ILIO

poema epico di Sri Aurobindo


aria nuova edizioni


SINOPSI


I - IL LIBRO DELL’ARALDO [694 versi]

L’epopea si apre con la descrizione dell’aurora del giorno fatidico in cui Ilio (la città di Troia) verrà distrutta. La dea Aurora fissa tale decreto divino nell’aere sottile.
Taltibio, l'araldo argivo inviato da Achille, in queste stesse ore che segnano il sorgere del sole, raggiunge i portali di Troia. Deifobo, figlio del re Priamo, lo fa entrare e l’araldo chiede subito udienza presso il consiglio troiano. Il giovane Trasimaco corre per avvertire Enea, figlio d’Anchise, il quale raggiunge in breve Deifobo, così come fanno Paride e Pentesilea. Taltibio riporta a questo punto le parole di Achille, proponendo ai troiani un’alleanza con i greci, pena la distruzione della città.
Pentesilea coglie immediatamente la sfida e cerca di convincere i suoi alleati troiani a non accettare la proposta di Achille. Il Consiglio troiano, come d’uso, chiede a Taltibio di attendere il pronunciamento dei cittadini, i quali verranno appositamente convocati.

II - IL LIBRO DELLO STATISTA [498 versi]

La città di Troia si sveglia al mattino, ignara di trovarsi al suo ultimo giorno di vita. I cittadini si dirigono ognuno alla propria occupazione, come in un qualunque altro giorno.
Viene convocata l’assemblea. Su invito del vecchio re Priamo, Deifobo apre il dibattito, riassumendo il messaggio condotto da Taltibio. Quindi prende la parola il saggio statista Antenore, il quale ormai non gode più dei favori popolari, poiché accusato di favoreggiare i greci. Avendo contribuito alla grandezza di Troia, egli non accetta un'accusa così infamante, e tuttavia consiglia appassionatamente ai troiani di accettare l’offerta di Achille e di prepararsi a una nuova rinascita a venire. I cittadini di Troia là riuniti sono vivamente impressionati dal discorso di Antenore, ma l’avversione che provano per l’oratore non riesce far loro superare il muro di diffidenza.

III - IL LIBRO DELL’ASSEMBLEA [649 versi]

Laocoonte, figlio di Priamo e sacerdote del dio Apollo, prende la parola per istillare nuovo coraggio al popolo troiano, al quale Antenore non ha lasciato altra scelta che la resa, seppure seguita da una vana speranza di rinascita. Le sue parole riaccendono l’entusiasmo nell’intera assemblea: egli accusa Antenore di essere un disfattista al servizio del nemico, spronando il popolo a non arrendersi ai greci. Uno scroscio di applausi conclude il discorso e, in questa atmosfera esaltata, prende la parola il vecchio Ucalegone, che tenta di ricordare ai suoi concittadini la codardia di Laocoonte, ma il popolo infervorato lo zittisce. Dopo di lui parla il figlio di Antenore, Alamo, da tutti stimato per il suo coraggio guerriero. Con toni diplomatici, cerca di difendere il proprio padre, pur dichiarandosi disposto a combattere qualora l’assemblea scegliesse di proseguire la guerra. L’ultimo intervento è di Paride, che con la sua forza seducente spinge il popolo a non accettare la proposta di Achille. I cuori dei giovani s’infiammano a quelle parole e l’intera assemblea si riconosce in esse. A Enea non resta che riconoscere la volontà dei troiani e, in conclusione, Deifobo invita i cittadini a prepararsi allo scontro.

