L I L A
VOCABOLARIETTO

Il volume del poema epico Lila contiene, al fondo, un DIZIONARIETTO dei termini legati alla mitologia di varie culture planetarie (una cinquantina, all'incirca).
Qui di seguito pubblichiamo invece un sostanzioso elenco di lemmi non propriamente comuni (o la cui accezione necessita di alcune precisazioni) contenuti nell’epopea.
Ricordiamo che la parola sanscrita Lila, generalmente tradotta come “gioco” (intendendo il Gioco del Divino nel Divenire universale) rappresenta in realtà la “estrinsecazione” di forze in perpetuo movimento, in riferimento per l'appunto all'atto spontaneo della manifestazione cosmica dell'Assoluto nel Fenomeno.

Abato (XLIX.4) Luogo sacro, per lo più sotterraneo, riservato agli ierofanti; usato talvolta come sinonimo di oltretomba.

Abbaco (LXIX.27) Tavola per fare i conti.

Abigei (IV.40) Ladri di bestiame, razziatori.

Abnorme (VI.108) Che è fuori dalla norma; anomalo, irregolare, anormale.

Abradere (XXI.91) Togliere via radendo, raschiando.

Abside (X.69) Nelle basiliche, struttura semicircolare (o poligonale) e volta semisferica posizionata nella parte opposta all’ingresso.

Acerrima (LXV.6) Accanita, irriducibile.

Accatto (XCIX.93) In genere, i dizionari collegano questo termine al non documentato latino parlato ad-captare, ma si ipotizza il significato alternativo di acquisto, guadagno, possesso.

Acciarino (III.147) Piccolo strumento di acciaio da battere sulla pietra focaia per accendere l’esca.

Accidia (XC.83) Negligenza, svogliatezza interiore.

Acqua tofana (XC.60) Liquido velenoso, incolore, insapore e inodore (creato da una cortigiana per le donne insoddisfatte del marito).

Acquidoccio (LXXXVI.35) Fogna, cloaca.

Acribia (LXXIX.109) Accuratezza, scrupolosità, precisione.

Acrocoro (XCV.56) Altopiano con versanti scoscesi.

Adespoto (XCI.126) Anonimo.

Adorna (XXVIII.8) Ornata, abbellita.

Adusto (LXXVIII.81) Riarso dal fuoco.

Affrantura (XII.89) Fiaccare, opprimere.

Agemina (XLVIII.1) Intarsio di lamine d’oro e d’argento su lastra di rame.

Aggavignandosi (XV.66) Avvinghiandosi, aggrappandosi.

Alacrità (III.172) Solerzia, prontezza (latino alacer, alacris, “allegro, vivace”).

Albedine (IX.2) Bianchezza; chiarore; principio di purezza.

Alchermes (XCII.100) Liquore sciropposo, rosso intenso, di sapore gradevole — anticamente si riteneva scacciasse il demone della paura.

Alcova (VI.53) Stanza divisa in due parti per lo più da un arco, che si chiude con portiere o cortine, allo scopo di adoperarla per doppio uso, come camera da letto e salotto di lavoro.

Alea (V.149) Rischio.

Alkemia (XXXV.110) Termine arabo (al-kemia) da cui deriva la parola “alchimia”.

Alicorno (LXXXIX.8) Corno (magico) dell’unicorno.

Alterità (XXXVIII.54) Carattere di ciò che è “altra cosa”, differente, distinto.

Altrettale (I.25) Simile, uguale, analogo.

Alveo (XII.100) Cavità o letto in cui scorrono le acque di un fiume.

Amari (XIV.64) Due laghi lungo il canale di Suez.

Ambulacro (LXX.51) Corridoio (o cortile) in un vasto edificio, dove si può deambulare.

Amerimnia (XCIX.66) Assenza di passioni e preoccupazioni.

Anagogia (LXXVIII.110) Senso mistico di scritture sacre.

Andito (LX.74) Tragitto stretto e lungo, che funge da comunicazione fra le varie parti della casa.

Androteratologiche (LXIX.88) Umane deformità.

Angiporti (LXXXV.128) Vicoli, viuzze strette per lo più senza uscite (‘quasi angusti porti’).

Angui (XI.101) Serpenti.

Antecosmico (X.11; XIII.14) Precedente il cosmo.

Antelucano (XVI.71) Precedente la luce.

Antesignano (XII.28) Che ne precede altri.

Anteveggente (XVI.96) Che pre-vede; lungimirante, profetico.

Antimonio (LXIV.43) Elemento chimico solido, fragilissimo, di colore argenteo, tossico quando l’arsenico.

Antinomia (XXXII.45) Contraddizione tra due principî, tale che l’uno esclude l’altro, pur essendo ciascuno di essi in sé giustificabile.

Antipodi (XLVI.74) Ciò che è diametralmente opposto a un dato punto della superficie terrestre; in senso figurativo, trovarsi su posizioni diametralmente opposte.

Apateia (XCIX.69) assenza di emozioni compulsive o sregolate.

Apio (V.35) Fregio ornamentale.

Apocatastasi (XCVII.33) Ritorno allo stato originario; reintegrazione.

Apofatismi (LXVIII.93) Metodi teologici secondo cui Dio è inconoscibile attraverso gli strumenti razionali, pur riconoscendo la possibilità di un esercizio dialettico volto a discriminare l’esistente e culminante comunque nell’arresto di ogni attività discorsiva.

Apokalypsis (XXXVIII.30) Termine greco da cui deriva la parola “apocalisse”, viene utilizzata nella presente epopea (anche quando riportata in italiano) nella sua accezione letterale di “messa a nudo” più che con le connotazioni catastrofiche che gli vengono generalmente addebitate.

Apoteosi (VI.92) Magnifica cerimonia mediante la quale venivano annoverati fra gli Dei uomini particolarmente illustri (es. imperatori).

Arciloquela (LXXXIII.32) Suprema facoltà di parola

Arcipollante (LXXX.88) Neologismo: che germoglia abbondantemente.

Ariafiamma (XLVIII.37) Insegna reale, gonfalone di seta rossa con una fiamma dipinta in campo d’oro.

Arcame (XLIX.107) Ornamento d’oro (dal latino àrca, “cassa” e dal greco àrkos, “riparo”) che le donne anticamente portavano al posto della ghirlanda; oggi si usa perlopiù come sinonimo di salma, soprattutto nella sua forma “carcame” (da carco, “carico” — vedi). In questo contesto rappresenta invece il corpo fisico da trasformare nell’oro sopramentale, quale ornamento, arca e riparo dell’anima.

Architrave (IV.85) Trave orizzontale sostenuta da colonne.

Aristoi (XXXVII.35) “Migliori”.

Armigero (XCV.66) Che porta o usa le armi.

Arpia (XIII.46) Creatura mostruosa (lett. “la rapitrice”), con viso di donna e corpo d’uccello rapace.

Arrocco (XX.111) Particolare mossa del gioco degli scacchi che coinvolge il re e una delle due torri (è l’unica mossa che permette di muovere due pezzi contemporaneamente).

Arroto (LXXIX.144) Aggiunto, nel senso di coadiuvatore di alcuni magistrati.

Artiere (I.144) Originariamente significava artigiano, ma in seguito ha assunto pure i significati di artista e di artefice. Qui designa l’Artista o Artefice Supremo.

Artimone (LIII.119) Albero e vela di mezzana (ovvero, l’albero principale).

Aruspice (XVII.43) Mago, vaticinatore, profeta, augure, indovino.

Atarassia (LXXIX.145) Condizione di perfetta imperturbabilità d’animo (simile al sanscrito samata).

Atout (XXXVI.85) Ciò che contiene buone possibilità di riuscita.

Atro (II.90) Nero, fosco, tenebroso, oscuro.

Augurio (V.159) Divinazione del futuro mediante il canto e il volo degli uccelli; quindi, per estensione, segno, indizio o presagio di cosa futura.

Aulenti (LXXXVIII.96) Odorose.

Autogeno (X.62) Che si genera da sé.

Autolatra (XC.79) Adoratore, egolatra, estimatore esagerato di sé.

Avita (XV.61) Relativa agli avi.

Avventizi (XLIII.22) Sopraggiungenti da fuori.

Avvoltolava (VII.62) Involtare più volte qualcosa; avvolgere.

Bagattelle (XLVII.75) Cose frivole, da nulla o da poco.

Bagola (C.93) Frutto del fiore-di-loto.

Balaustra (XXV.40) Parapetto per terrazze e scalinate, costituito da una sequenza di pilastrini poggianti su uno zoccolo e raccordati tra loro in alto.

