CHI ERANO I CASSITI?

- a cura del CENTRO STUDI arya -

Intorno al 1.900 a.C., la civiltà dell’Indo-Sarasvati conobbe una serie di calamità naturali (principalmente terremoti, pare) che, tra l’altro, produssero la deviazione del fiume Indo e il progressivo prosciugamento del fiume Sarasvati, causando la conseguente desertificazione dei territori circostanti. Iniziarono quindi vaste migrazioni di varie tribù vediche. Una di queste è appunto quella dei Cassiti che, intorno al 1.800 a.C., invase la città di Babilonia durante il regno di Samsu-iluna, figlio di Hammurabi, causando la caduta della prima dinastia babilonese.

I Cassiti intrattennero una fitta rete di relazioni commerciali e diplomatiche con Siriani, Egiziani, Elamiti, Ittiti (altra popolazione di origine indoaria, peraltro). I primi sovrani Cassiti furono Gandash, Agum I e Kasthiliash, mentre Agum II estese la propria egemonia fino in Caldea. Espandendosi verso la penisola arabica, i Cassiti fondarono diversi regni, compreso quello di Sheba (l’attuale Yemen). Quindi attraversarono il Mar Rosso e raggiunsero l’Etiopia dove fondarono il regno di Kush. Non a caso l’Etiopia (nel periodo coloniale nota anche come Abissinia) vanta un’identità plurimillenaria, tant’è che è considerata il più antico stato africano in assoluto. Nei testi sacri etiopi è detto che gli Ittyopp’is (gli etiopi, per l’appunto) sono i figli di Kush, figlio di Ham, il fondatore della città di Haxsum. E, sempre in tali testi, si afferma che il popolo del regno di Kush (l’attuale Etiopia) era originario della valle dell’Indo. L’originale civiltà etiope era quindi una estensione della civiltà vedica, come gli stessi storiografi Eusebio e Filostrato attestano. Citiamo per esempio Eusebio: «Una ingente colonia di uomini emigrati dalla rive dell’Indo, attraversarono l’oceano e si stabilirono in una terra ora chiamata Etiopia». La stessa Enciclopedia Britannica attesta che «tutti i più antichi poeti e gli storici parlano di due distinte etnie di etiopi: una indiana e l’altra africana».

Il regno di Kush raggiunse l’apogeo del suo potere e della sua influenza culturale tra il 1.700 e il 1.500 a.C., in corrispondenza con il secondo periodo intermedio del Regno d’Egitto. È il periodo in cui l’Egitto venne invaso e dominato dagli Hyskos, altra popolazione asiatica che pose i propri sovrani quali faraoni durante la XV e la XVI dinastia. Ed è risaputo che gli Hyskos e i Cassiti si influenzarono notevolmente a vicenda.

I Cassiti — da quanto ci hanno tramandato gli antichi annalisti — possedevano straordinarie conoscenze relativamente a pratiche divinatorie e magiche, che vennero poi diffuse ad altri popoli mesopotamici.

Inizialmente, i Cassiti contemplavano nel loro panteon divinità come Suriash (vedico Surya), Maruttash (sanscrito Marut), Indas (sanscrito Indra). Anche se, presto, con quell’ampio abbraccio onninclusivo e antisettario tipico delle popolazioni indoarie, decisero di sostituire queste divinità con quelle mesopotamiche, come Marduk e Enlil. I dinasti cassiti, infatti, pur senza ripudiare le proprie origini, si distinsero per avere accolto l’arte e i culti del popolo conquistato, nel deliberato proposito di riscattarli dalle rovine (recuperandone la cultura, la letteratura, le espressioni artistiche) e, talvolta, per rinnovarli.

Aggiungiamo in conclusione che oggi, in Etiopia (che, estesa su una superficie di 1.133.380 kmq, è il 27º stato mondiale per grandezza e presenta una popolazione di circa 77 milioni di abitanti, con una densità media di 68 individui per kmq.), la composizione etnica è assai diversificata, a causa delle mescolanze intercorse sin dai tempi antichi; i principali gruppi sono: Amhara (o Abissini, 40%) e Oromo (o Galla, 40%), mentre il restante 10% è costituito da Somali, Sidama, Danachili, Tigrini, Shankella, Afar, Gurage; fra i gruppi non autoctoni si segnalano yemeniti, indiani, armeni, greci, italiani e, singolarmente, una piccola comunità di rastafariani provenienti dalla Giamaica. Le lingue autoctone più parlate sono: amharico, oromigna, tigrigna, guragigna, somalo, arabo e altre lingue locali. Fra le lingue europee le più conosciute sono l’inglese (diffuso fra i giovani) e l’italiano (soprattutto nel nord e nella capitale Addis Abbeba, molto meno al sud). La diffusione delle fedi religiose tra la popolazione è grosso modo così suddivisa: cristiani (di varie confessioni) 60%; musulmani 30%; culti animisti (e altri) 10%. Una piccola e antica comunità di ebrei, i Falascia (Beta Israel in aramaico), vive nel nord-ovest dell’Etiopia, anche se la maggior parte di essi si sono trasferiti in Israele negli ultimi decenni. Come si cennava, è presente anche il rastafarianesimo ispirato alla figura storica e messianica del Negus Hailé Selassié.