“SI TAGLI LA TESTA A DIO!”

a cura della redazione editoriale del sito arianuova.org


Con questo provocatorio ed efficace slogan si sta diffondendo in Europa un movimento (che salutiamo con mitigata simpatia), il quale non riconosce la chiesa cattolica (e il cristianesimo tout court) e rifiuta le religioni.
Questo nuovo movimento si chiama “axteismo” (dal germanico axt, ‘ascia’ e dal greco theós, ‘dio’) e intende contrapporre ai dogmi oscurantisti della chiesa cattolica la ragione umanistica. L’axteismo si pone a difesa dell’emancipazione umana, a favore dei diritti dell’uomo, della donna e del progresso, valori che cattolicesimo e cristianesimo ostacolano con arroganza.
L’annuncio è dello scrittore Ennio Montesi: «L’Italia è una colonia del Vaticano. La dottrina cattolica è ostile al progresso e la sua politica è incalzante e invadente oltre che, nello Stato italiano, anche nella vita privata dei cittadini. Ciò sta generando grande malessere sociale e tensioni nel paese. (...) Spesso i termini “laico”, “laicità” e “laicismo” si mischiano come si fa col gioco delle tre carte. Il motto laico “vietato vietare” è stato spazzato via. Impossibile che i parlamentari italiani non siano a conoscenza di questa disastrosa realtà sociale, realtà che sta facendo regredire la nazione? Sta di fatto che non prendono posizione netta a difesa del cittadino e della laicità dello Stato. Forse questi signori sono troppo impegnati a pavoneggiarsi per le elezioni o a giocare a saltamuletta. Certo è che bisogna porre fine con raziocinio e determinazione a questa situazione insostenibile. Basti pensare agli inauditi ed enormi privilegi di cui gode la chiesa a discapito dei cittadini italiani: i 1036 milioni di euro che il Vaticano si mette in tasca ogni anno grazie all’8 x 1000 aggiungendoli al suo patrimonio che secondo alcune stime, è di circa 97 virgola 3 miliardi di euro, l’Ici che non paga, l’avanzata del clero nelle scuole pubbliche per indottrinare i bambini ai loro voleri, per creare cioè i “fedeli-clienti” del domani. E ancora, l’invasione della Chiesa nel referendum sulla procreazione assistita, le attività contro la pillola abortiva RU486 e l’attacco ai consultori familiari. L’intento devastante di voler cancellare dalle scuole l’evoluzionismo dell’uomo, l’introduzione della preghiera obbligatoria nelle scuole pubbliche, e ancora la discriminazione verso le donne, le coppie di fatto e gli omosessuali, l’osteggiamento verso la ricerca scientifica, il divieto del preservativo a discapito della prevenzione di malattie come l’Aids… la lista potrebbe continuare. L’axteismo sta seminando le proprie idee in Italia e si è diffuso rapidamente in Spagna, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Canada e altre nazioni che conoscono bene il pericolo irrazionale chiamato Chiesa cattolica. Lo Stato appartiene ai cittadini e non ai preti. Diritto a non essere cattolico, né cristiano equivale al diritto di poter vivere la propria vita liberamente» (leggi l’intervista integrale a Ennio Montesi).

Da parte nostra, postulando filosoficamente la possibilità dell’esistenza di un Essere Supremo che, verosimilmente, ha proiettato una parte di Sé nel Divenire, riteniamo che quanti fra noi esseri umani sentano il bisogno di conoscere la verità ultima delle cose, debbano sentirsi totalmente liberi di farlo in via sperimentale, ovvero cercando attraverso la propria esperienza diretta (l’unica che soddisfa per davvero, alla fin fine). Se, come abbiamo ipotizzato, esiste un Ente che informa ogni categoria dell’esistenza fenomenica, Esso giocoforza deve trovarsi all’interno di ogni essere vivente, perciò dentro ognuno di noi. Ci pare pertanto assurdo delegare a dei preti (di qualsivoglia confessione religiosa, sia chiaro!) la nostra personale ricerca interiore, ovvero a altri esseri umani che rivendichino la pretesa di fungere da intermediari fra noi e l’Assoluto.
Da sempre le religioni sono state uno strumento di oppressione, di oscurantismo, di violenza, di potere dispotico esercitato ai danni di molti a vantaggio di pochi (classi sacerdotali e regnanti conniventi).
È ovvio che noi non ci permetteremmo mai di osteggiare chiunque senta il bisogno di rivolgersi a preti e chiese (affar loro): ognuno deve sentirsi pienamente libero di poter disporre della propria vita come meglio crede (ma solo della propria, intendiamoci!) — tuttavia mi sembra inaccettabile che questi e quelle (preti e chiese) godano di privilegi di sorta.