Bandella (XLVI.12) Risguardo della sovraccoperta di un libro.

Barattiera (XLV.100; LXVIII.34) Trafficona; che fa baratti.

Basterna (XCIX.44) Specie di carro.

Basto (LXXXI.39) Fardello.

Battigia (VII.8) Linea della spiaggia marina (o delle sponde dei fiumi e dei laghi) battuta dalle onde o lambita dalle acque; bagnasciuga, battima.

Bautta (LXXX.85) Veste a guisa di mantellina per preservarsi dal freddo e dallo sguardo altrui.

Bava (LXXVIII.84) Qui nel senso di “piccolo soffio di vento”.

Berciò (XCI.50) Urlò in modo sguaiato e volgare.

Betile (LXVI.57) Pietra a cui si attribuisce una funzione sacra (ebraico: “dimora di Dio”).

Bigoncia (C.96) Vaso di legno; per estensione, pulpito di legno a forma di vaso.

Bioccolo (LXXXI.19) Fiocchetto di lana; per estensione, piccola particella.

Bistri (LXX.5) Pigmenti ricavati dalla fuliggine del camino (greco bystra, “cosa che ottura”).

Bisunto (LIII.94) Molto unto, lurido.

Boccascena (VI.161) Parte anteriore del palcoscenico, giusto di fronte agli spettatori, delimitata dal proscenio.

Bolgia (XIV.34) Luogo chiassoso in cui regna confusione.

Borro (LXXXV.96) Luogo scosceso e incassato dove scorre l’acqua; via stretta e affossata.

Botro (LXXIX.53) Fosso.

Bovindo (LIX.63) Balcone chiuso da vetri.

Bracconiera (XVIII.87) Che caccia in tempi o luoghi proibiti o senza regolare licenza; cacciatrice di frodo.

Brago (XXI.57) Melma, pantano.

Braide (XCVII.36) Campi suburbani tenuti a prati.

Bregma (XCII.97) L’ultima parte del cranio che si consolida (nei neonati è molle).

Brusta (LXXIX.28) Carbone minuto per ardere.

Bucrani (LV.98) Decorazioni marmoree con oggetto di cranî di bue ornati da festoni (arte funeraria antica).

Bulicame (XC.22) Moltitudine confusa che si muove similmente all’acqua che bolle.

Busillis (XXIV.79) Problema spinoso e di difficile soluzione; punto dolente della questione. Secondo la tradizione, un amanuense che stava ricopiando un testo del Vangelo chiese il significato del termine 'busillis', e si scoprì che il testo originale recitava in diebus illis magnis plenæ ("in quei giorni vi era abbondanza di grandi cose”), mentre l'amanuense aveva erratamente segmentato il testo in indie busillis magnis plenæ ("in India c'era abbondanza di grandi busillis"), dove "busillis" rappresentava l'ablativo plurale di un ipotetico sostantivo maschile (l'uso di lasciare uno spazio tra le parole è un'acquisizione recente: in latino intorno al 700 d.C.).

Cabala (VIII.12) Dottrina segreta presso gli ebrei, tesa a interpretare i loro testi sacri in senso esoterico (in larga parte mediante l’ausilio di una sorta di scienza dei numeri), derivandone pratiche mistiche per entrare in contatto con esseri superiori.

Cabiriche (LXVI.69) Relativo ai “cabire”, antiche divinità greche della fertilità.

Cachinno (XCI.126) Riso smoderato e beffardo.

Cacume (XI.57) Acutezza, nel senso di intensità penetrante; acume.

Calamo (XLVI.37) Parte di penna degli uccelli priva di barbe che si usava per scrivere (per estensione, penna da scrivere); canna (per estensione, canna di strumenti musicali a fiato); stelo d’erba.

Calandre (LXXXVIII.88) Dal greco kylindros, “cilindro”, e dal latino columna, “colonna”.

Calcinazione (LXVI.78) Riscaldamento ad alta temperatura allo scopo di eliminare tutte le sostanze volatili da un composto chimico (processo alchemico da intendersi anche in senso simbolico).

Callido (III.70) Astuto, accorto.

Camuso (LXXIV.19) Schiacciato.

Capestro (LVIII.66) Corda per impiccare; forca.

Capitello (VII.20) Parte superiore di un portale a colonne o a pilastri, su cui poggia l’arco (architrave), con funzione decorativa.

Carcame (LIII.26) Carcassa animale, relitto di navi, resti disfatti di oggetti (anticamente era un ornamento d’oro e di gioia che le donne portavano in capo come ghirlanda). Vedi pure “arcame”.

Caribo (XXXIX.86) Canto per danza.

Carminativo (LV.3) Rimedio magico, atto a sciogliere incantesimi o dolori.

Carmini (XVII.90) Dal latino carmen: canto, inno, preghiera, predizioni, vaticini, formule, versi poetici.

Catafatismi (LXVIII.89) Metodi teologici che sostengono la conoscibilità di Dio attraverso la ragione.

Catartico (V.160) Relativo a catarsi (processo di purificazione).

Catatonica (XIII.82) Tendente verso il basso.

Catelloni (LXXXII.74) Quatto quatto, piano piano.

Cazza (XCIX.17) Vaso in uso presso gli alchimisti.

Cefalica (XI.66) Della testa, relativa alla testa.

Cerulei (VII.73) Del colore del cielo sereno.

Cesio (LXVI.79) Elemento chimico (dal latino caesius, “blu cielo”) radioattivo, con il più basso potenziale di ionizzazione; è l’elemento più elettropositivo di tutti e reagisce in maniera esplosiva al contatto con acqua fredda, ghiaccio e temperature molto elevate.

Chioccio (LXX.89) Suono roco e stridente.

Chionzo (XC.36) Gonzo, ottuso.

Chiotto (XC.36) Silenzioso, raccolto in sé.

Cinabro (LXVI.26) Minerale rossiccio; il “campo di cinabro” è la traduzione letterale del cinese dan tien, sede del qi o energia vitale del corpo.

Cinigia (LXXIX.14) Cenere, per lo più calda o che ha del fuoco.

Circonfulsa (XVII.96) Che viene fatta risplendere tutt’intorno.

Cirenea (VI.45) Che si addossa le pene altrui (nella leggenda, Cirene aiutò Gesù a portare la croce sul Calvario).

Clorotica (XXVI.105) Verdastra o giallognola, eccessivamente pallida.

Coefora (LXXXI.40) Donna che portava le offerte al dio.

Coevo (II.74) Che esiste dallo stesso tempo di un altro; della stessa epoca, dello stesso periodo, contemporaneo.

Coffa (LIII.9) Piano di tavole stabilito sulle crocette degli alberi primarî di una nave, ai cui bordi si assicuravano le sartie e su cui posava la cesta nella quale stava la vedetta.

Coglia (XC.66) Vestirsi con ricercatezza per far bella mostra di sé.

Cogno (XC.66) Nolo; usura; “uomini da cogno”: che si vendono, prostituendosi.

Colmigno (XCI.61) Comignolo.

Colostro (XCIV.28) Il primo latte che esce dal seno di una donna sgravata, considerato nocivo per il bambino perché troppo denso.

Commessura (LXXIX.34) L’atto o il modo di connettere insieme le diverse parti di un tutto (più comunemente, il punto in cui esse si uniscono).

Compicciare (XCIV.65) Cominciare a lavorare con frutto, relativamente ai ragazzi a bottega.

Complessione (LXXIV.88) Stato del corpo risultante dall’unione delle varie parti e della relazione fra loro e con il tutto.

Conativo (LXXXIX.11) Funzione ingiuntiva o imperativa del linguaggio.

Conato (XIV.44) Sforzo, mossa, tentativo.

Congerie (XXXVII.86) Quantità di cose gettate senz’ordine una sull’altra; ammasso.

Continuova (C.27) Neologismo: continua + nuova; sempre nuova.

Coonestamento (XCI.91) Giustificazione fondata su motivi cavillosi o fasulli.

Corba (VIII.108) Cesta rotonda, di forma piramidale o conica, fatta di giunchi; di grandi dimensioni, talvolta munita di coperchio incernierato.

Cordigliere (LVIII.109) Catene montuose.

Corifeo (XXXIV.23) Chi guidava il coro nelle rappresentazioni greche e romane.

Coriacei (XXXV.17) Simili al cuoio per aspetto e durezza; insensibili.

Coribanti (XXXVIII.102) Sacerdoti di Cibele in Frigia, celebravano i rituali in onore della Dea con musiche infervorate e danze pirriche sfrenate.

Corindone (IX.94) Sostanza minerale (sanscrito kuruvinda, “goccia rossa”) che dopo il diamante è la più dura fra le pietre preziose ed è la più pesante.