IV - IL LIBRO DEI COMMIATI [776 versi]

Tutti i troiani si preparano al combattimento.
Nel palazzo d’Anchise, Creusa si intrattiene con il suo sposo Enea, mentre lo stesso Anchise benedice i propri figli e raccomanda loro di combattere con coraggio.
Enea si dirige quindi al palazzo di Antenore, dove viene accolto dal giovane Euro, il quale lo supplica di condurlo in battaglia. Nel frattempo, il vecchio Antenore getta la sua maledizione su chi, fra i suoi consanguinei, decidesse di battersi. Alamo, tuttavia, sceglie la guerra, per cercare di vendicare il proprio padre Polidama e gli altri caduti; maledetto da Antenore, si avvia verso il campo di battaglia, in compagnia di Enea e subito raggiunto da Euro.
Nel palazzo di Priamo fervono i preparativi per la guerra. Paride si sta armando, aiutato dalla bella Elena, quando viene chiamato da suo padre Priamo, affinché possa ascoltare le parole di Cassandra, sua sorella, ispirata da Apollo. Paride, scettico e desideroso di battersi, cerca di mettere in luce gli aspetti positivi della visione di Cassandra, esortando i genitori ad avere fiducia nella propria interpretazione delle parole della propria sorella. Ma alla partenza di Paride e di Elena, Cassandra viene presa da fervore profetico e predice la fine di Troia. Anche Pentesilea si sta preparando allo scontro, accettando di prendere sul suo carro il giovane Euro.
A questo punto Deifobo apre il consiglio di guerra. La superiorità numerica dei greci è ulteriormente aggravata dalla discesa in campo di Achille, perciò decidono un piano di controffensiva.
A questo punto, i capi si riuniscono sotto i portali di Ilio, seguiti ciascuno dalle proprie truppe.

V - IL LIBRO DI ACHILLE [323 versi]

Taltibio nel frattempo fa ritorno al campo di Achille e, entrato nella tenda dell’eroe greco, gli riporta la decisione presa dai troiani. Achille è dispiaciuto: certo della caduta di Troia, avrebbe preferito evitare questo massacro. E tuttavia, sapendo che la guerra è la legge del mondo, si arma immediatamente e ordina a Automedonte di riunire l’esercito mirmidone.
Taltibio si commiata da Achille e si reca presso l’accampamento argivo per presiedere l’assemblea dei capitani, per riportare loro l’essenza del messaggio di Achille: l’assemblea resta silenziosa, ma la collera alberga nei cuori.

VI - IL LIBRO DEI CAPITANI [442 versi]

Agamennone prende la parola per primo, dominando a fatica la propria ira: biasima l’ambizione smisurata di Achille, e tuttavia chiede all’assemblea di mettere da parte ogni rancore personale. Subito dopo, Menelao esterna il proprio scoraggiamento, seguito da re di Creta, Idomeneo, che non intende più riconoscere Agamennone quale re supremo e esprime il suo più vivo disappunto nei confronti di Achille. Segue Aiace, che indica Achille come il solo in grado di sconfiggere Pentesilea. A queste parole si oppone Diomede. Quindi Protoenore accusa Idomeneo e Menelao di mollezza, ribadendo che la guerra deve seguire il suo corso, fino alla distruzione dell’uno o dell’altro schieramento. L’ultimo intervento è quello di Odisseo che, essendo privo di detrattori e mostrando una solida dose di saggezza di buon senso, esorta tutti a raccogliersi intorno a Achille per sconfiggere Troia. Le sue parole si chiudono sotto gli applausi dell’intera assemblea.

VII - IL LIBRO DELLA DONNA [298 versi]

I capitani, giunti a una delibera, escono dalla tenda per raggiungere ciascuno la propria armata. Diomede invia immediatamente uno dei suoi uomini da Achille per ricordargli un’antica promessa: che Pirro (il giovane figlio di Achille) faccia esordio sul campo da guerra al suo fianco, sigillando così quell’amicizia che legò Peleo (padre di Achille) a Tideo (padre di Diomede). Achille, appena raggiunto da Pirro, gli prodiga alcuni consigli.
Sul punto di scendere in campo, Achille viene fermato da Briseide, la quale gli confida una visione notturna ripetutasi per tre volte: Apollo, con il suo arco d’argento, scocca una freccia sul tallone dell’eroe. Briseida supplica quindi Achille di essere prudente. Questi, dopo avere rassicurato la donna, sale sul suo carro e si avvia, con i suoi guerrieri, sul campo da guerra.
Approfittiamo di questo libro, dedicato alla donna, per sottolineare infine come Sri Aurobindo abbia delineato in modo molto particolareggiato i personaggi femminili presenti nell’epopea: Elena, Ecuba, Cassandra, Polixena, Creusa, Briseide.

