GLI SCIAMANI

a cura della redazione del sito arianuova.org


Chi erano — o chi sono — gli sciamani?

Gli studiosi occidentali, ossessionati dal bisogno di etichettare ogni fenomeno (materiale, psicologico, antropologico…), hanno coniato il termine ‘sciamanesimo’, ma in realtà la prima cosa da precisare è che gli sciamani non rientrano nel quadro di alcuna confessione religiosa, non hanno credenze prestabilite o rigide dottrine dogmatiche, non seguono ‘libri sacri’ e non fanno parte di alcuna determinata setta o chiesa. Le pratiche sciamaniche sono, in estrema sintesi, tecniche ancestrali per porsi in contatto con il ‘soprannaturale’.

Il cosiddetto ‘sciamanesimo’ tenta di studiare i principî e le tecniche degli sciamani, i quali mettono in relazione la propria ‘forza vitale’ con lo spirito di ogni altro essere o cosa — umani, animali, vegetali, minerali, esseri celesti o anche esseri ctonii. In antropologia culturale, il termine indica l’insieme delle credenze e il modo di vivere e di vedere il mondo, da parte di società animiste primitive, imperniato intorno a una particolare figura di guaritore-saggio e alla sua attività magico-religiosa.

Il prezzo del progresso sociale e tecnologico che abbiamo vissuto su buona parte del mondo ‘civilizzato’, ha provocato una drastica e fatale scissione fra l’uomo e la natura; nel mondo contemporaneo industrializzato si è attuata una separazione radicale fra gli oggetti e le entità viventi.

Da un punto di vista etimologico, la parola ‘sciamano’ (per la prima volta attestata in Italia nel 1698) proviene originariamente dal vocabolo sanscrito shramana, che significa “sforzarsi, compiere ascesi, adoprarsi” per raggiungere un determinato fine; il termine si è trasformato in shamana nella lingua pali, diffondendosi in molte altre lingue: il tungusa shaman (i tungusa, o evenchi, sono un popolo siberiano), il cinese shamen, lo samarambi manciuriano.

E poiché i rituali sciamanici hanno un carattere ‘transculturale’, presentando aspetti assai simili presso svariate culture antiche (in terre anche molto lontane fra loro), il suo uso si è allargato per indicare uomini capaci di entrare in contatto con il soprannaturale in varie parti del mondo; perciò, si parla di ‘sciamanesimo’ siberiano, lappone, nepalese, tibetano, giapponese, indonesiano, micronesiano, polinesiano, sudamericano o nordamericano, celtico, turco, sardo e così via. Pratiche sciamaniche si ritrovano quasi ovunque: presso i Ciukci, gli Inuit, gli Yupik, i Samoiedi, i Tartari e i Mongoli, i Buriati, i Daigate del Borneo, in Oceania, nel Sud-Est Asiatico, in India, Tibet, Giappone e nel continente americano ma si hanno anche forme più “raffinate”, come presso gli Yoag indiani, oppure i Berserkr germanici che infuriano durante le battaglie o addirittura gli eroi invasati dallo spirito di Jahvè nell’antico Testamento (Gedeone e Saul — quest’ultimo è stato in seguito inserito fra i profeti). In Africa, invece, è presente un’altra figura, non del tutto assimilabile allo sciamano, che è quella dello stregone.

I disegni rupestri del paleolitico dimostrano che gli sciamani esistono da oltre trentamila anni. Oggi il culto sciamanico sopravvive (talvolta ancora intatto) in quelle parti del mondo che sono state meno influenzate dalla civiltà moderna: America centrale, Africa, alcuni paesi orientali (Nepal, Filippine, Mongolia, Corea), Nord Europa, Siberia. Il fenomeno sta conoscendo negli ultimi anni una sorta di rinascita — genuina in taluni casi, pasticciata o fasulla in altri.

Seguendo strade diverse legate perlopiù al tipo di natura e di cultura delle differenti popolazioni che lo praticano, la tradizione dello sciamano possiede alcuni elementi comuni nella cosmologia, nella visione e nella descrizione del mondo. Un tempo, in effetti, gli sciamani erano propri di quasi tutte le culture, poiché la maggior parte di queste adorava differenti divinità della natura e quindi si avvertiva il bisogno che qualcuno in particolare assumesse il ruolo di intermediario.

Tutto principia da una concezione sacra dell’universo, che vede lo Spirito riflesso in ogni più piccolo componente della Natura, dal sasso all’essere umano. In questa ottica, ogni cosa è degna di rispetto, è viva e sensibile ed è possibile entrare in contatto con essa per stabilire una pacifica cooperazione. L’intero esistente viene considerato vivo e noi stessi siamo parte di un cosmo vivente che comprende tutto. La nostra relazione con tutte le cose, con tutti gli elementi, è viva. Lo sciamano si mette in connessione con la natura e con altri livelli di esistenza (detti ‘soprannaturali’), cercando di operare significativi cambiamenti a beneficio di molti.