Corista (LXXII.79) Termine avente un doppio significato: cantante del coro, oppure accordatore degli strumenti musicali.

Corografia (LXXIX.51) Descrizione particolareggiata di una regione.

Cosmorama (LXXXI.1) Esposizione di vedute rappresentanti siti o monumenti.

Costrutto (VIII.28) Disposizione, ordine dei sintagmi nella frase; per estensione, senso, significato, nesso logico.

Cozione (LXXXII.33) Cottura.

Creosotero (LXXX.86) Neologismo: salvatore della carne.

Cribro (XCI.101) Vaglio, setaccio.

Criptoportico (LXXIX.58) Portico nascosto, corridoio o via di passaggio coperta.

Crode (IX.70) Pareti rocciose a picco.

Croio (LXXXII.68) Duro.

Cronovisore (XCIV.1) Macchina del tempo.

Ctonio (XIII.24) Della terra, sotterraneo.

Cupidea (XCIX.37) Relativa a Cupido, il dio dell’amore.

Curialesco (XCIII.101) Pedante, cavilloso, ampolloso.

Dagherrotipi (XI.42) Prime fotografie rudimentali.

Daimon (XXXIX.16) In origine (per Socrate) si tratta di una particolare divinità che alberga nell’intimo dell’uomo e lo dissuade dal compiere alcune azioni. In seguito, altri autori greci diedero al termine un significato anche negativo, mentre Kant paragonerà questo principio divino all’imperativo categorico e alla coscienza morale dell’uomo. In questa epopea la sola accezione attribuita alla parola è quella originale, considerata avulsa sia dalla deformazione demoniaca, sia dalla coloritura etica.

Debbio (LXXIX.35) Abbruciamento di legni e sterpi sul campo per ingrassarlo.

Decerebrazione (LXXXVI.61) Condizione patologica in cui si evidenziano disturbi del tono muscolare dovuti a lesioni del tronco cerebrale.

Decussata (XI.23) A forma di ‘x’.

Deliquio (XVII.4) Perdita di sensi.

Delubro (LXXIX.60) Santuario pagano ove è posta la statua del nume.

Dereistico (LXXXVIII.48) Quando i dati soggettivi (e immaginarî) prendono sopravvento su quelli oggettivi (e concreti).

Desidia (XI.87) Inerzia, pigrizia, ignavia.

Deus ex machina (VI.160) Divinità che, nella tragedia greca, si faceva scendere dall’alto per mezzo di un apposito meccanismo, a risolvere una situazione umanamente insolubile.

Deva (XXIV.82) Divinità, dio (termine sanscrito).

Diaccia (XI.121) Gelida, glaciale.

Diadochi (LXXXIV.37) Successori, eredi.

Diafanico (III.185) Dotato di natura diafana, che lascia trasparire la luce (dal greco dia, “a traverso”, nel senso di trasparente, e phaino, “faccio risplendere”).

Dicotomia (XXXII.50) Radicale divisione, separazione tra due entità o posizioni o punti di vista.

Dioratico (XCIX.57) Sguardo che permette di vedere oltre le apparenze.

Dirozzare (LII.120) Rendere un materiale più raffinato; ingentilire, sgrossare.

Disgregario (LXVII.8) Neologismo: che si disgrega.

Dodecafonica (LXXII.119) Relativa alla dodecafonia, tecnica compositiva ideata da Schönberg.

Dolzore (VI.55) Dolcezza.

Dynamis (I.37) Vocabolo greco che significa forza, capacità, potere intrinseco, potenza dinamica. In questo contesto (come già in Sri Aurobindo) è utilizzato come sinonimo di Forza Divina, Divina Shakti. In XX.19 si utilizza il sinonimo ‘Dúnamis’.

Eclittica (LIII.5) Percorso apparente che il sole compie in un anno nella sfera celeste.

Ecocidio (XCI.103) Distruzione dell’ambiente naturale.

Eggregore (LXI.94) Forme-pensiero formatrici (generate per esempio da un gruppo di persone unite in un obiettivo o una aspirazione comune).

Egolatria (XI.86) Idolatria dell’ego, culto sfrenato del proprio io.

Eidolon (XIV.103) Immagine o forma, spesso di sostanza più sottile rispetto alla materia più densa.

Elementali (XXI.100) Entità a guardia di specifiche soglie, ingressi verso mondi occulti (o tesori) che essi sono preposti a vigilare. Il loro nome deriva dagli elementi — elementali di fuoco sono le salamandre, d’aria le silfidi, d’acqua le nereidi, di terra le driadi e gli gnomi.

Elettro-incandescente (LXXXVI.78) Emissione luminosa di grande splendore.

Eliosofo (X.103) Lett., “la saggezza solare” o “il sole della saggezza”.

Elisi (II.113) Luogo di eterna primavera dove gli antichi greci credevano trapassassero le anime dei giusti.

Eleusi (IV.91) Antica città-stato nella periferia dell’Attica, da cui pare si siano diffusi i cosiddetti Misteri Eleusini (importante culto dedicato alla Dea Madre Demetra e alla sua figlia Persefone, costretta a dimorare negli inferi ma che, con l’aiuto della propria madre, un giorno all’anno faceva ritorno dall’oltretomba, quale pegno di immortalità per tutti i devoti della Dea).

Embolismico (XCII.67) Anno che avanza di un mese intero l’ano comune.

Empireo (II.36) Secondo Tolomeo, la parte più sublime del cielo, sede dei fuochi eterni; oggi, ovviamente, assume unicamente valore simbolico.

Empito (I.166) Impeto, moto appassionato, veemente e furioso.

Encausto (IV.60) Antica tecnica pittorica applicata su muro, marmo, legno e altri materiali.

Enclave (VII.17) Piccola area geografica compresa in un territorio statale diverso politicamente da quello di appartenenza.

Engramma (XLII.88) Ipotetico elemento neurobiologico che pare consenta alla memoria di ricordare sensazioni e avvenimenti immagazzinandoli come variazioni biofisiche nel tessuto cerebrale.

Enneade (LXXXIV.1) Gruppo di nove (divinità).

Enofora (XC.87) Ancella degli dèi (come Ebe presso i greci).

Entelechia (L.25) Termine coniato da Aristotele per designare una realtà che ha iscritta in se stessa la meta finale cui tende a evolversi (lett. “finalità interiore”).

Entronauta (XXVI.7) Neologismo per indicare il ricercatore dell’universo interiore, in contrapposizione all’astronauta.

Entropia (LXXIII.63) Misura del caos presente in un qualsiasi sistema fisico e, come caso limite, nell’universo; principio che tende alla disgregazione.

Epicedio (XCVI.10) Poesia funebre che si recitava prima di seppellire il cadavere (l’epitaffio invece si recitava dopo la sepoltura).

Eremia (XLII.90) Stato di isolamento tipico per l’appunto dell’eremita.

Erma (LXXXV.141) Busto di Ermete (o di altro dio) formato da un blocco di pietra sormontato da una testa; oppure un sostegno (erèido, “pongo”, “mi appoggio”).

Escatologie (LXIII.28) Dottrine che si occupano della sorte dell’uomo dopo la morte e del fine ultimo dell’universo.

Esedre (LVI.100) Grandi sale coperte fornite tutt’intorno di sedili, che servivano come luogo di conversazione e, più precisamente, destinate a dispute filosofiche.

Esergo (XLVI.11) Breve spazio ove si colloca una iscrizione (solitamente una citazione o una dedica) in apertura di un libro, restando fuori (ex èrgon, appunto) dall’opera.

Esiziali (XLIII.25) Dannosissime.

Eudemonizza (LIII.126) Dal greco eudaimonisós, “che rende sottoposto a un daímon”.

Eufemizza (LIII.125) Tendenza a non esprimere le cose con il loro nome.

Evergeta (XXXIX.82) Benefattore.

Fallore (II) Caduta (Iacopone da Todi utilizzò il termine nell’accezione di “errore”, mentre qui si usa nel senso originale di caduta — latino fallere, ‘sdrucciolare’, ‘rovinare al suolo’ e, solo per estensione, ‘ingannare’, ‘indurre in errore’, ‘sbagliare’ (l’inglese to fall ha preservato il significato originale).

Fanidi (XVII.76) Neologismo coniato sulla base di termini greci quali phànos (“lampada”) e latini come fanum (“tempio”) o fanaticus (“ispirato”).

Fanone (XC.43) Velo di seta bianca con ricamo in oro di una croce, tipico del papa quando celebra solennemente.

Fardo (LXXX.12) Peso, fardello.

