuova varietà d’uomo comincia a sbozzarsi, nel senso scientifico e naturale di una mutazione. La vecchia specie umana è già entrata nello stadio del decadimento e della sopravvivenza. L’intera forza creatrice si concentrerà nella nuova specie. Le due varietà evolveranno rapidamente, prendendo due direzioni opposte: una sparirà, mentre l’altra si svilupperà e supererà l’uomo attuale. Mi piacerebbe dare a queste due varietà i nomi di uomo-dio e di animale-massa.
Un mondo di dèi e un mondo di bestie, ecco quanto abbiamo davanti ai nostri occhi. E come tutto si fa chiaro, una volta compreso questo! È sempre lo stesso problema che mi trovo a dover risolvere, che si tratti di politica quotidiana o che mi sforzi di piegare il corpo sociale a un ordine nuovo. Tutto ciò che si immobilizza, che si arresta, che vuole restare immobile, tutto quello che si aggrappa al passato, tutto questo languisce e muore. Tutti coloro che ascoltano, al contrario, la voce primitiva dell’umanità, che si pongono al servizio del movimento eterno, sono i teodofori, i pionieri di una nuova umanità.
Comprendete, adesso, il senso profondo del nostro movimento nazionalsocialista? Può esserci qualcosa di più grande e di più ampio? Colui che circoscrive il nazionalsocialismo a un movimento politico non ha capito granché. Il nazionalsocialismo è superiore perfino alla religione, è la volontà stessa di creare il superuomo» (da H. Rauschning, Hitler mi ha detto, 1939). Ovviamente, da queste parole allo sterminio di quelle masse umane considerate sottosviluppate (‘razze inferiori’ le si chiamava — e fra questi erano compresi i “negri” citati da Steiner con tanto disprezzo e vomitevole senso di superiorità), il passo è breve.
Hitler possedeva notevoli capacità medianiche, ed era stato ‘iniziato’ da Dietrich Eckart, un occultista fortemente antisemita (appartenente a una società segreta che aveva adottato la svastika come emblema) che, sul letto di morte, nel 1923, disse ai suoi amici: «Seguite Hitler. Egli danzerà, ma sono io ad aver scritto la musica. Noi gli abbiamo dato i mezzi per comunicare con Loro… Non abbiate rimpianti per me: so di avere influenzato la storia più di qualunque altro tedesco». Inutile precisare che “Loro”, sono per l’appunto gli asura.
Aggiungiamo una curiosità, senza per questo tracciare improbabili legami tra Steiner e Hitler: quando, verso la fine del 1922, il centro del movimento teosofico che Steiner battezzò con il nome di Goetheanum subì un incendio (di natura dolosa), Hitler, per citare letteralmente lo storico André Brissaud, «fu preso da violenta collera perché alcuni membri delle SA [il nucleo primitivo da cui avranno origine le SS] ne erano coinvolti. Essi furono espulsi dal partito» (da Hitler e l’Ordine Nero). Approfittiamo per citare anche un passo in cui Brissaud dice che Hitler «dava spesso l’impressione di essere allucinato e manovrato dall’esterno da un’entità terrifica».
Sia chiaro comunque che noi non abbiamo nulla contro gli antroposofi, ai quali auguriamo ogni bene. Se abbiamo parlato di Rudolf Steiner, è solo a titolo esemplificativo, per mostrare concretamente come gli asura, nel loro comportamento esteriore, non corrispondano necessariamente alla figura archetipale del ‘cattivo’. D’altronde, il solo intento del presente articolo è volto a mettere in guardia gli ingenui e i semplicisti. Dagli asura si può imparare molto, intendiamoci — entrambe le tradizioni citate (quella indiana e quella greca) li indicano come più vecchi degli Dei (e quindi con maggiore esperienza). Bisogna tuttavia sapere che il contatto con tali entità è oltremodo pericoloso, e se ne esce quasi sempre mal ridotti (quando se ne esce, beninteso!).
Concludiamo questo articolo con alcune illuminanti riflessioni fatte da Mère in proposito, per mostrare il problema molto dall’alto, sia pure con parole semplicissime, come di consueto per la compagna di Sri Aurobindo:
«Ho come una specie di ricordo — il ricordo di una vecchia, vecchissima storia che nessuno mi ha mai raccontato… in cui il primo Asura sfidava il Signore supremo dicendogli: “Sono grande quanto Te!”. E la risposta era: “Mi auguro che tu diventi più grande di me, così non ci sarà più asura”.
È un ricordo rimasto molto vivo, da qualche parte… Se diventi il Tutto, basta, non se ne parla più, no? Dato che l’ambizione dell’asura è proprio quella di essere più grande del Signore supremo: “Diventa più grande di me, e non ci sarà più asura”.
In piccolo, è così che succede sulla terra.
C’è uno stato di coscienza in cui diventa completamente impossibile temere quel che può succedere; in cui visibilmente — in modo ovvio, lampante — tutto è il lavoro della stessa unica Forza, della stessa unica Coscienza e dello stesso unico Potere. Anche quel sentimento, quella volontà, quell’ambizione di essere ‘più’ qualcosa — più potenti, più grandi — viene sempre dalla STESSA Forza che li spinge a estendersi fino all’Illimitato. Ma basta superare il limite, e tutto questo sparisce.
Sono le vecchie idee — le solite vecchie idee di due poteri contrapposti, quello del Bene e quello del Male — che ci fanno pensare a una lotta tra il Bene e il Male e a chi avrà la meglio… Storie del genere andavano a raccontarle ai bambini.
Ci sono persone (o, se vogliamo, esseri, forze, o coscienze) che per progredire hanno bisogno di darsi, di fondersi, e che raggiungono la Realizzazione annullandosi completamente; mentre per altri la strada è diametralmente opposta: devono accrescersi, dominare, espandersi in modo sempre più fantastico… finché la separazione scompaia — perché non può più esistere.
Certi esseri preferiscono questa strada, altri preferiscono l’altra — ma quando saremo alla fine, tutto confluirà in un’unica cosa».
(L’Agenda di Mère, IV volume — conversazione del 3 luglio 1963).