GRECIA

La prima storia greca nasce dalle successive invasioni di quattro popolazioni indoeuropee provenienti dall’Asia: ioni, eoli, achei, dori.
Verso il 2.000 a.C., gli achei — popolo guerriero che fondò alcune città fortificate (la più importante delle quali fu Micene) — entrò in contatto con la fiorente civiltà cretese, accogliendone vasta influenza (pacifica civiltà marinara, Creta era dominata da una ristretta aristocrazia e governata da un solo re; a giudicare dalle rovina del palazzo di Cnosso, doveva trattarsi di una civiltà assai avanzata). Nel giro di pochi secoli la politica di espansione militare portò gli achei a sottomettere Creta, l’intera penisola greca e le isole dell’Egeo. Essi fondarono inoltre colonie in Asia Minore e raggiunsero con i loro traffici anche la Sicilia e la penisola italica. Attorno al XIII secolo a.C. una guerra, dovuta forse a motivi di concorrenza commerciale, si accinse fra gli achei e Troia (cantata da Omero nell’Iliade). La difficoltà di controllare i territori conquistati e l’invasione di un nuovo popolo, i dori, pose fine alla civiltà micenea.
I dori si fermarono più a nord rispetto agli achei, ovvero nella regione della Macedonia e dell’Epiro. Più tardi, però, nel XII secolo a.C., sotto la spinta di nuove popolazioni, penetrarono in territorio greco nel momento in cui la civiltà micenea dava segni di declino. Dopo avere travolto gli eoli della Tessaglia e gli ioni dell’Attica, i dori occuparono gran parte del Peloponneso, molte isole dell’Egeo e la stessa Creta. Una volta che si furono stanziati definitivamente nelle diverse regioni della Grecia, fondendosi in vario modo con le antiche popolazioni, crearono città-stato del tutto indipendenti l’una dall’altra, governate (come quelle achee), da un re, che era anche il capo dell’esercito e godeva di particolari privilegi. Già verso l’VIII secolo a.C., tuttavia, una classe di nobili guerrieri divenne, attraverso il controllo di larga parte del territorio greco, la classe dominante e si sostituì al re nella guida delle città.
Le città-stato, polis, erano divise in una parte alta, protetta dalle mura e sede del palazzo reale, l’acropoli, e una parte bassa, in cui vivevano gli artigiani e i contadini. Nella polis si trovavano il palazzo del Consiglio degli anziani, i templi degli dèi, i tribunali e una piazza, l’agorà, nella quale tutti i cittadini si riunivano in assemblee per discutere e dove si svolgeva il piccolo commercio di compravendita. La polis comprendeva inoltre tutti il territorio circostante con i campi, i pascoli, i villaggi, i porti costieri. Tutti i cittadini dovevano sentirsi uomini liberi e considerare proprio, per diritto di nascita, ciò che la città possedeva.
L’Ellade propriamente detta era solo una piccola regione della Tessaglia, ma i greci chiamarono complessivamente Ellade la penisola greca, le isole dell’Egeo e la costa occidentale dell’Asia Minore. Anche se queste regioni non furono mai riunite politicamente in un unico Stato, i greci con questo nome indicarono sempre la loro patria comune e chiamarono se stessi elleni (furono i romani a chiamarli greci).
Oltre alla lingua, anche la religione fu un elemento di unione fra tutti i greci. Essi non ebbero un libro sacro; chi raccolse le credenze religiose furono i poeti: Omero, Esiodo. Omero è tradizionalmente considerato l’autore delle due epopee greche più famose, l’Iliade e l’Odissea, che sono poi due fra le opere poetiche più celebrate in assoluto. Esiodo fu invece l’autore di una serie di scritti poetici, fra cui spiccano la Titanomachia (tradotta in italiano da Leopardi) e Le opere e i giorni, poema in cui l’operosità umana è vista nella sua prospettiva mitica.
I greci si riunivano periodicamente (ogni quattro anni) nei templi più famosi, come quello di Olimpia nel Peloponneso e di Delfi nella Focide, nei cui pressi, oltre alle cerimonie religiose, si svolgevano anche le gare atletiche e i giochi. In questa occasione perfino le guerre venivano interrotte da una tregua chiamata appunto olimpica.
Una crisi dell’agricoltura provocò, a partire dal secolo VIII a.C., una vasta migrazione di contadini verso le coste settentrionali dell’Egeo prima, poi del Mar Nero e dell’Italia. Nacquero così le colonie greche, che diventarono ben presto importanti centri commerciali, collegati con le città-stato da cui provenivano i coloni.
L’evoluzione politica della città-stato, intanto, progrediva. Accanto alla classe dei nobili si formò una classe di ricchi mercanti che cominciò a prendere parte al governo della città, collaborando con gli aristocratici. Si crearono in tal modo governi oligarchici; per meglio governare le città-stato si redassero leggi scritte che stabilivano i diritti e i doveri dei cittadini. Così nacquero le costituzioni di Sparta e Atene, le più importanti pòlis greche.
Sparta, dominata da una oligarchia potentissima militarmente, sottomise fra l’VIII e il VI secolo a.C. quasi tutto il Peloponneso e formò in seguito con le città sottomesse la lega peloponnesiaca.
Atene, del tutto diversa, anziché verso le conquiste territoriali, si indirizzò verso il raggiungimento all’interno di una solida democrazia. La lotta fra classi sociali favorì il sorgere della tirannia di Pisistrato, ma in seguito il governo di Atene passò nelle mani di Clistene, la cui costituzione segnò la nascita della democrazia ateniese, dove tutti i cittadini avevano uguali diritti e tutti, anche i più poveri, potevano partecipare al governo della città.