Fascetta (XLVI.13) Striscia di carta ripiegata trasversalmente sopra copertina di un libro, utilizzata per slogan pubblicitari.

Fasti (LIII.69) Fatti gloriosi.

Fastigio (XCVII.101) Il grado massimo di chicchessia.

Feccia (XIII.84) Sedimento (per lo più torbido); per estensione, la parte peggiore di qualunque cosa.

Feluca (XC.45) Piccola barca a remi o a vela.

Ferace (LXXXII.1) Fertile, fruttifero, produttivo.

Ferale (XIV.51) Funebre, mortifero, letale; di cattivo augurio.

Fercolo (LXXXIII.34) Vassoio per vivande e, anche, barella recante le spoglie nemiche o le immagini degli dèi da portare in trionfo.

Ferino (XC.84) Belluino, bestiale.

Ferma (XLV.44) Qualunque cosa stabilita per comune consenso; cosa stabilita, concordata, convenuta (oggi usato per lo più per l’arruolamento volontario e per il servizio di leva).

Ferrigna (XXVIII.98) Irremovibile.

Ferza (XLII.49) Sferza; l’ora di maggior caldo.

Fidecommesso (LXXXVI.18) Disposizione testamentaria atta a conservare i beni da trasmettere poi a un terzo.

Figgere (LXXXVII.34) Attaccare, appendere, tener fisso, drizzare.

Filatterio (LXXIX.128) Striscia di pergamena, contenente frasi della Torah, che gli ebrei tengono in due contenitori di cuoio legati alla fronte e al braccio durante la preghiera.

Filocalia (LXXX.119) Amore della bellezza.

Fimo (LXXIX.134) Letame, concime.

Fistola (LXV.102) Comunicazione patologica fra due strutture o tra due cavità dell’organismo.

Flabelli (XC.15) Ventagli di grandi dimensioni.

Floema (XLVII.82) Complesso di vasi in cui scorrono le sostanze nutritive.

Fomite (LXXXII.11) Materia arida che facilmente si accende e prende fuoco; per estensione, qualunque cosa alimenti e susciti una passione; germe, cagione.

Fondaco (LXXIX.77) Grande edificio in un porto di mare adibito a deposito di mercanzie (e per alloggiare gli stessi mercanti).

Forre (VI.103) Strette gole di erosione tra pareti strette, scoscese e perpendicolari, fra monti e valli, in fondo alle quali scorre un corso d’acque; per estensione, solco, scanalatura, cavità.

Forteto (LXXIX.53) Bosco aspro e spinoso, difficile da percorrere.

Frantume (XII.40) Pezzo di cosa franta, rottame, frammento.

Frastagli (XXX.84) Lavori d’intaglio molto elaborati e minuziosi.

Frattale (LXXIII.25) Elemento geometrico che rappresenta mediante linee spezzate delle forme irregolari, sovente di grande suggestione.

Fratte (VI.70) Luoghi impervi, folti di rovi e di sterpi.

Friscello (LXXVIII.123) Fior di farina, che si volatilizza nel macinare.

Frontone (LV.65) Motivo ornamentale architettonico, di solito di forma triangolare, eretto sulla parte alta e centrale di un edificio.

Fumea (LXXXV.135) Vapori (che dallo stomaco pare risalgano al cervello).

Gabbeo (LXXXV.156) Tavola su cui si mette il sale ad asciugare (nelle saline).

Gabbo (XCI.34) Burla, beffa.

Galestro (XC.4) Pietra di argilla e carbonato di calce, che esposta all’aria si sfalda rapidamente.

Garitta (III.134) Casotto posto all’entrata delle caserme in cui montano di guardia le sentinelle.

Garmento (LXI.85) Capo di abbigliamento.

Geenna (XXXVII.115) Luogo profondo colmo di materie impure (in origine era un luogo nei pressi di Gerusalemme ove, durante il regno di Acar, si consumavano sacrifici umani, trasformato poi dal re Giosia in una discarica per porre fine ai rituali cruenti); nel Nuovo Testamento viene utilizzato come sinonimo di inferno e da allora questa è l’usuale valenza.

Geldra (XC.7) Confraternita (in epoca medioevale) e, ora, moltitudine di gente vile.

Genato (LXXXVIII.46) Atteggiamento imbarazzato di chi si trova in una situazione di lieve disagio.

Geodeta (LXXIX.89) Esperto di geodesia (scienza della misurazione del globo terrestre).

Geoide (XLIV.60; LIV) Solido ideale, la cui superficie risulta in ogni punto perpendicolare alla direzione della gravità; solido avente la forma della terra (costruita matematicamente) senza le irregolarità della superficie terrestre.

Geolatrici (C.45) Adoratori della terra.

Gheriglio (XXXVII.105) La parte commestibile delle noci.

Ghiova (LIV.96) Pezzo di terra, zolla.

Gialluria (LXXX.7) Materia gialla che si trova dentro le rose.

Giogaia (LXXIX.100) Nel senso di “catena montuosa” (e non di catena che lega i buoi).

Giolito (LXXIX.96) Stato di dolce tranquillità, allegrezza (francese joli).

Giubbilare (LXXXI.32) Esentare dal lavoro mantenendo la paga.

Giungaia (LXXIX.54) Luogo adiacente fiumi e torrenti, con una vegetazione fitta.

Giuso (V.114) Giù (poetico).

Giustacuore (LXXIX.98) Nobile veste che scendeva poco sotto il ginocchio, aggiustata alla vita e al petto.

Gnomico (XVI.102) Costituito di proprie opinioni.

Gora (L.34; LIV.20) Canale di vario uso, in particolare d’acqua raccolta da fossa.

Gorbia (LXXXII.21) Scalpello per intagliare.

Governale (XLIII.87) Elemento che serve a regolare la traiettoria dei proiettili.

Gramaglia (LXXXII.28) Abito da lutto.

Gramolato (LXXVIII.126) Battuto, lavorato per ridurlo alla conveniente sodezza.

Grandinigea (XCI.15) Che causa grandine.

Graspo (LXXXII.24) Grappolo senza uva.

Graveolente (XC.42) Fetido, puzzolente.

Greppo (LXXIX.55) Prominenza di terreno scosceso; balza.

Gromma (XCIX.16) Crosta che fa il vino dentro la botte.

Groppi (LXXIII.90) Grovigli, nodi, viluppi.

Gualchiera (LXXXI.15) Congegno che pesta i panni.

Guazza (III.3) Rugiada assai copiosa che bagna come se fosse piovuto.

Guiderdone (LXXVIII.69) Ricompensa.

Karma (XII.62) Frutto delle azioni compiute da un essere vivente nel corso delle vite precedenti, che influisce nel determinare il destino della vita presente (e di quelle successive).

Kuroscio (XV.20) Corrente oceanica che dal largo delle coste di Taiwan spira verso il Giappone, trasportando acqua calda di colore scuro (kuroshio in giapponese significa infatti “corrente nera”).

Icore (XLVII.111) Il sangue limpido e trasparente degli Dei.

Ideorree (XXIX.25) Condizione patologica consistente nel reiterarsi compulsivo di pensieri che rendono la mente talmente occupata da produrre forte disagio.

Idrargirico (LXXXV.4) Mercuriale.

Ierogamia (V.37; XXI.33) Il matrimonio mistico (hyeròs-gàmos) tra l’anima umana e il Divino, oppure — a seconda dei casi — fra Cielo e Terra (vale a dire, fra Materia e Spirito).

Ignivoma (LXXXIII.2) Che vomita fuoco.

Ileolatria (C.21) Neologismo: idolatria della materia.

Ileteo (C.6) Neologismo: materia divina (hyle + theos).

Immalizziva (XCI.23) Rendeva malizioso.

Immillano (XVI.63) Moltiplicano per mille (termine dantesco).

Imoscapo (LXXX.98) La parte inferiore di una colonna.

Imperito (XLIX.19) Non esperto.

Imprescrittibile (XIX.95) Caratteristica di alcuni diritti che non si estinguono anche se non vengono esercitati per lungo tempo.

Improbo (III.180) Iniquo, malvagio, disonesto, non probo.

Impronto (LXX.108) Tardo, pigro, importuno (che si era detto pronto).

Improvvido (LXXIII.100) Inconsapevole di ciò che potrà accadere.

Incastellano (XXX.45) Fortificare con castelli; dotare un determinato feudo di un suo centro di controllo (anche in senso figurato).

Incipienti (X.93) Che incominciano, che sono all’inizio.

Incoercibile (XVII.22) Che non può essere rinchiuso, ristretto o costretto.

Inconsutile (XIV.104) Veste composta di un pezzo unico di stoffa, senza cuciture; per estensione simboleggia un tutto unico e organico, privo di strappi o di scissione.