VIII - IL LIBRO DEGLI DEI [779 versi]

Mentre Europa e Asia si scontrano violentemente in Troade, Zeus guarda il mondo e chiama a raccolta tutti gli Dei. Interpellati su quanto sta accadendo a Troia, ognuno comunica il proprio punto di vista.
Ares decide di non appoggiare i greci: intende attendere la venuta di Roma per potersi manifestare. Zeus presta il proprio assenso e Ares scende sulla terra in aiuto di Deifobo.
Afrodite prevede invece che la venuta dei romani costituirà per la sua deità causa di svilimento. Zeus la prega allora di porsi al fianco dei greci.
Apollo annuncia di voler scendere fra i mortali per preservare la fiamma della rivelazione poetica e, subito dopo, si dirige sulla terra e si pone dietro Paride.
Poseidone proclama poi di impegnarsi per la caduta di Troia, chiedendo che le sue nazioni marittime favorite, Grecia e Cartagine, vengano favorite. Zeus lo rassicura. Perciò il dio del mare si volge verso la terra e sceglie di aiutare Diomede e Pirro per contrastare i troiani.
Atena, facendo anzitutto notare che gli dèi, proprio come gli uomini, non sono che strumenti della volontà di Zeus, si schiera a fianco dei greci, decidendo di porsi sopra il capo di Odisseo.
Efesto, servo onesto e laborioso di Zeus, si schiera dalla parte dei greci, a fianco di Aiace, per appoggiare i carri da guerra tebani e focidi.
A Era, sua sorella e sposa, Zeus affida il compito di ridurre Troia in cenere. E, in tutta la sua maestà, Era scende sulla terra, fermandosi dapprima sul monte Ida, per poi dirigersi verso Agamennone e confondendosi fra i miceni.
A Artemide, invece, non avendo ottenuto alcun favore, Zeus promette la venuta della sua ora.
Il re degli dèi resta quindi solo con Ananke (la Necessità), Ade (la Morte) e Temi (la Giustizia).Infine, dopo la partenza di questa traide tremenda alla volta di Troia, Zeus si interiorizza per annullare l’operato di Ananke e della Tenebra, mentre la triade terrifica penetra nel tempio troiano di Atena e distrugge la statua della dea: la città è ora priva della sua protezione.

IX - LIBRO IX [341 versi]

Sul campo da guerra, Apollo istiga in Zeto (uno dei capitani di Achille) la funesta ambizione di combattere personalmente contro Pentesilea. Achille, dopo avere tentato invano di dissuaderlo, si lancia anch’egli nella mischia. Paride invita i suoi uomini a concentrarsi contro Achille. Pentesilea uccide Zeto e i suoi due fratelli. Achille, nel frattempo, guidato da Atena, si dirige verso Pentesilea. Alla vista di Achille, gli ftii in difficoltà si rianimano di coraggio.

Il libro IX, incompiuto, termina qui.
Possiamo congetturare il seguito dell’epopea, immaginando dodici libri complessivi, come è d’uso nelle epopee in lingua inglese —

Libro X: Achille uccide Pentesilea in un corpo a corpo serrato. Ma, avvedendosi della bellezza della donna, egli si rammaricherà per la perdita di un essere così speciale, in cui bellezza e coraggio si trovavano unite insieme.

Libro XI: Achille, vanificando l’intero lavoro compiuto da Pentesilea, respinge i troiani ai piedi delle mura della città, anche se alla fine verrà ucciso da una freccia alla caviglia, scoccata da Paride e guidata dal dio Apollo.

Libro XII: Dato che i poteri del dio Ares è decretato che cessino al calare del sole, Troia verrà invasa di notte e incendiata. Così dunque il destino di Ilio si compie. Una nuova èra si appresta a sorgere sul mondo.