Ma, mentre Atene e Sparta si imponevano sulle altre città della Grecia, i re persiani continuavano una fortunata politica di espansione territoriale che li portò a sottomettere anche le colonie greche dell’Asia Minore. Quando queste si ribellarono e chiesero aiuto alla madrepatria, i Greci furono coinvolti in una guerra contro il potente impero persiano. Dopo un primo tentativo di invasione fallito, il re Dario portò, via mare, un enorme esercito contro la Grecia, ma a Maratona, nel 490 a.C., fu sconfitto clamorosamente.
Dieci anni dopo i persiani, guidati da Serse, compivano una nuova grande spedizione contro la Grecia. Sconfitto alle Termopili l’eroico spartano Leonida, i persiani dilagarono fino a Atene, che venne incendiata.
La flotta ateniese, tuttavia, distrusse nelle acque di Salamina l’immensa flotta persiana e Serse dovette ritirarsi. L’anno dopo, nel 479 d.C., l’esercito persiano, ritiratosi in Tessaglia, marciò nuovamente contro Atene, ma a Platea fu definitivamente sconfitto dai greci, che riuscirono poi a liberare dal giogo persiano anche alcune colonie dell’Asia Minore. La minaccia che da 14 anni gravava sulla Grecia era definitivamente allontanata.
La vittoria contro i persiani aveva aumentato il prestigio di Atene in tutta la Grecia. È il periodo dei grandi filosofi — Socrate, Platone, Aristotele — e dei grandi drammaturghi: Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane. Data l’importanza enorme che tutti questi nomi hanno avuto nello sviluppo culturale dell’Occidente fino ai giorni nostri, diamo per scontato che il lettore ne abbia una qualche conoscenza. Per scrupolo ricordiamo, dei tre principali drammaturghi greci, le opere più importanti. Delle 90 tragedie composte da Eschilo, solo sette sono sopravvissute, e fra queste un posto d’eccezione occupa Prometeo incatenato. Sofocle fu ancora più prolifico: 130 furono le tragedie da lui scritte (visse d’altronde fino all’età di 91 anni), ma anche in questo caso sette soltanto sono quelle pervenute a noi e, fra queste, citiamo senza dubbio Antigone ma anche Edipo re. Infine, delle 90 opere drammaturgiche attribuite a Euripide (più ‘moderno’ ma meno profondo dei due precedenti drammaturghi) ce ne restano 18, dove le Troiane è forse la sua opera più equilibrata e significativa.
La democrazia ateniese ricevette nuovo impulso vivificatore da Pericle (461-429 a.C.), che accentrò i poteri nelle mani del popolo. Anche Sparta, guidata da una oligarchia, aveva accresciuto il suo prestigio militare.
Nel 478 a.C. Atene costituì una lega con le colonie greche dell’Asia Minore che la portò presto a controllare tutti i traffici dell’Egeo e ad accumulare grandi ricchezze. La potenza di Atene non poteva non allarmare l’aristocratica Sparta, stretta anch’essa in una lega con altre città del Peloponneso e nel 431 lo scontro divenne inevitabile. Atene assediata fu colpita da una gravissima pestilenza, che uccise lo stesso Pericle. Dopo un lungo periodo di alterne vicende le due città giunsero a un compromesso e firmarono la pace di Nicia (421 a.C.).
La guerra riprese con la spedizione ateniese contro Siracusa, in Sicilia, città alleata di Sparta. Anche in seguito al fallimento della spedizione, Sparta, alleatasi ai persiani, riuscì a sconfiggere Atene, sia per terra che per mare (405-404 a.C.).
La lunga guerra aveva però indebolito la stessa Sparta, che venne prima in urto con i persiani, poi con Tebe, che era emersa fra le altre città greche. A Leuttra l’esercito spartano fu annientano.
Fu così che le città greche, che unite avevano reso invincibile il loro paese, ne fiaccarono la forza lottando fra di loro per il predominio.
L’unificazione della Grecia, che non era riuscita né a Sparta né a Atene, riuscì ai macedoni, un popolo greco per origine e lingua, ma che aveva costumi e istituzioni diversi dai greci.
Nel 359 a.C. divenne re di Macedonia Filippo II il quale decise di invadere la Grecia e a Cheronea, nel 338 a.C., trionfò contro ateniesi e tebani. Costituì in seguito fra le città greche (esclusa Sparta) la lega di Corinto, di cui egli assunse il controllo.
Alla morte di Filippo II, salì al trono il figlio Alessandro, non ancora ventenne. Dimostrate le sue eccezionali doti di condottiero nel domare una rivolta delle città greche, decise di sottomettere la Persia. Messo in fuga il re persiano Dario III, Alessandro si diresse verso est, conquistò Tiro in Fenicia, la Palestina e infine l’Egitto, dove fondò Alessandria. Ritornando sui suoi passi, in Mesopotamia sconfisse nuovamente i persiani, divenne re di Persia, e giunse attraverso la Persia fino all’India.
Un immenso regno era stato creato e Alessandro si adoperò perché tutti i popoli sottomessi si fondessero in uno solo. La morte lo sorprese nel 323 a.C. ancora giovanissimo e il suo vastissimo impero non gli sopravvisse. Esso fu diviso in tre regni: il regno di Macedonia, il regno dei seleucidi e il regno dei tolomei d’Egitto. Nella capitale di quest’ultimo regno, Alessandria, giungevano da ogni parte dell’Europa e dell’Asia scienziati e artisti di grande valore.
Il regno dei seleucidi, che comprendeva le terre d’Asia, fu il primo a disgregarsi. Attraverso varie vicende anche gli altri due regni finirono, per cadere in possesso dei romani.