Indigitamenti (XXX.116) Formule sacre degli antichi romani, utilizzate per invocare le divinità in ogni atto della vita privata.

Indiscernibile (I.33) Che non si può distinguere.

Indulto (XII.30) Condono di una pena, dispensa da una legge, perdono.

Infamia (XXI.38) Dal latino infamis, “non provvisto di (buona) fama”, per specializzarsi poi in senso spregiativo.

Infanta (I.157) Nelle corti di Spagna e Portogallo, titolo spettante alle figlie cadette del re e alla moglie dell’infante.

Ingenito (LXXXII.12) Innato, originario.

Inope (LXXXIII.42) Povero, privo di averi.

Inopinatamente (XLVI.77) In modo imprevisto, repentino.

Inopinato (XXXI.69) Non previsto, imprevisto.

Insipiente (LXVIII.31) Stolta.

Insolente (LXI.47) Nel senso etimologico di “contrario a ciò che è solito”.

Instasi (XXVI.8) Contrapposto a “estasi” (‘stare fuori’ in una esaltazione di sé), indica uno stato mistico di perfetta introspezione (‘stare dentro’, nella propria vera psyché).

Intemerato (IV.152) Senza macchia, puro.

Interclusioni (LXXIX.39) Barriere, opposizioni.

Interito (XCII.75) Ritto, intero, teso, intirizzito.

Interludio (III.71) Brano musicale suonato tra due scene di una composizione orchestrale o tra due atti di un’opera teatrale anche non musicale; per estensione, intervallo, pausa.

Intonso (XXXII.20) Che non è stato tagliato; integro.

Introiettarsi (I.26) In psicanalisi designa l’atto di assimilare qualcosa per introiezione; e, in modo più esteso, interiorizzare.

Inverecondo (XCVI.92) Impudico, sfrontato, osceno, sfacciato.

Inviluppato (XXVIII.18) Impedito, che rallenta avvolgendosi.

Iperborica (LXV.101) Lett: “coloro che vivono oltre”; sinonimo di luogo felice, beato.

Ipersonito (LXXII.113) Ultrasuono.

Ipogea (XXXI.1) Che si sviluppa sottoterra.

Ipogei (XCIII.2) Edifici sotterranei a uso di catacombe.

Ipostasi (LXXXVIII.34) Sostanza, essenza, persona (unione tra natura umana e natura divina).

Irrefragabile (XCVI.26) Da non potersi confutare.

Isotopi (LXXXVIII.88) Atomi di uno stesso elemento, con il medesimo numero atomico.

Isotropa (LIV.41) Che si espande in modo uguale da ogni lato o in ogni direzione.

Iteru (IV.63) Lett. “Grande fiume” (in egizio); il Nilo.

Labaro (LXXXIII.32) Vessillo imperiale.

Lacerna (XCI.82) Mantello corto di lana, fermato da una fibbia.

Lanciasagole (LXXIX.115) Cannoncino che lancia una sagola per operazioni di rimorchio o di salvataggio.

Languidi (IX.77) Molli, reclinati.

Lapidea (XLII.60) Di pietra; costruito con pietra (lapide).

Latebre (I.107) Nascondigli.

Latebroso (XCI.28) Pieno di nascondigli.

Latomia (LXXXI.109) Cava di pietra; per estensione, prigione, luogo di punizione.

Lezzi (LIV.5) Odori nauseanti.

Limbello (XCII.101) Ritaglio di pelle (dei conciatori); pezzo, brano.

Limes (XXVI.21) Linea di confine, limite.

Liminare (I.18) Soglia, limitare.

Linteo (XCII.102) Di lino.

Litantrace (LXXIX.29) Carbone duro come pietra e altamente combustibile.

Lizza (XXI.119; LVII.110) Luogo chiuso da palizzate difensive per combattimenti e tornei; ostacolo, bastione.

Logogrifo (LXXIX.118) Enigma, in cui si propone di indovinare una parola scomponendola e formando con i suoi elementi varie voci alle quali si allude per definizione.

Lubrichi (XIII.43) Scivolosi, sdrucciolevoli, viscidi.

Lucifugo (XCI.28) Che respinge la luce.

Lunaria (XX.50) Pietra pregiata di colore bianco dai riflessi celesti.

Mageìa (IX.126) Termine greco da cui deriva la parola “magia”.

Maglio (LXV.76) Grosso martello.

Maieutiche (LXXXIV.91) Lett. “l’arte della levatrice”; arte dialettica tendente a ‘tirar fuori’ all’allievo riflessioni personali, anziché imporre le proprie vedute.

Malacia (XCVI.66) Rammollimento dei tessuti.

Maliardo (XVIII.13) Che incanta, che seduce; stregonesco (che fa malìe).

Malversazione (LXVII.33) Appropriazione illecita a uso illegittimo di denaro o di beni amministrati per conto terzi.

Mana (LXVI.59) Secondo la tradizione melanesiana, micronesiana e polinesiana, essenza interiore ineffabile che è comune a tutti gli esseri e gli oggetti inanimati.

Mantico (V.132) Relativo alla mantica, arte magica e divinatoria.

Mantissa (LXXX.120) Parte decimale di un logaritmo.

Marezzo (LV.4) Venatura o disegno simile a onda del mare.

Masca (XCV.14) Strega.

Materia materiante (II.54) Stato sottile della materia, contraddistinto dalla sua predisposizione a essere plasmata, in opposizione allo stato detto “forma formante” che invece plasma. Questi due stati, inscindibilmente connessi, secondo alcune concezioni formano i due opposti stati della materia e costituiscono valori universali assoluti: la materia materiante tende a contrarsi fino all’unità (moto centripeto), la forma formante tende invece a espandersi all’infinito (moto centrifugo).

Mazzerato (LXXXV.5) Gettato in mare.

Maya (LII.32) Principio filosofico che giustifica l’apparente divisione dell’indivisibile Assoluto.

Medusei (XI.102) Relativi a Medusa (mostro dai serpenti per capelli e che trasformava in pietra chiunque la guardasse).

Mefitica (LXXXIV.33) Fetida, dall’odore insopportabile.

Megaron (XLVIII.18) La sala più grande e sontuosa dei palazzi dell’antica Grecia (in età micenea).

Meggia (XCI.21) Mucchio di escrementi umani o di grosso quadrupede.

Meliche (XXXIX.76) Melodiose, musicali (il poema melico era un tipo di composizione cantata al suono di strumenti musicali).

Melismatici (LXVI.84) Pieni di melismi, ovvero di ornamentazioni melodiche.

Mellifluamente (XCI.22) In modo troppo sdolcinato.

Melodi (XVII.76) Apocope (probabilmente mai utilizzata prima) di “melodici”.

Mencio (XCII.8) Floscio, esile, cascante, estenuato.

Mesmerizza (LXIX.15) Capacità di controllare, di ipnotizzare degli individui.

Messorio (LV.45) Che concerne la mietitura.

Metamero (LXXVIII.67) Ciascuno dei segmenti che costituiscono il corpo di varî animali.

Metamondiale (XLVII.54) Oltremondana.

Metonico (XCII.68) Ciclo di 19 anni (235 mesi lunari).

Mirabilia (XXIII.58) Cose meravigliose, eccezionali (anche ironico).

Mirifica (I.48) Straordinaria, meravigliosa, che suscita ammirazione e stupore.

Missili (LXIX.95) Doni (missília, presso gli antichi romani) che gli imperatori gettavano al popolo in occasione della loro incoronazione (vivande, denaro, abiti...): In questo contesto c’è un doppio senso giocato con il plurale di “missile” inteso come oggetto dotato di un razzo in grado di raggiungere distanze enormi.

Mitologema (LXXX.77) Modello mitico; tipologia o archetipo cui numerosi miti si ispirano.

Monadi (II.35) Ultime unità indivisibili e immutabili; centri di forza-coscienza invisibili, senza inizio e senza fine; idee pure; principi unici archetipali da cui derivano tutte le entità e gli elementi. Ogni monade è unica, vale a dire che non ci sono due monadi identiche tra loro; ma ciascuna possiede un peculiare potere di rappresentazione, capace di rispecchiare l’intero universo. Nella monade dell’anima umana pienamente evoluta vi è piena consapevolezza e questo permette una “appercezione” completa del Divino. Per i neoplatonici, la “Monade delle monadi” è Dio.

Monocolo (II.103) Avente un occhio solo.

