Io, io non so


testo di Satprem
tradotto da Tommaso Iorco
e musicato da Americo Piaggesi


Un canto in lontananza, dietro
le pianure dell’India.
Un bambino è là. Sono io
questo bambino. Sono io
questo vecchio. Sono nato da
sempre, forse ieri,
o in questo stesso istante?
Sono così vecchio, ma così vecchio
che queste pianure fremono in me
come la prima risacca
di un mare antico
che lambisce un continente dimenticato.
Mi ricordo. Io
mi ricordo, era lontanissimo
come questo canto,
era vicino, adesso.
Era sempre. Sono io
questo vecchio? Sono io
questo bambino? Sono
ciò che ascolta, che ascolta. Sono
ciò che guarda, che guarda,
fino a farmi scoppiare l’anima
— in un sorriso, in un’antica
pena, nella vecchia
pelle del mondo, il suo
eterno sorriso. Andrò
a morire? Guarderò
ancora, ascolterò ancora?
Un canto si spegne laggiù
con il sole sulla pianura. Domani,
domani è tutto uguale
— io sono là in quello
che non si muove. Era ieri,
era domani. Ascolto
un ignoto mai raggiunto
che mi fa nascere ancora e ancora.
Sono un bambino che sorride,
un vecchio che sorride.
Sono, io sono. E questo
secondo che passa continua
a vibrare nel mio cuore
come il grido d’un
gabbiano mai afferrato — io passo,
passo oltre, resto, sono
sempre, con il sole
che muore, questo canto
che muore e questo sorriso
tenero che rimane,
sulle guance di questo bambino,
sulle labbra di questo vecchio, io
non so.


[testo estratto da secondo volume dei
Carnets d’une Apocalypse
pubblicato nel 2000 dallo Institut de Recherches Évolutives

e riguardante gli anni compresi fra il 1978 e il 1982;
il testo di questa canzone è stato tradotto da una poesia
scritta nel corso del 1980 ma sprovvista di data precisa
(vedi pagine 165-166)]