SATPREM


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La mia prima tappa, è iniziata in riva al mare: un bambino che guarda l’immensità. È stato quello l’inizio e, forse, la fine di tutto. Ma ho camminato a lungo, attraverso molte esperienze che mi hanno condotto dalla Bretagna fino ai campi di concentramento e poi in India… No, in Egitto, dapprima. Dall’Egitto, sono andato in India, dove ho scoperto Sri Aurobindo e Mère. Il Loro sguardo. Poi sono ripartito, questa volta all’avventura in Guiana, nella foresta vergine, in Brasile, in Africa. E sono tornato di nuovo in India, perché c’era quello sguardo che mi aveva colpito. C’era Mère che era là.
Per diciannove anni, sono stato il testimone e il confidente di Mère. Ho avuto l’eccezionale privilegio di ascoltarla — ascoltare la sua esile voce tranquilla, divertita, cristallina, mentre mi raccontava le sue esperienze più sorprendenti, ma anche le più dolorose, le più coraggiose, nella nuova coscienza terrestre — bisognava essere capaci di non farsi raggelare il sangue. Oh! Mère, era il coraggio irriducibile, ma sempre con quel suo sorriso nel bel mezzo dei pericoli più mortali. Con la sua esile voce tranquilla, mi ha confidato questo impossibile cammino, i suoi dubbi, le sue incomprensioni, addirittura — perché come si può comprendere quanto vi capita quando vi trovate là, in una pelle d’uomo, mentre si produce ogni sorta di fenomeno che non ha nulla di umano — che è… che cosa? Non si può sapere in anticipo che cosa è.
Poi Lei se n’è andata, nel 1973. Ma, in realtà, non se n’è andata lontano. È qui. Lei è qui. Io la sento. Mi sorride. Mi conduce. Lei è qui. Se soltanto avessimo il coraggio della Gioia.
Mi sono occorsi otto anni per materializzare questo favoloso Messaggio di seimila pagine —l’Agenda di Mère — e tentare di tracciare un cammino nel mezzo di questo cataclisma verde che non era quello della preistoria ma di una storia non ancora nata, incomprensibile per noi.
Ed è stato solo nel 1982 che, un giorno, mi sono detto «proviamo», dopo aver materializzato e detto tutto quello che era dicibile nel nostro linguaggio umano… Un non-cammino impenetrabile e ignoto, dove si procede passo dopo passo senza sapere nulla, con, di tanto in tanto, alcune visioni della Nuova Coscienza che mostrano in modo talmente concreto e gentile il passo da fare, o il senso del passo, il pericolo che ci si trova di fronte e la situazione mondiale tutt’intorno, l’intenzione delle persone e i volti nella loro vera realtà, con un umorismo e una precisione materiale inimmaginabile, talvolta enigmatica, e un Sorriso Divino come per dirvi: «vedi, sono qui, cammino al tuo fianco…» Un cammino meraviglioso e impossibile, e supremamente Possibile grazie a questo Amore che ci conduce e conduce ogni cosa.
Ho tenuto dei taccuini di questa pericolosa Odissea, sentivo che bisognava lasciare delle tracce — li ho chiamati i miei «Carnets»: i Carnets di un’Apocalisse. I greci sapevano, e Giovanni di Patmos sapeva, che questa famosa «Apocalisse», di cui sono stati fatti tanti mostri (ma probabilmente si produrranno comunque dei terremoti e un certo numero di «bestie»… già visibili), voleva semplicemente dire «messa a nudo», apo-kalupsis. Siamo nei tempi della messa a nudo, la cosa orribile che vediamo brulicare dappertutto.
È la rivoluzione di Sri Aurobindo.
E l’Amore di Mère.