Nella concezione delle società che semplicisticamente chiamiamo ‘primitive’, erano gli spiriti ultraterreni a decidere le sorti e ciò che accade sulla terra, quindi i problemi potevano essere efficacemente risolti solo da un proprio simile che avesse la capacità e i mezzi per entrare in contatto con questi spiriti, per affrontare un ‘viaggio’ ultraterreno nel mondo degli spiriti, affinché egli potesse trovare lì la soluzione ai problemi. Questo era lo sciamano — un ‘ponte’ fra il mondo terreno e quello ultraterreno.

Da sottolineare inoltre che le pratiche sciamaniche possono essere compiute indifferentemente sia dagli uomini sia dalle donne. Alcune culture sciamaniche fanno risalire le loro origini alle donne, per esempio la tradizione che opera tramite l’Aquila oppure in Cile, dove le sciamane Mapuche da 25mila anni praticano guarigioni seguendo la luna. Addirittura, presso i Ciukci dell’Asia settentrionale o i Daiaki delle coste della Malesia, lo sciamano si “trasforma” a volte in donna e come tale si sposa. Gli stessi abiti femminili e maschili vengono non di rado scambiati, in quanto il simbolico cambiamento di sesso si considerava potesse favorire il rapimento estatico.

Secondo l’antropologia ufficiale, gli elementi fondamentali caratterizzanti dello sciamano, comuni a tutti i luoghi ove la credenza sciamanica si sia diffusa — e pressoché identici dall’Australia alle Americhe, all’Asia —, sono:

1. La chiamata.
2. Il viaggio.
3. L’anargirismo.

LA CHIAMATA
Nella tradizione sciamanica, non si può diventare sciamani per scelta o per semplice iniziazione, ma si deve ricevere una precisa ‘chiamata’ da parte degli spiriti e a questa chiamata non si può rispondere negativamente. Lo sciamano sviluppa perciò un ‘dono’, che può anche essere una predisposizione innata ad avere rapporto con il mondo degli spiriti. Dopo di ciò, in alcune culture, può esservi una formazione (che può durare anche parecchi anni) culminante in una esperienza iniziatica che coincide con una morte e una resurrezione rituali. La fine del periodo di tirocinio viene sancita da un rito di consacrazione eseguito dal “padre-sciamano”, che è generalmente lo sciamano anziano che ha provveduto a istruire il novizio. A questo punto, lo sciamano è padrone di una tecnica atta a provocare lo stato di trance a volontà.
Occorre sottolineare che il ricevimento della chiamata è spesso per chi la riceve un dramma, uno sconvolgimento della propria vita, un minare seriamente la propria stabilità e integrità fisica e psichica, al quale farebbe volentieri a meno, ma il non accettare, secondo la tradizione, avrebbe conseguenze nefaste, che potrebbero portarlo alla follia e alla morte.

IL VIAGGIO
Lo sciamano, diversamente a quanto succede per il sacerdote o il re, non deriva da una istituzione ma ha base empirica, possiede facoltà innate o trasmesse e, a differenza dello stregone, ha un comportamento di carattere estatico, giacché in stato di trance si fa intermediario fra le energie spirituali e quelle terrene, un canale delle forze della natura che mette a disposizione della collettività.

Le pratiche sciamaniche permettono, tramite l’ampliamento e le modificazioni degli stati di coscienza, di mettersi in contatto con gli spiriti della natura. Abbandonando la condizione umana, lo sciamano “muore” e “risorge” a ogni seduta. Per ciò molti studiosi ravvedono nelle pratiche sciamaniche una delle tecniche primordiali dell’estasi: una trance durante la quale si ritiene che l’energia-di-vita lasci il suo corpo (totalmente o, più frequentemente, parzialmente) per intraprendere ascensioni celesti o discese infernali.
Le fasi caratteristiche del viaggio sciamanico sono:
a) trance,
b) metamorfosi.
c) combattimento.
d) ritorno.
Durante l’estasi, una forza si impadronisce dello sciamano: con questo aiuto egli influisce sulla vita dei suoi compagni. Il legame fra lo sciamano e il potere che lo invade è molto stretto, al punto che egli perde la sua personalità e diventa temporaneamente l’“altro”. Sciamani dell’America settentrionale e della Groenlandia portano maschere proprio per sottolineare questo significato.