Monoforme (XLIV.27) Neologismo coniato per identificare lo schema narrativo dominante di certa produzione audiovisiva (in primis il telegiornale), contraddistinta da concatenamento ripetitivo, ricorso a sequenze parallele senza una stretta correlazione tra esse, passaggio brusco a vari piani di prospettiva, utilizzo massiccio di effetti sonori.

Monomorfisti (XXXIV.75) Legati a funzioni (algebriche) che rispettano le operazioni.

Monopode (XXVIII.99) Avente un solo piede.

Morchia (LXXXI.35) Feccia; la parte più vile.

Murales (IV.124) Termine di origine messicana per indicare alcuni dipinti fatti sui muri, inizialmente da tutti quegli artisti messicani che parteciparono alla rivoluzione del 1910 contro la dittatura e che vennero a costituire elementi fondamentali per la presa di coscienza del popolo. In seguito, i murales vennero usati in varie parti del mondo come strumento di propaganda diretto e non mediato da parole. Con il passare del tempo, infine, i murales — pur non abbandonando mai la loro valenza di denuncia sociale — assunsero valori estetici tali da farli entrare nel dominio dell’arte.

Mussola (XXIX.9) Tessuto fine, leggero e trasparente.

Mutria (XCI.29) Faccia arcigna, aggrottata (per scherno o per alterigia).

Nartece (LXV.63) Porticato esterno delle basiliche antiche, collega le navate con l’esterno, con funzione di corto atrio.

Neghittose (XI.28) Pigre, indolenti, lente, che fuggono la fatica.

Nemesi (XVI.38) Divinità che impartisce a ciascuno il suo, secondo i meriti; rappresenta pertanto la giustizia compensatrice. Il termine è usato con il significato di “sdegno” e “indignazione” da Omero e Aristotele, mentre nel senso di “vendetta” e “castigo” da Erodoto e Plutarco. Originariamente, la dea impartiva gioia o dolore secondo quanto era giusto, perciò con nemesi si intende evento negativo che segue a un periodo particolarmente fausto, quale atto di giustizia compensatrice distribuito dal fato. L’idea che soggiace al termine è che il mondo risponde a una legge di armonia fra bene e male.

Nequizia (XXXI.51) Malvagità.

Nigredo (XLIX.12) L’opera-al-nero alchemica, in cui la materia si dissolve; Processo mediano fra albedo (opera-al-bianco), in cui la materia si purifica, e rubedo (opera-al-rosso) in cui si ricompone.

Ninfale (LXV.80) Relativo alle ninfe.

Nitori (XXIII.31) Nettezze, chiarezze, splendori.

Nomo e fusis (XLVII.84) Nomo: norma, legge; fusis: natura. Per gli antichi greci si trattava di due principî opposti e antitetici.

Noumen (XXIV.16) Il pensiero della cosa in sé (anche Noumeno).

Nume (XXV.48) Volontà, Potenza divina e, per estensione, la stessa Divinità.

Obito (II.25) Morte.

Oblazione (XLVI.99) Offerta (specialmente alla Divinità).

Occlusivo (X.73) Che produce occlusione o che è causato da occlusione.

Oceanina (LXXIV.119) Una delle numerosissime figlie di oceano e di Teti è conosciuta con il nome di Meti che, in greco, significa sia “prudenza” sia “perfidia”, di cui al verso. Fu Meti a salvare Zeus da suo padre Crono, al quale era stato predetto che uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato uccidendolo — per cui egli, per essere sicuro, divorava viva la sua progenie; Meti somministrò una droga a Crono che gli fece vomitare (incolumi e integri) tutti i figli ingurgitati.

Ocelli (XXVII.23) Macchia rotonda circondata da anello di altro colore, caratteristica del manto o del piumaggio di alcuni animali come pavoni e farfalle.

Ofidici (XCVIII.97) Riferiti ai serpenti.

Ogdoade (LXXXIV.1) Gruppo di otto (divinità).

Okobo (XXIX.10) Sandali giapponesi con zeppa molto alta.

Oidio (XIII.35) Mal bianco (malattia fogliare determinata da funghi).

Ologramma (LXXXI.4) Immagine tridimensionale; figura d’onda che crea un effetto tridimensionale.

Oltracotante (C.2) Che va oltre il cogitare (generalmente sinonimo di tracotante, ma non in questo caso).

Omotetico (LXXIII.25) Che trasforma geometricamente un piano o uno spazio, dilatando o contraendo gli oggetti, mantenendo invariata la forma.

Onciali (XXX.58) Caratteri di una scrittura maiuscola.

Onomatesia (XCVIII.71) Nelle parole del Vico, è la «facoltà di imporre il nome alle cose, secondo la natura di ciascheduno».

Oosfera (C.58) Ovocellula (cellula femminile di alcune piante, da cui dopo la fecondazione si sviluppa l’embrione).

Opalescente (VI.87) Che ha un aspetto lattiginoso, con riflessi cangianti, simile a quello dell’opale.

Ordalia (XV.102) Prova attraverso cui si interpreta un giudizio divino (dal latino medioevale ordalium, derivato dal longobardo ordail, “giudizio di Dio”; originariamente si trattava di una prova assai cruenta e assurda, oggi il termine ha assunto valenze perlopiù interiori).

Orgia (III.59) Stato di eccitazione; tenere presente che il termine greco órgia contraddistingueva l’esaltazione mistica esperita durante alcune cerimonie sacre, in particolare dionisiache.

Orgiasmo (XXV.32) Da “orgia” (vedi sopra); relativo quindi dal rituale dionisiaco.

Oricalco (L.53) Metallo favoloso (ne accenna Esiodo) di colore rosso e molto pregiato; pare fosse conosciuto e utilizzato ampiamente nella mitica isola di Atlantide.

Ortodromia (XXIII.74) La rotta più diretta e più breve di un astro.

Ortogonalità (XCIV.9) Perpendicolarità.

Paludamenti (XCVI.33) Mantelli militari (romani) portati sopra l’armatura da generali e ufficiali superiori.

Pania (XLV.101) Sostanza appiccicaticcia usata per catturare gli uccelli.

Pantopia (LXXI.20) Stato perpetuo di intensa gioia in qualsivoglia situazione o circostanza, condizione senza causa, nè inizio o fine (neologismo coniato nel 2010 dal greco pan + utopia).

Parabasi (LXXVII.128) Intermezzo (nell’antica commedia attica) in cui il coro manifestava le concezioni politiche ed estetiche del poeta.

Paradigma (LIII.17) Modello, schema; dimostrare chiaramente (raccolta di frasi d’autore proposte come modello di stile).

Paradisea (XCIV.32) Relativo a paradiso; uccello-del-paradiso.

Paralogismo (XCI.32) Ragionamento fallace, senza logica ma che sembra veritiero.

Patera (XCIII.64) Scodella poco profonda usata per libagioni agli Dei.

Pedestre (XC.36) Umile basso (“che va a piedi”).

Pegola (VIII.108; XIX.45) Pece, specialmente liquida (materia che resta dopo l’epurazione della resina e serve a fabbricare la pece).

Pelagica (LXXX.38) Ambiente marino al largo.

Pelago (IX.13) Distesa marina in perenne flusso.

Pellucidi (XL.32) Traslucidi.

Perenzione (LXXXIV.39) Prescrizione, annullamento.

Perequò (LXXX.25) Distribuì in modo equo.

Perfidia (XXI.50) Malvagità, cattiveria.

Perielio (C.9) Punto dell’orbita di un pianeta in cui sio trova più vicino al sole.

Perispirito (LXXVII.11) Involucro di materia sottile dello spirito.

Peristilio (LXXX.128) Serie di colonne lungo un perimetro; luogo circondato da colonne.

Petalico (XXXII.93) A forma di petali.

Petulanza (XCI.27) Insistenza fastidiosa, indiscrezione, invadenza.

Pianale (LI.113) Superficie piana delimitata (p.es. il pianale di un letto o di un mobile).

Piedritto (XLIV.49) Struttura o elemento verticale di sostegno.

Piogeno (LXV.96) Che è responsabile di infiammazioni purulente.

Pleroma (LXXVII.132) Nella filosofia gnostica, pienezza e perfezione divina da cui emanano tutti gli esseri spirituali.

Plurime (XXXIII.43) Costituite da una molteplicità di elementi.

Pluteo (LXXX.124) Scansia in cui si conservano i codici in alcune biblioteche.

Polle (XLVII.110) Vene d’acqua sorgiva.

Poliedro (III.182) In geometria, si tratta di un corpo solido delimitato da un numero finito di facce aventi superfici piane poligonali. Il fascino dei poliedri, in considerazione della loro bellezza e simmetria, ha da sempre esercitato un ruolo rilevante (in filosofia come nell’arte) nel coniugare il mondo umano con il mistero della trascendenza. Secondo Platone, per esempio, i poliedri rappresentano una sorta di tramite, sul piano gnoseologico, tra i disordinati fenomeni naturali e la perfezione del mondo iperuranio.

