ENGRAMMI

D’EURASIA


a cura del CENTRO STUDI arya


«Spero anche di preparare la strada
per un ricupero del significato
delle antiche concezioni spirituali
che ci vengono indicate dal simbolo e dai miti antichi
e che ritengo siano state un tempo una cultura comune
estesa su gran parte del globo di cui l’India era forse il centro».

SRI AUROBINDO
(da Il segreto dei Veda — aria nuova edizioni)


Consapevoli delle affascinanti e innumerevoli connessioni fra i simboli espressi dai diversi popoli dell’EURASIA, offriamo qui — attraverso una certa abbondanza di esempi figurativi — la sorprendente permanenza nella “memoria collettiva” di alcuni ‘archetipi’ primordiali.

Il padre dell’iconologia, Aby Warburg, nel suo ambizioso progetto incompiuto — “Mnemosyne” — intendeva realizzare una sorta di atlante illustrato storico-geografico delle principali immagini tematiche dei popoli dell’area mediterranea. Che, allargandolo a un campo di indagine euroasiatico (permettendoci talvolta addirittura di sconfinare), e avendo oggi a disposizione uno strumento come il web, rende la sfida oltremodo intrigante, proprio perché continuamente in fieri e suscettibile di essere ampliata in continuazione, in tempo reale (anche grazie alle segnalazioni di quanti ne fruiscono). Come direbbe lo stesso Warburg, le immagini messe in precise sequenze si spiegano da sé senza necessità di quei commenti intellettuali che ne abbassano la forza evocatrice.

Ecco dunque una sorta di

ATLANTE DI ENGRAMMI

che intende mettere in luce le innumerevoli corrispondenze esistenti fra Europa e Asia nel corso della storia (compresa quella frangia di ‘ultrastoria’ dalla quale ci sono pervenuti preziosi reperti archeologici).

Fu forse il celebre orientalista Giuseppe Tucci a utilizzare per primo (agli inizi del Novecento) la parola ‘Eurasia’. Giuseppe Tucci — originale e ai suoi tempi inascoltato assertore dell’unità culturale dell’Eurasia — fu costantemente orientato alla promozione di una visione culturale, geopoliticamente fondante, dei rapporti tra l’Europa e il continente asiatico. Egli ci ha soprattutto trasmesso la sua appassionata e intelligente dimostrazione dell’unità culturale dell’Eurasia, insieme a una lucida consapevolezza del fatto che, giunti come siamo a un capolinea della storia, essa dovrà tradursi anche in un’effettiva unità socio-politica. Il convincimento di Tucci sulla identità culturale di fondo delle varie civiltà eurasiatiche suppone un’adesione, da parte dello studioso italiano, a quel sistema di pensiero che interpreta le singole culture quali autonome e autoconsistenti manifestazioni storiche di un unico sapere primordiale e ad esso le riconduce al fine di coglierne gli aspetti autenticamente fondativi. Il ricondurre le varie espressioni culturali a un’unica tradizione primordiale si traduce, sul piano della ricerca storica e dell’analisi geopolitica, in un procedimento comparativo.

Ma ancor più ci ispiriamo all’Opera di Sri Aurobindo, convinto assertore dell’unità culturale dei popoli indoeuropei, che ravvisa nel Rgveda la prima testimonianza scritta della comune fonte da cui sono sgorgate le varie culture euroasiatiche (vedi “Il segreto dei Veda”, due volumi editi da aria nuova edizioni— vendibili anche separatamente).

Ritrovare le radici comuni della grande civiltà euroasiatica, e quindi ricostituire l’unione fra Europa e Asia, per noi, oggi, significa gettare le basi di una nuova armonia, genuina e profonda fra Occidente e Oriente. La terra in cui viviamo è stata paragonata a un organismo umano, con i cinque continenti che rappresentano le varie parti del corpo: l’Eurasia costituisce la parte centrale, quella che contiene il capo e il tronco (e quindi alberga in sé il cervello, il cuore e tutti i principali organi vitali) mentre gli altri quattro continenti — Africa, Oceania, America del Sud e America del Nord — rappresentano le quattro estremità del corpo.

Il premio Nobel Romain Rolland, che considerava Sri Aurobindo «la più alta sintesi fra il genio dell’Asia e il genio dell’Europa», ci esorta:

«Sforziamoci di mettere nuovamente insieme
la grande famiglia indoeuropea
che è stata divisa in due
in modo criminale».

Se vogliamo avere un futuro a livello planetario, dobbiamo prendere le mosse da quelle poderose ‘idee-forza’ che costituiscono la nostra eredità euroasiatica. Non a caso Europa, la fanciulla dall’ampio volto che fu amata da Zeus e che diede il suo nome al nostro continente, era originaria della riva orientale del Mediterraneo.