In buona sostanza, lo sciamano rappresenta colui che torna dal regno dell’aldilà con un qualche potere taumaturgico. Ma, nella sua funzione di intermediazione tra i vari stati dell’essere, non deve tuttavia essere confuso con il medium, il quale ha un atteggiamento passivo nei confronti degli spiriti che lo visitano o lo ‘posseggono’; lo sciamano, per contro, è attivo, ha piena coscienza della sua condizione alterata e si assume la piena responsabilità di ciò che fa durante il ‘viaggio’.
Per lo sciamano la natura è piena di spiriti e tutti gli aspetti del cosmo sono concepiti come mutualmente connessi, dal momento che l’universo consiste in una vera e propria rete di energie, forme e vibrazioni.
Lo sciamano si può porre in contatto con il mondo soprafisico in due modi: attraverso l’invasamento, la possessione da parte degli spiriti, oppure attraverso il viaggio estatico nel loro mondo. Sia la possessione sia l’estasi si presentano con una manifestazione di “poteri”, quali l’insensibilità al dolore e alle ferite. Una volta entrato in contatto con il mondo degli spiriti, lo sciamano diventa un mediatore che guida l’anima del defunto, dà inizio alla stagione della caccia in modo che questa riesca fruttuosa, e si occupa della guarigione quando qualcuno del suo gruppo è colpito da grave malattia.
La seduta sciamanica è spesso un evento di carattere pubblico in cui la comunità si riunisce per realizzare un rituale secondo una intenzione particolare: curare un malato, celebrare una festa, ringraziare e acquietare gli spiriti, affrontare un’epidemia o una carestia. Nell’antichità, lo sciamano provvedeva con i suoi rituali magici a fare in modo che le fonti di sussistenza del suo popolo non si esaurissero, non solo per assicurare il successo della caccia, ma anche per aiutare le donne sterili, per prevenire o combattere la mortalità infantile, per curare malattie gravi (anzitutto squilibri psichici, riconducibili a sortilegi o ad attacchi sferrati dagli spiriti per qualche precisa ragione), per invocare la pioggia nei periodi di siccità e altro.
Per fare un esempio inerente le capacità taumaturgiche dello sciamano, egli, per svolgere la sua diagnosi, entra in trance (generalmente facendo ricorso a danze compiute al suono di particolari tamburi e campanelle, o anche mediante l’ausilio di sostanze allucinogene) e proietta il suo essere vitale in regioni ultrafisiche per cercare di scoprire di quale natura sia la malattia e quali siano le entità che l’hanno provocata. Si ritiene, infatti, che la malattia abbia le sue origini su piani sottili, causata da una serie di squilibri interiori che sfociano sul piano fisico.
Lo sciamano, per guarire il malato, deve perciò anzitutto guarire le cause sottili, ‘entrando’ nella struttura psico-fisica del malato e analizzando i suoi problemi, i suoi scompensi energetici. Quindi, attraverso determinate pratiche di esorcismo, egli cerca di mandare via lo spirito maligno che si è introdotto nel corpo, incaricando i suoi spiriti-guida di scacciarlo o ingaggiando veri e propri combattimenti contro le entità responsabili della malattia.
Naturalmente questi rituali possono variare a seconda delle tradizioni di appartenenza. Talvolta lo sciamano vive l’estasi come una sorta di volo d’uccello, e in questo caso si abbiglia con particolari costumi piumati. Altre volte l’esperienza estatica viene invece associata all’idea di ascensione al cielo e compiuta simbolicamente raggiungendo la cima di un albero oppure con un viaggio a cavallo. In ogni caso, lo sciamano entra in contatto con gli spiriti sia ascendendo e raggiungendoli nelle loro peculiari regioni, sia evocandoli in sé e facendosene possedere.
Ma lo sciamano può anche acquisire la conoscenza di cose ignote, la capacità — come si accennava — di accompagnare l’anima dei defunti e di impetrare particolari benefici.
Spesso nell’antichità si ricorreva allo sciamano anche per dare un nome ai neonati che corrispondesse alle caratteristiche specifiche della personalità che si sarebbe sviluppata da adulto. Per questo motivo le pratiche sciamaniche rappresentano, in parte, una sorta di profetismo ancestrale.

ANARGIRISMO
Le regole fondamentali della pratica sciamanica sono il rispetto dell’individualità e della libertà di ogni singolo individuo, il divieto per lo sciamano è nuocere a sé e agli altri, mancare di rispetto a Madre Terra e a qualsiasi espressione di vita. E, soprattutto, l’anargirismo, ovvero il divieto di ricevere compensi in denaro (pena la perdita del potere sciamanico).


COSMOLOGIA SCIAMANICA

Lo sciamano, come si è detto, svolge una funzione di ponte fra mondo terreno e ultraterreno, fra uomini e spiriti, fra aldiquà e aldilà — funzione molto importante nelle culture antiche, dal momento che i due mondi venivano considerati assolutamente complementari.

In realtà, tre sono i mondi — o i livelli di realtà — per lo sciamano. L’uomo vive sulla terra in una zona intermedia, fra un mondo superiore e un mondo inferiore, associati a volte con il cielo e il mondo sotterraneo. Queste tre zone sono collegate fra loro da una sorta di asse verticale (Axis Mundi) da alcuni raffigurato come “l’albero del mondo” o come “la montagna sacra”.

In alto e in basso questo asse passa attraverso dei “buchi” nella volta sottile che possono fungere da passaggio, conducendo nel mondo inferiore o nel mondo superiore e, attraverso questi pertugi, lo sciamano è in grado di transitare da un livello di esistenza all’altro e di compiere il cammino inverso per fare ritorno nel mondo degli uomini.