IL SENTIERO VERSO L’UNO

Carissimo Tommaso,
non conosco quanto ha scritto Luc Venet, ma indipendentemente da ciò, il punto centrale di tutta la questione mi sembra essere il fatto che “l’ego”, la “personalità frontale” continua a tenere banco.
Ho passato una settimana di “riflessioni” per giungere in fondo a capire che non serve a nulla “riflettere”, “analizzare”, continuare a dare la scena a questa ménte che mènte, che continua a macinare dati su dati, gli uni in opposizione agli altri, invece di essere.
È passato ormai tanto tempo, lustri, da quanto entrai per la prima volta in contatto con “L’Avventura della Coscienza” e tutte le volte che mi capita in mano è sempre una nuova faccia del prisma infinito dell’esistenza-coscienza che mi si presenta in accordo con il momento evolutivo contingente.
In tutti questi anni mi ripeto sempre la stessa domanda, alla quale non trovo risposta: come faccio ad avere l’arroganza di definirmi “ricercatore” se continuo a vedere me stesso e gli altri attraverso le lenti della mente?
E poi, come facciamo ad essere così separati gli uni dagli altri pur parlando tutti di Sri Aurobindo e Mère che ad ogni momento ci indicano il sentiero verso l’Uno?
Un abbraccio fraterno,

Giuseppe Maglio
6 novembre 2007