Polifonici (XLIV.37) Relativi alla polifonia, stile compositivo che combina due o più voci (vocali e/o strumentali) indipendenti, dette anche parti.

Polimaste (II.38) Dai molti seni (mentre in medicina indica una anomalia, in simbologia è una caratteristica associata alla Dea della fertilità e rappresenta abbondanza: in alcune raffigurazioni la Dea è quasi interamente coperta di seni).

Polimaterica (IX.33) Composizione costituita di più materiali.

Polimorfo (XXXII.78) Che è in grado di assumere aspetti e modi diversi.

Politropo (V) Lett. “uno che ha molto viaggiato” (e che, per conseguenza, ha grande esperienza e ha sviluppato una natura particolarmente versatile, aperta, multiforme, duttile e acuta). Astuto, sottile. In questo contesto è in riferimento soprattutto al “viaggiatore dei mondi” interiori, occulti e spirituali.

Pomerio (LXXX.40) Spazio di terreno lungo le mura (da una parte e dall’altra, quindi dentro e fuori) che doveva essere lasciato libero da costruzioni e coltivazioni perché considerato sacro.

Porca (LXXXII.27) Striscia di terra fra due solchi.

Portolano (LXXX.123) Colui che guida la nave per entrare in porto.

Posca (XC.54) Pezza imbevuta di acqua e aceto.

Precipua (LIX.98) Lett. “presa innanzi agli altri” e, quindi, speciale, principale, singolare.

Precordi (IX.57) Il cuore e le parti a esso più attigue, simbolicamente considerate sede dei sentimenti più elevati e degli affetti.

Pristino (II.35) Antico, nel senso di ‘esistente da sempre’ (viceversa dovrebbe dirsi “prisco”).

Prodiere (XCII.65) Membro dell’equipaggio di una imbarcazione a vela che controlla la prua dell’albero.

Proditorî (XXXIV.19) Disonesti, infidi, ingannevoli.

Proferlio (VII.27) Scala esterna di una casa.

Profusivi (XI.93) Munifici, che donano con abbondanza e senza alcun freno.

Prosapia (XCI.44) Stirpe, schiatta.

Proteiforme (II.94) Che cambia continuamente forma (alla maniera di Proteo, il favoloso dio marino).

Protogono (X.62) Lett. “il primo generato”, ma anche “il primo generatore”.

Provido (LXXV.82) Previdente, cauto, prudente, preveggente, provvido.

Provvisione (LVI.108) Il provvedere di checchessia.

Purushottama (XXVII) Il Divino Supremo, al di là del Trascendente.

Querulo (XC.55) Che esprime lamento, che si lagna d’ogni inezia.

Quiddità (I.13) Nella filosofica scolastica, sostanza intrinseca, essenza caratteristica — ciò che fa sì che una cosa sia quella e non un’altra —, forma peculiare di una cosa (che la rende esattamente quella che è).

Racemi (XCIV.37) Grappoli (d’uva).

Rada (LXXX.1) Estensione di mare circondata da coste, che offre riparo alle navi.

Radiale (XLIII.4) Che concerne il raggio di un cerchio.

Ramogna (LXIX.61) Augurio, armonia (vocabolo di incerta origine, utilizzato da Dante nel Purgatorio, XI.24).

Ranuncolo (XCI.19) Pianta floreale molto tossica.

Rapsodo (XXX.66) Cantore che declamava, accompagnandosi con la lira, poesie proprie o altrui di carattere epico, ispirate ai grandi miti.

Rastremava (LXXXI.7) Restringere, assottigliare.

Razzamaglia (XCI.49) Minutaglia, rifiuto, immondizia.

Reclusorî (XI.29) Locali di reclusione, di detenzione.

Redolente (LXXX.55) Olezzante, aulente, profumato.

Refolo (LI.6) Folata, soffio di vento improvviso.

Repente (XCI.9) Velocissimo, inaspettato, improvviso, violento.

Resilienza (LXXVI.44) Capacità di affrontare e superare le avversità, uscendone rafforzato o addirittura trasformato.

Retablo (LXIX.12) Pala d’altare costituita da un dipinto (o un rilievo) a tavola con scomparti (dittico, trittico o polittico).

Ripa (LXI.100) Margine di fiume o di ruscello che, a differenza della riva, è più basso dell’argine (fu Leonardo da Vinci a fare questa distinzione); infatti i cosiddetti “uccelli di ripa” vivono fra canneti e paludi a filo d’acqua.

Rocche (LV.102) Strumenti di canna o di legno sui quali si avvolge la lana o altra materia da filare (altrimenti dette canocchie).

Roggio (XI.32) Buca per conservare alimenti.

Rondeau (XXXIX.57) “Ballo in tondo” (latino rotundus); forma di danza.

Rostri (XXX.106) Speroni di bronzo che armavano la prua delle antiche navi da guerra.

Rovello (XI.16) Rabbia, stizza.

Rutilo (IV.139) Rosso brillante.

Sabba (VI.150) Convegno orgiastico di streghe e stregoniche, secondo leggende medievali germaniche, si teneva nella notte del sabato, per celebrare un rito in onore del diavolo.

Sagittata (XCIII.27) A forma di punta di freccia.

Salace (XCI.45) Libidinoso, lascivo.

Sanfedisti (LXXXVII.42) Reazionari filoclericali.

Sanie (XLVII.112) Materia purulenta.

Saracco (XCVII.9) Piccola sega.

Sarmento (LXXXIV.99) Tralcio della vite (specialmente secco).

Sbardellato (LXXXVIII.2) Fiero, scapestrato (come un puledro che si doma).

Sberciare (XCIII.40) Non colpire il segno, mancare il bersaglio; oppure gridare sguaiatamente.

Sbertare (XCIII.43) Sbeffeggiare, burlare (berteggiare).

Sbrendola (LXXXII.37) Brandello penzolante.

Sbrindella (XCII.85) Riduce a brandelli.

Sbuzzava (XCIII.45) Apriva, sbudellava (cavava il buzzo).

Scacchiando (XCI.65) Privando una pianta dei germogli falsi o soverchi.

Scalandrone (LXXX.111) Passerella mobile con ringhiera disposta fra la nave e la banchina per imbarco e sbarco.

Scancio (LXXXVII.46) Di sbieco, di traverso.

Scannafosso (XCI.98) Condotto di scolo alle acque del fosso.

Scansia (LXXX.125) Mobile di legno per riporvi libri; scaffale.

Scaramazza (XCV.6) Perla non perfettamente tonda, irregolare.

Scarsella (LXXXIII.37) Taschetta o borsa di cuoio per i piccoli risparmi.

Sceverare (XXVIII.95) Separare distinguendo e operando delle scelte.

Scialbo (IV.56) Strato di calce o di intonaco che si sovrappone a un affresco per coprirlo.

Scorno (XXV.97) Grave umiliazione e vergogna per un fallimento o un insuccesso subito.

Scotofero (XCI.28) Neologismo: “apportatore di oscurità”.

Scotofugo (LXXX.88) Neologismo: che disperde le tenebre (identico al sanscrito guru).

Scramasax (XXXVI.63) Particolare spada (in uso nel medioevo) a un solo taglio e a lama larga.

Scrimolo (LXXXI.21) Orlo di un precipizio.

Scusso (LXXXV.24) Privo di tutto, a cui non è rimasto più niente.

Secondi d’arco (LXXVI.51) Unità di misura degli angoli in astronomia.

Settico (XCI.52) Che produce putrefazione.

Settuagesimo (XC.113) Settantesimo.

Sezzo (XCVI.50) Ultimo (voce desueta).

Sfaglio (XXIII.12) Movimento brusco.

Sfatando (XLVI.103) Togliendo l’incantesimo.

Sfragista (XCVI.29) L’attività di produzione dei sigilli.

Siderali (I.91) Risplendenti; abissali, sconfinati; in astronomia, quanto è in rapporto con gli astri e i loro moti.

Sincope (III.6) Andamento ritmico in cui gli accenti sono posti in modo da alterare il ritmo regolare.

Sindhu (IV.33) Originale sanscrito del persiano hindu, in relazione al fiume Indo e alle quanti vivono a est di tale fiume: i popoli dell’India, per l’appunto.

Sindrome (LXIV.19) Insieme dei segni e dei sintomi che compongono una situazione clinica particolare in un individuo, è anche usato come sinonimo di malattia le cui caratteristiche sono poco chiare.

