Torquato Tasso

(1544 - 1595)


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Io veggio in cielo scintillar le stelle

Io veggio in cielo scintillar le stelle
oltre l’usato e lampeggiar tremanti,
come ne gli occhi de’ cortesi amanti
rimiriamo talhor vive facelle.

Aman forse là suso, o pur son elle
pietose a’ nostri affanni, a’ dolci pianti,
e scorgono l’insidie e’ passi erranti
là dove altri d’amor goda e favelle?

Cortesi luci, se Leandro in mare
o traviato peregrin foss’io,
tra’ boschi attenderei da voi soccorso.

Così vi faccia il sol più bello chiare,
siate fidata scorta al desir mio
e guidate de’ passi il dubbio corso.


Sri Aurobindo’s remarks:

«When it seized upon the romantic life-motive, the meeting-place of the Teuton and the Celt, we see it losing entirely the mystically sentimental Celtic element, Italianasing it into the sensuousness of Tasso, and Italianasing the rest with an intellectual, a half imaginative, half satiric play with the superficial motives of romance —, the inevitable turn of the Italianised Roman spirit.»


Lunge da voi, ben mio

Lunge da voi, ben mio,
non ho vita né core e non son io,
non sono, oimè, non sono
quel ch’altra colta fui, ma una ombra mesta,
un lagrimevol suono,
una voce dolente; e ciò mi resta
solo per vostro dono,
ma resta il male onde morir desio.