SRI AUROBINDO
E LA MODERNA
SPIRITUALITÀ

a cura del CENTRO STUDI arya -

Dal crollo del positivismo, avvenuto verso la fine dell’Ottocento, si assiste nel mondo a un fenomeno che assume via via contorni sempre più marcati, a dispetto delle molteplici deformazioni che esso può temporaneamente assumere. Si tratta di una sorta di risveglio spirituale a livello planetario (per ora solo embrionale), che gli studiosi spiegano e commentano in vario modo.
Troviamo illuminante una lettera di Sri Aurobindo, risalente al 1935, nella quale riflette su questioni ancora attualissime:

«So che in Russia spiegano le recenti tendenze al misticismo e alla spiritualità come un fenomeno tipico della società capitalista nella sua fase di decadenza. Ma interpretare tutti i fenomeni della storia umana attraverso cause economiche più o meno esplicite fa parte del vangelo bolscevico che si basa sui sofismi di Karl Marx. La natura umana non è così semplicistica e monocorde — segue tendenze disparate, ognuna delle quali crea un preciso bisogno nella vita. La tendenza spirituale o mistica è una di queste, e l’uomo cerca di esaudirla in diversi modi: attraverso superstizioni di ogni genere, attraverso una religiosità ignorante, mediante lo spiritismo, il satanismo o altro; e, nelle parti più illuminate dell’essere, attraverso le filosofie spirituali, attraverso un occultismo di tipo superiore, eccetera; al sommo dell’essere, attraverso l’unione con il Tutto, con l’Eterno, o con il Divino.
Le tendenze alla ricerca spirituale sono nate in Europa da un senso di rigetto del materialismo scientifico del XIX secolo, da una insoddisfazione verso la pretesa autosufficienza della ragione e dell’intelletto, dalla ricerca a tentoni di qualcosa di più profondo. Si tratta di un fenomeno iniziato prima della guerra mondiale, in un momento in cui non si profilava ancora nessuna minaccia comunista, anzi mentre il mondo capitalista era all’apice dei suoi trionfi e del suo insolente successo: un fenomeno nato da una rivolta contro la vita materialista borghese e i suoi ideali, non certo per servire o santificare gli ideali borghesi stessi. Questo fenomeno è stato alimentato e al tempo stesso contrastato dalla disillusione seguita dalla guerra: contrastato, in quanto il mondo del dopoguerra è ricaduto nel cinismo della vita dei sensi o in movimenti quali il fascismo e il comunismo; alimentato, perché ha accresciuto, negli spiriti più profondi, l’insoddisfazione per gli ideali del passato o del presente e per tutte le soluzioni mentali, vitali o materiali del problema della vita che essi propongono — lasciando così come unica alternativa quella spirituale.
È pur vero che il pensiero europeo, disponendo di ben pochi lumi per rischiarare questo campo, si trastulla con i fuochi fatui del vitale quali lo spiritismo o la teosofia, oppure finisce per ricadere nella vecchia religiosità; ma gli spiriti più profondi di cui parlo oltrepassano (o passano attraverso) tutte queste cose, in cerca di una luce più grande. Ne ho incontrati parecchi in cui la tendenza che ho descritto è estremamente chiara. Sono persone di tutti i paesi; solo una minoranza viene dall’Inghilterra o dall’America.
Per la Russia la questione è diversa. Contrariamente agli altri paesi, la Russia è rimasta aggrappata a una religiosità medioevale, senza passare attraverso un periodo di rivolta: sicché, quando tale rivolta è scoppiata, ha preso necessariamente un aspetto antireligioso e ateo. Solo quando questa fase si sarà esaurita il misticismo russo potrà rinascere, prendendo non un’angusta direzione religiosa, ma quella spirituale. Peraltro, è vero che alla base del bolscevismo c’è un misticismo alla rovescia, che ha reso questo tentativo molto più simile a un dogma religioso che a un assunto politico, mirando più al perseguimento di un millenaristico miraggio del paradiso in terra che non all’edificazione di una struttura meramente sociale. Tuttavia, nel complesso, in Russia si cerca di realizzare su base comunista tutto ciò che l’idealismo del XIX secolo aveva (senza peraltro riuscirci) sperato di raggiungere accettando il mondo della competitività industriale oppure opponendovisi. Se la Russia debba riuscire meglio nell’impresa, sta al futuro deciderlo — ma per ora si aggrappa a quel che ha, con la rigidità e la violenza di un autoritarismo che non danno segno di voler cessare».

SRI AUROBINDO
25 gennaio 1935