Sinestesia (XCII.108) Contaminazione percettiva dei sensi.

Sinoli (LXIII.57) Binomi materia-forma (secondo Aristotele), sostanze individuali concrete.

Sinovie (LXXXV.56) Umori viscosi che rendono lubrici i legamenti e le cartilagini delle giunture (syn + òvum, “simile al bianco dell’uovo”).

Sintomatico (LXVII.66) Evidente.

Sistole e diastole (III.6) Movimento di contrazione e di dilatazione del cuore per pompare ed espellere il sangue.

Slerpi (XXXI.90) Arbusti, piante.

Smerlata (XXXVII.62) Orlata di smerli (qui in senso figurativo).

Sonica (LXXXII.84) Riferita a suono.

Spagiria (LXXXIII.24) “Separare e ricongiungere”; processo chimico-alchemico volto all’eliminazione delle impurità presenti negli elementi al fine di ottenere determinati rimedi.

Spagirica (LIII.83) Relativa alla spagiria.

Sparnazzare (LXXXIII.51) Spargere qui e là, come le galline il grano.

Spazionniversità (XCVIII.26) Neologismo: spazio infinito.

Spechi (XVI.37) Caverne, grotte, antri (termine poetico).

Specola (XLIII.12) Osservatorio.

Sprazzi (III.11) Getto violento e improvviso di un liquido o altro.

Squarquoio (LXXXIII.52) Sudicio, schifoso, cascante.

Squero (LXXX.3) Arsenali di marina per tenere al coperto i vascelli e raddobbarli.

Stabbio (LI.112) Spazio in cui si chiudono gli animali durante la notte, oppure quegli uomini un tempo ritenuti di bassa condizione.

Staggio (LXXXIX.6) Bastone sul quale si reggono le reti, gli scalini delle scale a pioli e simili.

Stambugio (LXXXVI.24) Stanzetta piccola e buia.

Starets (LXXV.127) Una guida spirituale (nella tradizione russa), una sorta di senex a cui occorre sottomettersi completamente e senza riserve.

Stereogrammi (LXXXVII.23) Immagini piane bidimensionali tese a fornire una illusione di prospettiva.

Stia (XCVIII.88) Gabbia di grosse dimensioni.

Stiacciato (IV.103) Particolare tipo di rilievo a leggerissima sporgenza (termine utilizzato dagli artisti del Rinascimento).

Stilo (XXII.98) Qui nel senso di colonna (e non di penna rudimentale).

Stolido (LXXXIX.65) Ottuso.

Suavetoso (XXII.31) Soave.

Subissi (XL.65) Lett. “sotto gli abissi”; rovinosi, precipiti.

Subornando (LXXV.10) Istigando a commettere un’azione indegna; tradire, indurre al tradimento.

Suffimigio (LXXXII.36) Inalazione sotto forma di vapori o fumenti.

Superbo (XXIII.62) Qui nel senso di magnifico, nobile, grande.

Svagolo (XLIII.111) Svago.

Sveterato (LXXXVIII.24) Reso libero dal passato.

Tabi (XXIX.10) Calzini giapponesi che separano l’alluce dalle altre dita dei piede.

Talamo (VI.54) Letto nuziale.

Talassocrazia (LXXX.66) Dominio dei mari.

Tanca (XXXVII.57; LXXX.62) Recipiente di latta; terreno recintato per il bestiame.

Telluriche (XIII.23) Della terra, relativo alla dea-terra Tellure.

Tempiternità (XCVIII.24) Eternità temporale (neologismo coniato nel XX secolo).

Tenuità (LXXXIV.55) L’essere tenue.

Teodicea (LXXXVIII.49) Parte della teologia naturale che ha per oggetto la giustizia di Dio.

Teofanie (XXIII.19) Apparizioni o manifestazioni sensibili della divinità.

Teofrastico (XCII.111) Dall’eloquio divino.

Teredini (III.159) Vermi di mare che rodono le navi.

Teriaca (LXXXIII.16) Pozione che si riteneva una panacea per tutte le malattie (tara, “che supera tutto”).

Tesauro (LXVI.64) Tesoro (poetico).

Tetradi (XCIX.45) Insieme di quattro elementi.

Tetramorfa (XXVIII.98) Avente quattro forme; raffigurazione iconografica composta da quattro elementi.

Tiaso (LXIII.57) La danza delle baccanti (le tìadi) in onore del loro dio (lett: “celebro un’orgia”).

Tiburio (LXXXII.42) Rivestimento poligonale o cilindrico di una cupola.

Tilimsen (XV.80) Località algerina nei pressi del Marocco (arabo Gazawat, francese Tlemcen).

Tinnula (XXXIX.64) Tintinnante.

Toboga (LXXXII.96) Slitta degli indigeni canadesi.

Tonali (XLIV.37) Relativi al sistema di accordi legati alla nota tonica fondamentale.

Torme (XI.72) Gran numero di persone, che si muovono senz’ordine.

Torvi (XIII.87) Biechi; d’aspetto terribile.

Trafiere (XVI.108) Pugnale lungo e acuminato.

Tralignò (XCVI.41) Degenerò.

Tratturo (XCVIII.90) Sentiero erboso aperto esclusivamente per il passo degli armenti.

Treccone (XCI.53) Imbroglione.

Triduo (XCVII.10) Spazio di tre giorni (dedicato a celebrazioni).

Trilustri (XCIX.45) Che durano tre lustri.

Tripudio (I.130) Danza pirrica eseguita da antichi sacerdoti; per estensione, festeggiamento e grande allegrezza espressa con danze e altri segni di giubilo.

Troniera (XCI.16) Feritoia per i cannoni nelle fortezze medioevali.

Tropeolo (LV.113) Dal greco tròpaion, “trofeo”, è usato oggi per indicare un particolare fiore a forma di cimiero, mentre qui si ripristina l’antica accezione.

Tropico (XCII.67) Anno solare di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 46 secondi.

Tumulo (XLV.92) Mucchio di terra o di pietre che gli antichi ponevano sopra una sepoltura.

Turcasso ofidico (XXXIX.26) Faretra contenente frecce serpentiformi.

Turma (XIII.101) torma; folla, schiera, moltitudine.

Uadi (XLII.35) Letto di un torrente in cui scorre un corso d’acqua non perenne in regioni desertiche.

Ubertà (XI.124) Abbondanza.

Ubertosa (III.30) Fertile.

Uligine (LXXXI.54) Umore naturale della terra che la rende molle.

Ultracustico (LXXII.121) Concernente l’ultracustica, scienza che studia i suoni al di là della percezione umana, per ciò detti ultrasuoni.

Ultraneo (LXXXII.37) “Al di sopra”.

Ultrice (LXXXIX.5) Vendicatrice.

Ultroneo (LXXXII.38) Spontaneo, volontario, libero di fare ciò che vuole.

Urei (XXX.61) Serpentiformi (in particolare cobra); simbolo di forza presso gli antichi egizi.

Urente (LXXXI.84) Che brucia.

Urogallo (XCIV.71) Gallo cedrone.

Uxoricidio (XV.98) L'atto di uccidere la propria moglie.

Valetudinario (XCVI.45) Malsano, malaticcio.

Vallo (LXVII.69) Barriera.

Vampore (LXX.1) Lemma desueto per “vampa”: colore ardente che scaturisce da una grande fiamma.

Vedretta (XCIV.73) Piccolo ghiacciaio che si forma in conche poco estese o in ripidi pendii.

Venia (IV.117) Antico nome di Vienna.Il significato del termine implica inoltre il perdono per una colpa grave (nella fattispecie, la colpa che l’Autore attribuisce a questa città di essere stata responsabile, sia pure inconsapevolmente, del fallimento della Rivoluzione Francese).

Venusta (XL.39) Bella, armoniosa.

Verone (LXXXVIII.9) Loggia o sporto del muro di una casa (piccolo terrazzo coperto).

Viatori (LXXXIII.48) Viandanti.

Virelai (XXXIX.99) Danza con torsione (francese virer).

Viridario (II.6; LXXXII.107) Nell’antica Roma, giardino recintato da colonne che occupava la parte centrale del peristilio nelle case patrizie.

Zaffate (XXV.96) Sbuffate di cattivo odore.

Zangola (XXXIII.40) Recipiente per sbattere la panna e trasformarla in burro.

Zendado (XC.62) Drappo sottile di seta; velo.

Zeteticomanie (LXXXIV.84) Tendenze maniacali allo scetticismo.

Zipangu (XV.11) Termine utilizzato da Marco Polo per indicare il Giappone (mutuato dal cinese Zhebenguo che designa il continente nipponico).