CINA

La letteratura cinese abbraccia più di tre millenni di ininterrotta produzione. La tradizione infatti fa risalire l’inizio della civiltà cinese al II millennio a.C.
Possiamo dividere l’intera storia cinese in dodici periodi:
1. periodo arcaico, in cui le due zone sono distinte, con le loro dinastie (a questa epoca appartengono Confucio, Laotzu, Chuangtzu);
2. periodo dell’impero unitario, con la dinastia Chin (221-107 a.C.), il ‘Cesare cinese’, il quale fece costruire la Grande Muraglia, e la dinastia Han;
3. periodo dello smembramento dei tre regni — dinastie Wei, Wu, Han;
4. periodo della restaurazione dell’unità, con la dinastia Chin (265-316 d.C.);
5. periodo delle grandi invasioni nel nord e del Basso Impero nel sud;
6. periodo della seconda restaurazione dell’unità — dinastie Swei (586-618) e Tang (618-907); con i Tang la Cina raggiunse il periodo del suo massimo splendore;
7. periodo delle cinque dinastie del nord e dello smembramento del sud;
8. periodo della terza restaurazione dell’unità, con la dinastia Sung (960-1.127), assai cara nel cuore dei cinesi perché pacifica e amante della cultura;
9.periodo del nuovo smembramento;
10. periodo della quarta restaurazione dell’unità, con la dinastia Yuan (1.280-1.368) della famiglia di Gengis Khan, e con la dinastia Ming (1.368-1.644) e la dinastia mancese dei Ching (1.644-1.912);
11. periodo della repubblica cinese;
12. periodo della repubblica popolare cinese.

La letteratura cinese è stata influenzata, ovviamente, dalla sua lingua. E la lingua cinese possiede una struttura estremamente semplice: è priva di flessioni nominali e verbali e ha come principale caratteristica il monosillabismo. Ogni parola è espressa da una sillaba, che non conosce declinazioni o coniugazioni; non esistono articoli, non è necessaria l’indicazione del genere maschile o femminile; l’indicazione del plurale non è obbligatoriamente richiesta. Tutta la grammatica cinese può ridursi a pochissime regole. In cinese, ogni sillaba — espressa ideograficamente, indica un’idea, un concetto visivamente chiaro, fatto per essere intuito più che per essere tradotto in un’altra lingua. Ma la sintassi è estremamente complessa: un medesimo suono, reso con lo stesso ideogramma, può avere significati molto diversi a seconda della sua posizione nella frase. I più remoti documenti epigrafico-letterari della Cina risalgono al periodo della seconda dinastia, nota con il nome di Shang (XIV-XII secolo a.C.). Si tratta di documenti incisi o disegnati su ossa o su scaglie di gusci di tartarughe, usate entrambe per pratiche divinatorie. La maggior parte degli ideogrammi cinesi furono creati tra la fine della seconda dinastia Shang e la terza dinastia Chou (XII-III secolo a.C.), ma il loro numero continuò a crescere fino all’età moderna e contemporanea.

Il primo nome della letteratura cinese è quello di Confucio (551-479 a.C.). La sua opera fu però più quella di un interprete della tradizione preesistente che quella di un originale creatore. «Io trasmetto e non creo; credo e amo l’antichità», disse egli stesso neiDialoghi (Lun-yü, VII.1).
Tre sono le più antiche opere della letteratura cinese, tutte precedenti Confucio e passate al vaglio della sua revisione critica: un manuale divinatorio, il celebre I-ching; una antologia poetica, loShih-ching; una raccolta eterogenea di documenti e testi storici, loShuh-ching. Dei tre, fu lo Shih-ching quello più strettamente collegato a Confucio, che ne selezionò poco più di trecento da oltre tremila. Come tutta la produzione letteraria precedente la dinastia Chin, anche questa opera fu data alle fiamme nel famoso incendio dei libri del 213 a.C., e il testo fu ricostruito solo durante la successiva dinastia degli Han (alcune poesie andarono irrimediabilmente perdute). I temi prediletti, che ricorreranno in tutta la produzione poetica cinese successiva, sono l’amore e la natura. La parte musicale che accompagnava tali liriche è andata perduta. La poesia cinese è difficilmente traducibile, in quanto la sua bellezza è nell’artificio metrico e nella parte visiva dell’ideogramma, che non potrà mai rendersi in alcuna versione e che secondo la tradizione cinese è il più importante dei tre elementi (forma, suono, senso) della lingua cinese. Non a caso nell’arte cinese una composizione poetica apposta su un dipinto fa parte integrante di esso.