Oggi, la chiesa cattolica — in evidente difficoltà — sta cercando di instaurare nuovamente quell’antico potere che tanto male ha fatto all’Europa e al mondo intero. A queste preoccupanti strategie di restaurazione si unisce una altrettanto preoccupante politica di espansionismo ‘coloniale’ in aree del mondo (poche, per la verità) dove l’inquisizione, i roghi e le conversioni forzate non sono arrivate.
All’interno della stessa chiesa cattolica ci sono ovviamente voci dissidenti, che non condividono simili éscamotages machiavellici. Per questi personaggi, sebbene continuino a far parte di una istituzione religiosa che — per le ragioni sopra espresse — noi non accettiamo e non condividiamo (e torniamo a ribadire che qualunque istituzione religiosa, vecchia o nuova, ci risulta inaccettabile), nutriamo una sia pur mitigata stima. Preti cattolici fuori dal coro — come ad esempio Raimon Panikkar, Anthony Elenjimittam, Giuseppe Stoppiglia — che, per ragioni che non intendiamo discutere qui (mero opportunismo o opportunità di lotta?), preferiscono restare nell’ovile di santa madre chiesa, ma che al tempo stesso non accettano i vergognosi tentativi di restaurazione che la chiesa cattolica sta tentando disperatamente di attuare.

Scrive don Stoppiglia: «Negli anni successivi al Concilio Vaticano II si era creata un’aria frizzante, primaverile, era un continuo germogliare di vitalità. L’ascolto e il confronto fra le diversità era regola comune. Il dialogo fraterno con le altre esperienze religiose ed umane e la consapevolezza di essere un popolo in cammino erano i grandi temi messi in moto da quel grande avvenimento.
A quello straordinario periodo non seguì l’estate che porta a maturazione i frutti, ma si è passati, tristemente, subito all’inverno. Ecco allora un tempo di crisi, crisi che noi, figli del Concilio, ce la portiamo somaticamente dentro. Ci è rimasta, usando le parole di Neruda, “la nostalgia del possibile”.
Quando nasce dentro ciascuno di noi il desiderio di trovare una sponda sicura a cui ormeggiare la fragile barchetta della nostra fede e della nostra emotività, all’orizzonte appaiono antichi e nuovi fondamentalismi che ci garantiscono sicurezza, ma non lasciano spazio per il confronto, per il dubbio, per l’errore, per la ricerca, per il lento ma indispensabile processo di umanizzazione del nostro vivere.
Purtroppo ogni giorno crescono i segnali di chiusura sul piano sociale, politico e anche religioso, ed aumentano le interferenze di parte del clero nella politica e nelle deliberazioni dei partiti sia di governo, sia dell’opposizione. Si assiste ad un immischiarsi quasi quotidiano di lobby vaticane che vorrebbero trasformare il cattolicesimo in religione civile, come in America.
Il prof. Gustavo Zagrebelsky, giurista e già Presidente della Corte Costituzionale, ha scritto e riflettuto molto in merito, preoccupato dell’attacco ai fondamenti laici della costituzione italiana, dovuta a due fattori concomitanti: l’indebolirsi della separazione fra politica e religione che il Concilio Vaticano II aveva sancito e lo svuotarsi del preambolo sulla laicità della costituzione».

È ovvio, per quanto detto poc’anzi, che il nostro giudizio sul dialogo fra le religioni è critico. Non credendo affatto nella necessità dell’esistenza di una o più religioni ai fini di una ricerca spirituale, un dialogo fra simili ‘poteri religiosi’ non ci entusiasma granché e ci lascia anzi del tutto indifferenti. Al tempo stesso, in nome di quella libertà di cui siamo assolutamente convinti, risulta evidente che, in un mondo in cui esistono le religioni, è bene che queste dialoghino pacificamente fra loro e che nessuna pretenda di possedere la verità in modo esclusivo e intollerante.

Esiste un videodocumentario molto arguto e scintillante di umorismo sull’assurdità delle religioni: lo raccomandiamo vivamente:

Viviamo in un momento storico paradossale e fortemente caotico (e dentro di noi trama l’intuizione che si tratti del caos precedente una nuova armonia) nel quale non è facile trovare un orientamento. Una voce ne contraddice un’altra, la quale ne contraddice un’altra ancora e tutto è immerso nel più grande caos. Si rivendica a gran voce la libertà d’informazione, ma poi scopriamo che si legge poco e che il mondo dell’informazione e dell’editoria è vergognosamente manovrato da interessi di parte.
Essendo persuasi del fatto che una profonda presa di coscienza passi anzitutto attraverso un adeguato desiderio di approfondimento, di sete d’indagine, non possiamo che concludere questo articolo invitando a non fermarsi alle apparenze e a cercare di mantenere un atteggiamento il più possibile aperto e profondo, mantenendo in costante esercizio quelle facoltà discriminative e intuitive che albergano in ognuno di noi.
Purtroppo, anche il momento denominato axteismo cade nell’errore di presumere una verità (la non esistenza di Dio, nella fattispecie — che condivide con suo fratello maggiore, l’ateismo puro e semplice) partendo da una serie di riflessioni puramente mentali e, in quanto tali, altrettanto opinabili dei loro contrari.
Concludiamo rimandando a un’ultima riflessione: ma di quale Dio stiamo parlando? Infatti, “Dio” è una parola che può assumere valenze diversissime fra loro, perciò dovremmo anzitutto chiarire che cosa è (o cosa non è), per la nostra esperienza concreta, Dio. A tale scopo, consigliamo di leggere quanto Sri Aurobindo ha scritto in proposito in una lettera del 1936, cliccando su LA CONCEZIONE DEL DIVINO.

Gennaio 2006