La scuola contrapposta a quella confuciana fu il Tao-chia, ovvero la scuola taoista. Essa sorge poco prima di Confucio; i testi più antichi di tale scuola appartengono a Lao-tzu, Chuang-tzu e Lieh-tzu (tzusignifica maestro) e risalgono al IV-III secolo a.C. Il libro attribuito a Lao-tzu, oggi noto con il titolo di Tao-te-ching è un trattato, mirabile per densità di contenuti e brevità, scritto con uno stile poetico. È, di tutti, il capolavoro letterario cinese maggiormente tradotto in lingue occidentali.

Dopo le poesie di autori anonimi raccolte da Confucio, nel II secolo d.C. venne pubblicata un’altra grande antologia, il cui titolo è Chu Tzu (ovvero, “Testi poetici di Chu”, uno degli stati meridionali della Cina feudale). Con essi appare il primo nome di poeta cinese: Chü Yüan (340-278 a.C.), autore di alcune liriche contenute nell’antologia, mentre altre furono composte da poeti della dinastia Han, come Chia I, Tung-fang Shuo, Yen Chi, Liu Hsiang, oltre a Wang I che fu il curatore del libro.

Durante la dinastia Tang vennero realizzate due raccolte poetiche:Tang-shih san-pai shou (“Trecento poesie Tang”) e Chün Tang shih (“Poesie complete dei Tang”), quest’ultima comprendente quasi 49.000 composizioni di 2.200 autori. Il momento più felice della poesia Tang sembra corrispondere al regno dell’imperatore Hsüang-tzung (712-756), alla cui corte vissero i più illustri poeti dell’epoca, che egli cercò di favorire con vero mecenatismo. Fra questi, ricordiamo il taoista Li Po (Li-Tai po), vissuto fra il 701 e il 762, il suo amico Tu Fu (712-770), molto sensibile verso i problemi sociali, e Wang Pei, considerato anche un ottimo pittore e un buon musicista.

Dal 960 al 1127 la Cina attraversa un altro periodo di unità con la dinastia Sung. I poeti più noti in questo periodo furono Su Shih (1036-1101, conosciuto anche con il soprannone Su Tung-po) e Lu Yu (1125-1209). In questo periodo emerge anche una nome di donna: Li Chin-chao, che è la poetessa più famosa di tutta la letteratura cinese.

Nell’epoca Yuan il teatro divenne un genere letterario. Fra gli autori drammatici di questo periodo segnaliamo Kuan Han-ching e Wang Shih-fu. Fra i poeti invece citiamo Ma Chih-yüan, autore del Tung-li lao-fu (“Canti di Tung-li” che è il suo pseudonimo poetico), poeta dotato di una grande sensibilità lirica, capace di rendere in pochi versi nobili emozioni e pensieri eruditi.

Durante la dinastia Ming la poesia ebbe una grande diffusione. Il poeta più importante di questo periodo fu Kao Chi (1336-1374). Egli fu l’unico poeta cinese imitato da un poeta italiano: la Primavera cinese di Giosuè Carducci (da Juvenilia) fu ispirata da una lirica di Kao Chi.

Il poeta più rappresentativo vissuto durante la dinastia mancese dei Ching fu Nara Singde (Na-lan Hsing-te, 1655-1685); alcuni critici cinesi contemporanei hanno paragonato lo spirito che anima la sua poesia (e anche la sua fine precoce) a John Keats.

Dopo la rivoluzione antimancese e l’instaurazione della repubblica cinese, venne abbandonata la metrica tradizionale e si guardò alla poesia occidentale e a quella di altri paesi asiatici — al simbolismo dei poeti francesi, agli imagisti americani, a Walt Whitman, a Tagore, alla poesia giapponese. Molte forme metriche e prosodie occidentali furono imitate in cinese, con diversi risultati. Una delle prime raccolte fu Nü-sheng (“Le dee”) di Kuo mo-jo, pubblicata nel 1921; indipendentemente da ogni valutazione estetica, questa silloge ha un’importanza nella formazione della nuova poesia cinese, poiché segna una rottura con la tradizione e una nuova forma espressiva.

Oggi la Cina è il paese più popolato del mondo. Il regime comunista si è recentemente aperto a una economia di tipo capitalistico e la sua crescita economica è vertiginosa, tale da far tremare le potenze occidentali. Noi ci auguriamo che il contributo che apporterà nell’ambito della cultura mondiale sia positivo e importante.